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Onere della prova estratti conto: la Cassazione decide

Una società ha citato in giudizio un istituto di credito per la restituzione di somme indebitamente addebitate sul conto corrente. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 27378/2024, ha respinto il ricorso della banca, chiarendo importanti principi sull’onere della prova estratti conto. È stato confermato che, anche in assenza di una serie completa di estratti conto, il cliente può agire per la ripetizione dell’indebito. Il giudice può disporre una CTU per ricostruire il saldo partendo dal primo estratto conto disponibile, anche se ciò può risultare svantaggioso per il correntista. La Corte ha inoltre ribadito la validità della notifica via PEC anche senza la procura allegata, se questa è presente nel fascicolo telematico.

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Pubblicato il 25 dicembre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Onere della Prova Estratti Conto: La Guida della Cassazione

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 27378 del 22 ottobre 2024) offre chiarimenti cruciali sul tema dell’onere della prova estratti conto nei contenziosi bancari. La decisione affronta il caso di un correntista che, pur non disponendo della serie completa degli estratti conto, ha ottenuto la rideterminazione del saldo e la condanna della banca alla restituzione di somme indebitamente percepite. Questa pronuncia consolida un orientamento giurisprudenziale fondamentale per la tutela dei clienti nei rapporti con gli istituti di credito.

I Fatti del Contenzioso Bancario

Una società avviava un’azione legale contro il proprio istituto di credito, contestando l’addebito di interessi ultralegali, anatocismo e altre spese non dovute su un conto corrente. La richiesta era di ricalcolare il saldo e ottenere la restituzione di oltre 300.000 euro.

Il Tribunale di primo grado accoglieva la domanda della società. La Corte d’Appello, in parziale riforma, riduceva leggermente l’importo della condanna. La banca, insoddisfatta, presentava ricorso in Cassazione, sollevando diverse questioni, tra cui la presunta nullità della notifica iniziale dell’atto, l’effetto vincolante di un precedente accordo di ristrutturazione del debito e, soprattutto, la violazione delle regole sull’onere della prova estratti conto a causa della documentazione incompleta.

L’Analisi della Cassazione sui Motivi del Ricorso

La Suprema Corte ha esaminato e respinto tutti i motivi di ricorso presentati dall’istituto di credito, fornendo spiegazioni dettagliate su ogni punto controverso.

La Validità della Notifica a Mezzo PEC

La banca sosteneva che la notifica via PEC dell’atto introduttivo fosse nulla perché non era stata allegata la procura alle liti. Secondo la Cassazione, tale mancanza non determina la nullità. La normativa non impone l’allegazione della procura alla notifica, essendo sufficiente che questa sia stata depositata nel fascicolo telematico e che la relata di notifica contenga gli elementi per identificare la provenienza dell’atto. Di conseguenza, l’eccezione di prescrizione sollevata dalla banca è stata correttamente ritenuta tardiva.

L’Onere della Prova con Estratti Conto Incompleti

Questo è il cuore della decisione. La banca lamentava che il ricalcolo del saldo, effettuato tramite una Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU), si basasse su una serie incompleta di estratti conto, violando così il principio dell’onere della prova estratti conto, che grava sul cliente.

La Cassazione ha ribadito il suo consolidato orientamento: la produzione di tutti gli estratti conto non è una condizione di ammissibilità della domanda. Il cliente può provare il proprio credito anche con una documentazione parziale. In tal caso, il giudice può disporre una CTU contabile per ricostruire l’andamento del rapporto, partendo dal primo saldo a debito documentato. L’incompletezza della documentazione si ripercuote sul cliente, che non potrà provare gli addebiti illegittimi per i periodi non documentati, ma non rende impossibile l’accertamento del credito per i periodi coperti da prova. La CTU, in questi casi, assume un ruolo ‘percipiente’, diventando essa stessa un mezzo di prova per accertare fatti complessi.

L’Efficacia della Ricognizione di Debito

Infine, la Corte ha respinto l’argomento secondo cui un accordo di ristrutturazione, poi risolto, impedisse al correntista di contestare il debito. La ricognizione di debito, infatti, non crea un’obbligazione autonoma, ma ha solo l’effetto di invertire l’onere della prova. Il debitore mantiene sempre il diritto di dimostrare l’inesistenza o l’invalidità del rapporto fondamentale. Poiché l’accordo era stato risolto, anche la clausola che vietava di opporre eccezioni aveva perso la sua efficacia.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha motivato il rigetto del ricorso basandosi sulla necessità di bilanciare il principio dell’onere della prova con il diritto del correntista a ottenere giustizia. Ritenere inammissibile un’azione solo per la mancanza di alcuni documenti equivarrebbe a un’eccessiva penalizzazione, soprattutto considerando la possibilità di ricostruire i fatti attraverso altri mezzi, come la CTU. La decisione sottolinea che la CTU non serve a ‘supplire’ alla carenza probatoria della parte, ma a interpretare e rielaborare dati tecnici complessi già presenti agli atti, seppur in forma incompleta. La ricostruzione del saldo partendo dal primo estratto disponibile è il criterio che la giurisprudenza ha individuato per contemperare le esigenze di entrambe le parti, ponendo a carico del cliente, che non ha conservato tutta la documentazione, le conseguenze di tale mancanza.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

L’ordinanza 27378/2024 è di grande importanza pratica per chiunque sia coinvolto in un contenzioso bancario. Essa conferma che:
1. È possibile agire contro la banca per la ripetizione di indebiti anche senza possedere tutti gli estratti conto dall’inizio del rapporto.
2. Il giudice può utilizzare una CTU per ricalcolare il dovuto, partendo dal saldo del primo estratto conto prodotto in giudizio.
3. La mancanza di alcuni estratti conto si risolve in un pregiudizio per il solo correntista, che non potrà provare gli indebiti relativi a quei periodi, ma non preclude l’azione giudiziaria.
4. Questioni procedurali, come la mancata allegazione della procura alla PEC, non invalidano la notifica se l’atto è comunque regolarmente depositato e identificabile.
In sintesi, la Corte di Cassazione protegge il diritto sostanziale del cliente, evitando che ostacoli meramente formali o difficoltà probatorie insormontabili possano impedire l’accertamento della verità.

Cosa succede se un cliente che fa causa a una banca non riesce a produrre tutti gli estratti conto del rapporto?
La domanda di restituzione delle somme indebitamente pagate è comunque ammissibile. La prova dell’indebito può essere fornita anche con una serie incompleta di estratti conto. Il calcolo per la rideterminazione del saldo partirà dal primo estratto conto disponibile, e l’incompletezza della documentazione andrà a svantaggio del cliente solo per i periodi non coperti da prova.

Una notifica via PEC è nulla se l’avvocato non allega la procura alle liti?
No, la notifica non è nulla. Secondo la Corte, la legge non impone che la procura sia allegata alla relata di notifica, purché sia stata regolarmente depositata nel fascicolo processuale telematico e l’atto notificato contenga elementi sufficienti a identificare la sua provenienza e la parte rappresentata.

Una ricognizione di debito contenuta in un accordo poi risolto impedisce di contestare il debito originario?
No. La ricognizione di debito non crea una nuova obbligazione ma si limita a invertire l’onere della prova. Il debitore conserva il diritto di dimostrare che il debito sottostante non esiste o è invalido. Inoltre, se l’accordo che la contiene viene risolto, anche le clausole accessorie, come quella che vieta di opporre eccezioni, perdono la loro efficacia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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