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Onere della prova gestione rifiuti: Comune condannato

Una società immobiliare si oppone a una sanzione comunale per la presunta errata collocazione dei cassonetti dei rifiuti. Il Tribunale accoglie il ricorso, annullando la sanzione perché l’Amministrazione non ha adempiuto al proprio onere della prova, omettendo di dimostrare l’idoneità degli spazi interni dell’edificio a ospitare i contenitori.

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Internalizzazione dei cassonetti: il Comune deve rispettare l’onere della prova

Una recente sentenza del Tribunale di Torino ha riaffermato un principio fondamentale nei procedimenti sanzionatori amministrativi: l’onere della prova spetta interamente alla Pubblica Amministrazione. Il caso in esame riguardava una disputa tra una società proprietaria di un immobile e il Comune, a seguito di una sanzione per la mancata internalizzazione dei cassonetti per la raccolta dei rifiuti. La decisione chiarisce che non è sufficiente contestare l’infrazione, ma è necessario dimostrare la sussistenza di tutti i presupposti di fatto che la giustificano, inclusa l’idoneità degli spazi privati.

I Fatti di Causa

Una società, unica proprietaria di un immobile con diversi appartamenti e un locale commerciale, ha impugnato due ordinanze ingiunzione emesse dal Comune. La prima sanzionava l’omesso ritiro dei cassonetti dalla pubblica via dopo lo svuotamento, mentre la seconda riguardava un presunto errato conferimento dei rifiuti. La società ha contestato le sanzioni per diversi motivi, tra cui la notifica a un “amministratore di condominio” inesistente e, soprattutto, l’illegittimità dell’obbligo di internalizzazione. Sosteneva, infatti, che gli spazi interni non fossero idonei a ospitare i cassonetti, invocando normative sulle distanze e sulla mobilità pedonale. In corso di causa, il Comune ha annullato in autotutela la seconda ordinanza, mentre ha insistito sulla validità della prima.

L’onere della prova e la decisione del Tribunale

Il cuore della controversia si è concentrato sull’ordinanza relativa all’obbligo di riporre i cassonetti all’interno dell’edificio. Il Tribunale ha ricordato che, nel giudizio di opposizione a una sanzione amministrativa, l’Amministrazione assume il ruolo di attore sostanziale. Di conseguenza, secondo l’art. 2697 del codice civile, spetta a essa l’onere della prova, ovvero dimostrare l’esistenza di tutti gli elementi costitutivi della violazione contestata. Un presupposto necessario per poter sanzionare la mancata internalizzazione dei cassonetti è l’effettiva idoneità degli spazi interni a contenerli. Se lo spazio non è adeguato, non può sorgere alcuna violazione della normativa comunale. A fronte della precisa contestazione della società, supportata da una perizia tecnica e da documentazione fotografica, l’Amministrazione comunale non è riuscita a dimostrare in giudizio le ragioni per cui riteneva idonei gli spazi interni dello stabile. Non ha prodotto verbali di sopralluogo né fornito motivazioni puntuali, limitandosi a comunicazioni generiche di rigetto della richiesta di esternalizzazione.

Le Motivazioni

Il giudice ha sottolineato che, sebbene il regolamento comunale preveda in linea generale la collocazione dei contenitori all’interno degli stabili, tale obbligo è subordinato all’idoneità degli spazi, che deve essere valutata dal gestore del servizio. In assenza di una prova concreta e specifica di tale idoneità da parte dell’Amministrazione, l’elemento costitutivo della fattispecie sanzionatoria viene a mancare. Il Tribunale ha specificato che non basta affermare l’idoneità, ma bisogna provarla con elementi oggettivi, soprattutto quando questa viene contestata con argomentazioni tecniche. La sentenza ha inoltre chiarito che un precedente pronunciamento del TAR, sfavorevole alla società, non era rilevante in questa sede, sia perché non definitivo (in quanto appellato), sia perché le prove utilizzate in quel giudizio non erano state prodotte nel presente procedimento.

Conclusioni

La decisione del Tribunale di Torino si pone in linea con un consolidato orientamento giurisprudenziale, ribadendo che la Pubblica Amministrazione non può imporre sanzioni basandosi su presupposti non provati. Per obbligare un privato a collocare i cassonetti all’interno della sua proprietà, il Comune deve essere in grado di dimostrare, in caso di contestazione, che lo spazio è oggettivamente idoneo, tenendo conto di dimensioni, conformazione e rispetto delle normative vigenti. In base all’art. 6 del D.Lgs. 150/2011, quando mancano prove sufficienti sulla responsabilità dell’opponente, l’opposizione deve essere accolta. Questa sentenza rappresenta una tutela importante per i cittadini e le imprese, garantendo che l’esercizio del potere sanzionatorio da parte della P.A. sia sempre fondato su prove concrete e verificabili.

Chi deve provare una violazione in un’opposizione a sanzione amministrativa?
Nel giudizio di opposizione a un’ordinanza ingiunzione, l’onere della prova spetta alla Pubblica Amministrazione che ha emesso la sanzione. Essa deve dimostrare tutti gli elementi di fatto che costituiscono la violazione contestata.

È sufficiente che un Comune affermi che uno spazio è idoneo per i cassonetti per imporre una sanzione?
No. Secondo la sentenza, l’idoneità degli spazi interni è un presupposto necessario per imporre l’obbligo di internalizzazione dei cassonetti. Se il privato contesta tale idoneità, spetta al Comune dimostrarla concretamente in giudizio, non essendo sufficiente una mera affermazione.

Cosa succede se la Pubblica Amministrazione non fornisce prove sufficienti in giudizio?
Se l’Amministrazione non riesce a provare in modo sufficiente la responsabilità del soggetto sanzionato, il giudice accoglie l’opposizione e annulla la sanzione, come previsto dall’articolo 6, comma 11, del D.Lgs. n. 150/2011.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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