LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Onere della prova fallimento: chi deve dimostrarlo?

Un’imprenditrice individuale, dichiarata fallita, ha contestato la decisione sostenendo di non rientrare nei limiti dimensionali previsti dalla legge. A sostegno della sua tesi, ha prodotto unicamente le proprie dichiarazioni fiscali. La Corte di Cassazione, confermando le sentenze precedenti, ha ribadito un principio fondamentale: l’onere della prova nel fallimento, per dimostrare la non fallibilità, grava interamente sul debitore. Documenti di formazione unilaterale, come le dichiarazioni dei redditi, se non supportati da altre scritture contabili o prove verificabili, sono ritenuti inidonei a tale scopo. Di conseguenza, il ricorso dell’imprenditrice è stato dichiarato inammissibile.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Fallimentare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

L’Onere della Prova nel Fallimento: Chi Deve Dimostrare Cosa?

Quando un’impresa si trova sull’orlo del baratro finanziario, una delle questioni più critiche è stabilire se essa sia soggetta o meno a fallimento. La legge prevede specifici requisiti dimensionali al di sotto dei quali un imprenditore non è considerato fallibile. Ma a chi spetta dimostrare il possesso di tali requisiti? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su questo punto cruciale, chiarendo l’onere della prova nel fallimento e il valore probatorio dei documenti prodotti dal debitore.

Il Caso: Dall’Istanza di Fallimento al Ricorso in Cassazione

La vicenda ha origine dalla dichiarazione di fallimento di un’imprenditrice individuale, pronunciata dal Tribunale su istanza di un istituto di credito regionale. L’imprenditrice ha impugnato la decisione davanti alla Corte d’Appello, sostenendo di non possedere i requisiti di fallibilità previsti dall’art. 1, comma 2, della legge fallimentare, e di essere quindi un ‘piccolo imprenditore’ esente dalla procedura. A sostegno della sua tesi, ha prodotto unicamente le dichiarazioni fiscali relative ai tre esercizi precedenti.

La Corte d’Appello ha respinto il reclamo, affermando che l’onere di provare la sussistenza dei requisiti per l’esenzione dal fallimento gravava sull’imprenditrice. Secondo i giudici di secondo grado, le sole dichiarazioni fiscali erano inidonee a fornire tale prova, in quanto documenti di formazione unilaterale non supportati da scritture contabili o altri elementi in grado di garantirne l’attendibilità.

Contro questa decisione, l’imprenditrice ha proposto ricorso per cassazione, lamentando sia una violazione di legge, sia un omesso esame della documentazione prodotta.

La Decisione della Corte: l’Onere della Prova nel Fallimento grava sul Debitore

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando l’orientamento consolidato della giurisprudenza in materia. I giudici hanno ribadito che l’onere della prova nel fallimento, specificamente per dimostrare la non fallibilità, spetta sempre e comunque al debitore.

La Corte ha smontato le argomentazioni della ricorrente, precisando che il problema non risiedeva nella natura ‘unilaterale’ delle dichiarazioni fiscali, bensì nella loro totale assenza di riscontri oggettivi. La decisione della Corte d’Appello era, quindi, corretta nel ritenerle insufficienti a superare la presunzione di fallibilità.

Le Motivazioni della Cassazione: Perché le Sole Dichiarazioni Fiscali non Bastano

Le motivazioni della Suprema Corte si fondano su principi giuridici ormai solidi e chiari.

Il Principio Consolidato sull’Onere della Prova

La Cassazione ha richiamato il suo costante indirizzo nomofilattico, secondo cui:
1. È il debitore a dover provare di possedere i requisiti per non essere dichiarato fallito.
2. Anche in assenza di bilanci o qualora questi siano ritenuti inattendibili, l’onere probatorio non si sposta. Il debitore può e deve fornire la prova con mezzi alternativi, come scritture contabili, documenti di terzi o qualsiasi altro elemento idoneo a rappresentare la sua situazione economica e patrimoniale.
3. La valutazione di tali prove è riservata al prudente apprezzamento del giudice di merito e non può essere messa in discussione in sede di legittimità.

La Valutazione dei Documenti Unilaterali

I giudici hanno chiarito che la Corte d’Appello non ha rigettato i documenti solo perché ‘unilaterali’, ma perché ha formulato uno specifico rilievo sulla loro inidoneità a provare i requisiti dimensionali, data la ‘mancanza di ulteriori scritture contabili o documenti di riscontro, idonei a suffragarne l’attendibilità’. Questa valutazione, essendo una questione di fatto adeguatamente motivata, non è sindacabile dalla Cassazione. Il potere istruttorio d’ufficio del giudice, pur esistente, è discrezionale e non serve a sopperire alle carenze probatorie della parte onerata.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche per l’Imprenditore

L’ordinanza in esame rappresenta un importante monito per tutti gli imprenditori, in particolare per quelli di piccole dimensioni. Per evitare una declaratoria di fallimento, non è sufficiente affermare di essere al di sotto delle soglie di legge; è indispensabile poterlo dimostrare con prove certe e verificabili. Le sole dichiarazioni fiscali, sebbene documenti ufficiali, non bastano. È fondamentale mantenere una contabilità, anche semplificata, e conservare tutta la documentazione (fatture, estratti conto, contratti) in grado di fornire un quadro veritiero e riscontrabile della propria attività. Affidarsi a prove unilaterali senza alcun supporto documentale espone al concreto rischio di non riuscire ad assolvere il proprio onere probatorio, con conseguenze potenzialmente irreversibili per l’impresa.

A chi spetta dimostrare di non essere un imprenditore fallibile?
L’onere di provare la sussistenza dei requisiti di non fallibilità, previsti dall’art. 1, comma 2, della legge fallimentare, grava sempre sul debitore.

Le sole dichiarazioni fiscali sono una prova sufficiente per evitare il fallimento?
No. Secondo la Corte di Cassazione, le dichiarazioni fiscali sono ritenute inidonee a fornire la prova dei requisiti dimensionali se non sono supportate da altre scritture contabili o documenti di riscontro che ne possano confermare l’attendibilità.

Se il debitore non fornisce prove adeguate, il giudice può cercarle di sua iniziativa?
Il giudice ha poteri istruttori d’ufficio e può assumere mezzi di prova se lo ritiene necessario, ma questo potere è discrezionale e limitato ai fatti allegati dalle parti. Non costituisce un obbligo per il giudice sopperire alla mancanza di prove da parte del debitore, su cui continua a gravare il relativo onere.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati