LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Onere della prova fallimento: chi deve dimostrarlo?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 5919/2025, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imprenditore, ribadendo un principio fondamentale: l’onere della prova per dimostrare la non fallibilità spetta sempre al debitore. Anche in regime di contabilità semplificata, la documentazione prodotta deve essere completa e idonea a rappresentare l’intera esposizione debitoria, non solo quella fiscale. La Corte ha ritenuto insufficienti le sole dichiarazioni dei redditi e l’estratto dell’Agenzia delle Entrate, confermando che la mancanza di prove adeguate a carico del debitore legittima la dichiarazione di fallimento.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 8 settembre 2025 in Diritto Fallimentare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Onere della Prova nel Fallimento: la Cassazione Conferma che Spetta al Debitore

Quando un’impresa si trova sull’orlo del fallimento, una delle questioni cruciali è determinare chi debba dimostrare la sussistenza dei requisiti per evitare la procedura concorsuale. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio cardine del diritto fallimentare: l’onere della prova nel fallimento grava interamente sul debitore. Anche se si adotta un regime di contabilità semplificata, non si può sfuggire a questo dovere. Analizziamo la decisione per capire le sue implicazioni pratiche.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dalla dichiarazione di fallimento di un imprenditore individuale, emessa dal Tribunale su istanza di una società di leasing e factoring. L’imprenditore ha contestato la decisione, presentando reclamo alla Corte d’Appello e sostenendo di non possedere i requisiti di fallibilità previsti dalla legge.

La Corte d’Appello ha respinto il reclamo, giudicando la documentazione prodotta dall’imprenditore ‘inidonea’ e ‘incompleta’. In particolare, i giudici hanno evidenziato come la documentazione contabile non fosse sufficiente a dimostrare l’intero ammontare dei debiti, che non poteva essere desunto né dalle dichiarazioni dei redditi (che riportavano ricavi pari a zero per tre anni) né dal solo estratto dell’Agenzia delle Entrate Riscossione. Di fronte a questa decisione, l’imprenditore ha proposto ricorso in Cassazione.

Le ragioni del Ricorso e l’Onere della Prova nel Fallimento

L’imprenditore ha basato il suo ricorso su due motivi principali:
1. Violazione di legge: Sosteneva di essere autorizzato alla contabilità semplificata, regime che lo esonerava dalla redazione del bilancio e del libro inventari. A suo avviso, il Tribunale avrebbe potuto e dovuto ricavare i dati sulla sua situazione patrimoniale ed economica dai documenti fiscali presentati.
2. Omesso esame: Lamentava che la Corte d’Appello non avesse adeguatamente esaminato la documentazione prodotta, fornendo una motivazione contraddittoria e apparente.

Il fulcro della questione ruotava attorno all’onere della prova nel fallimento: spettava al creditore dimostrare che l’imprenditore era fallibile o all’imprenditore stesso provare il contrario?

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione della Corte d’Appello e fornendo chiarimenti cruciali.

In primo luogo, la Corte ha specificato che la motivazione dei giudici di secondo grado era chiara, congrua e rispettosa del ‘minimo costituzionale’ richiesto, non essendo né apparente né contraddittoria. Il punto decisivo, secondo gli Ermellini, era l’insufficienza della documentazione prodotta a dimostrare l’ammontare complessivo dei debiti. Le sole dichiarazioni dei redditi e l’estratto dei debiti fiscali non sono sufficienti a rappresentare l’intera esposizione debitoria di un’impresa, che può includere debiti verso fornitori, banche e altri soggetti.

La Corte ha poi ribadito un principio consolidato: l’autorizzazione alla tenuta della contabilità semplificata non esonera il debitore dall’onere della prova di possedere congiuntamente i requisiti di non fallibilità. Questo onere grava sempre sul debitore. Se i bilanci mancano o sono inattendibili, il debitore può fornire la prova con mezzi alternativi, come scritture contabili o altri documenti, anche formati da terzi.

Infine, la Cassazione ha precisato che i poteri di indagine officiosi del giudice sono discrezionali e limitati. Il giudice non ha l’obbligo di sopperire a una carenza probatoria del debitore, andando a cercare d’ufficio le prove che quest’ultimo non è stato in grado di fornire. Il suo intervento è finalizzato a evitare fallimenti ingiustificati, ma non a sostituirsi alla parte onerata della prova.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Decisione

Questa ordinanza rafforza un messaggio chiaro per tutti gli imprenditori: la responsabilità di dimostrare di non essere fallibili è esclusivamente propria. Non ci si può nascondere dietro un regime contabile semplificato o sperare nell’intervento del giudice. È fondamentale mantenere una documentazione chiara, completa e trasparente, capace di fornire una rappresentazione fedele non solo dei ricavi, ma anche e soprattutto della posizione debitoria complessiva.

L’onere della prova nel fallimento rimane un pilastro della procedura e ignorarlo può avere conseguenze definitive per la vita dell’impresa. Affidarsi a documentazione parziale, come quella meramente fiscale, è un rischio che può portare direttamente alla dichiarazione di fallimento.

Chi ha l’onere della prova per dimostrare di non essere fallibile?
Secondo la Corte di Cassazione, l’onere della prova grava interamente e unicamente sul debitore. È l’imprenditore che deve dimostrare di possedere congiuntamente i requisiti dimensionali previsti dalla legge per non essere soggetto a fallimento.

Avere la contabilità semplificata esonera dal dover provare i requisiti di non fallibilità?
No. La Corte ha chiarito che l’autorizzazione alla tenuta della contabilità semplificata, pur comportando minori adempimenti formali, non esonera il debitore dall’onere di provare la sua condizione di non fallibilità. Deve comunque essere in grado di fornire documentazione idonea a dimostrare la sua situazione patrimoniale e debitoria complessiva.

Il giudice è obbligato a cercare d’ufficio le prove che il debitore non fornisce?
No. I poteri di indagine officiosi del giudice sono discrezionali e non costituiscono un obbligo. Il loro esercizio è finalizzato a evitare pronunce di fallimento ingiustificate, ma non a sopperire alle mancanze probatorie della parte che ha l’onere della prova, cioè il debitore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati