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Onere della prova: fornitore deve provare il contatore

Una consumatrice ha contestato una bolletta energetica esorbitante ricevuta dopo la sostituzione del contatore. Il fornitore non è riuscito a dimostrare il corretto funzionamento dell’apparecchio, avendolo rimosso senza un’ispezione congiunta. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’onere della prova in questi casi spetta al fornitore, confermando l’illegittimità della richiesta di pagamento.

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Pubblicato il 5 dicembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Onere della Prova nelle Bollette: Quando il Fornitore Deve Dimostrare i Consumi

Ricevere una bolletta energetica sproporzionata è un’esperienza frustrante per molti consumatori. Spesso, la contestazione di tali importi apre un contenzioso complesso in cui il cittadino si sente in una posizione di debolezza. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un punto fondamentale in queste dispute: l’onere della prova. La Suprema Corte ha ribadito che, di fronte alla contestazione di una fattura anomala, spetta alla società fornitrice dimostrare il perfetto funzionamento del contatore, e non al cliente provarne il malfunzionamento.

I Fatti del Caso: Una Bolletta Anomala e la Sostituzione del Contatore

Il caso ha origine dalla vicenda di una consumatrice che, dopo la sostituzione del proprio contatore elettrico, si è vista recapitare una fattura di conguaglio per oltre 17.000 euro, relativa a un periodo di consumo di meno di due mesi. L’utente ha immediatamente contestato la cifra, chiedendo una verifica. Per tutta risposta, la società fornitrice ha prima affermato l’esattezza dei calcoli e, successivamente, ha sospeso l’erogazione del servizio.

La consumatrice ha quindi avviato un’azione legale per far dichiarare l’illegittimità della richiesta di pagamento. Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello hanno dato ragione alla cliente sulla illegittimità della fattura, sebbene la Corte d’Appello abbia escluso il risarcimento del danno morale precedentemente riconosciuto. La società fornitrice, non soddisfatta, ha portato il caso dinanzi alla Corte di Cassazione, sostenendo che l’utente non avesse mai contestato specificamente il malfunzionamento del contatore.

La Decisione della Corte: l’Onere della Prova Incombe sul Fornitore

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso della società, confermando la decisione dei giudici di merito sull’illegittimità della bolletta. Il punto cruciale della decisione risiede nell’applicazione corretta del principio dell’onere della prova, sancito dall’articolo 2697 del Codice Civile.

Le Motivazioni della Cassazione: La Presunzione di Veridicità del Contatore

I giudici hanno spiegato che i dati registrati da un contatore non costituiscono una prova legale incontrovertibile, ma sono assistiti da una mera presunzione semplice di veridicità. Questo significa che, se il cliente contesta i consumi, tale presunzione viene meno.

A questo punto, scatta un’inversione dell’onere della prova: è il fornitore, che agisce per ottenere il pagamento, a dover dimostrare che l’apparecchio di misurazione funzionava perfettamente nel periodo in questione. Il consumatore, dal canto suo, deve solo allegare che i consumi fatturati sono eccessivi e anomali, senza dover fornire una prova tecnica del guasto.

Nel caso specifico, la società fornitrice non solo non ha fornito alcuna prova del corretto funzionamento del vecchio contatore, ma ha reso impossibile qualsiasi verifica successiva. Rimuovendo l’apparecchio senza un contraddittorio, cioè senza consentire alla cliente o a un suo tecnico di presenziare e verificare lo stato del misuratore, ha di fatto precluso a sé stessa e alla controparte la possibilità di provare la regolarità dei consumi. Questo comportamento è stato decisivo per la Corte nel far cadere la presunzione di consumo a carico del cliente.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per Consumatori e Fornitori

Questa ordinanza rafforza la tutela dei consumatori nei confronti delle compagnie di servizi. Le implicazioni pratiche sono significative:

1. Per i Consumatori: In caso di bolletta anomala, è sufficiente contestare formalmente l’importo per far scattare l’obbligo del fornitore di provare la correttezza dei dati. Non è necessario farsi carico di costose perizie tecniche per dimostrare un malfunzionamento.
2. Per i Fornitori: Le società di erogazione di servizi devono agire con trasparenza. Se un contatore viene sostituito a seguito di una contestazione, devono garantire un’ispezione in contraddittorio. La semplice rimozione dell’apparecchio senza questa garanzia può compromettere la loro capacità di riscuotere il credito in un eventuale giudizio, poiché non saranno in grado di assolvere al proprio onere della prova.

In caso di bolletta eccessiva, chi deve provare che i consumi sono corretti?
Secondo la Corte, a fronte della contestazione dell’utente, l’onere della prova spetta al fornitore di energia. È la società a dover dimostrare che il contatore funzionava perfettamente e che i consumi registrati erano accurati.

Cosa succede se il fornitore rimuove il contatore contestato senza un contraddittorio?
Se il fornitore rimuove il misuratore senza permettere una verifica congiunta con l’utente (o un suo tecnico), preclude a sé stesso e alla controparte la possibilità di accertare il corretto funzionamento. Questo comportamento fa cadere la presunzione di veridicità dei consumi registrati, rendendo di fatto illegittima la richiesta di pagamento basata su quei dati.

La registrazione dei consumi da parte del contatore è una prova assoluta?
No. La Corte chiarisce che la rilevazione dei consumi tramite contatore è assistita solo da una presunzione semplice di veridicità. Ciò significa che può essere contestata e superata se l’utente lamenta l’eccessività dei consumi. Una volta contestata, la presunzione viene meno e spetta al fornitore fornire la prova contraria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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