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Onere della prova estratti conto: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 29908/2025, interviene sulla questione dell’onere della prova in un contenzioso bancario per la rideterminazione del saldo di conto corrente. Un cliente aveva citato in giudizio la propria banca per l’applicazione di interessi anatocistici. La Corte d’Appello aveva respinto la domanda del cliente per non aver prodotto tutti gli estratti conto. La Cassazione ha cassato tale decisione, stabilendo che in caso di documentazione incompleta, il ricalcolo del saldo deve partire dal primo saldo disponibile, anche se a debito del cliente. Grava su quest’ultimo l’onere di dimostrare l’eventuale illegittimità di tale saldo iniziale.

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Pubblicato il 23 novembre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Onere della prova estratti conto: la Cassazione chiarisce le regole

Introduzione: L’onere della prova sugli estratti conto nel contenzioso bancario

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale in materia di contenzioso bancario, specificamente riguardo all’onere della prova degli estratti conto quando un cliente agisce contro la banca per la restituzione di somme indebitamente pagate. La decisione chiarisce come debba procedere il giudice quando la documentazione prodotta dal correntista è incompleta, fornendo una guida fondamentale per la risoluzione di numerose controversie simili. Questo intervento della Suprema Corte è di vitale importanza per correntisti e istituti di credito, poiché definisce i confini della responsabilità probatoria e le modalità di ricalcolo dei saldi.

I fatti di causa: dal Tribunale alla Corte d’Appello

Il caso ha origine dalla domanda di un correntista volta a rideterminare il saldo di un conto corrente, acceso nel 1992 e chiuso nel 1998, a causa dell’applicazione di interessi anatocistici illegittimi. In primo grado, il Tribunale aveva accolto parzialmente la domanda del cliente, disponendo una Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU) e condannando la banca alla restituzione di una cospicua somma. La decisione si basava sulla nullità della capitalizzazione trimestrale degli interessi.

Successivamente, la Corte d’Appello, accogliendo il ricorso della banca, ha ribaltato la sentenza di primo grado. I giudici di secondo grado hanno ritenuto che il correntista non avesse adempiuto al proprio onere probatorio, non avendo depositato tutti gli estratti conto dall’inizio alla fine del rapporto. Secondo la Corte territoriale, il Tribunale aveva errato nel consentire al CTU di acquisire d’ufficio la documentazione mancante, violando il principio dispositivo che regola il processo civile.

La decisione della Cassazione sull’onere della prova estratti conto

Investita della questione, la Corte di Cassazione ha esaminato i vari motivi di ricorso presentati dal correntista, accogliendo quello decisivo relativo all’onere della prova estratti conto.

L’inammissibilità dei motivi sulla nullità del contratto

I primi motivi di ricorso, con cui il correntista deduceva la nullità del contratto per vizi di forma, sono stati dichiarati inammissibili. La Cassazione ha evidenziato che la Corte d’Appello aveva basato il rigetto su una ‘doppia ratio decidendi’: inammissibilità della domanda (perché nuova in appello) e sua infondatezza nel merito. Il ricorrente aveva criticato solo il primo profilo, rendendo il motivo inefficace, poiché la seconda autonoma ragione era sufficiente a sorreggere la decisione.

L’accoglimento del motivo sull’onere della prova

Il cuore della pronuncia risiede nell’accoglimento del quinto motivo di ricorso. La Suprema Corte ha cassato la sentenza d’appello, riaffermando il suo orientamento consolidato: se il correntista che agisce per la ripetizione dell’indebito non produce la serie completa degli estratti conto, l’azione non deve essere automaticamente respinta. Il giudice di merito deve invece procedere al ricalcolo partendo dal primo saldo a debito risultante dall’estratto conto più risalente depositato in atti. Non si deve procedere all’azzeramento del saldo, ma partire dal dato documentale disponibile. Sarà poi onere del correntista dimostrare che quel saldo iniziale è inesatto o inferiore.

Le motivazioni

La motivazione della Corte si fonda sull’articolo 2697 del codice civile, che regola l’onere della prova. Sebbene spetti al cliente provare i fatti costitutivi della sua pretesa (ovvero i pagamenti indebiti), la mancanza di una parte della documentazione non può paralizzare completamente la sua azione. L’estratto conto non è l’unico mezzo di prova; possono essere utilizzati anche altri documenti, come le contabili delle singole operazioni. Il giudice deve valorizzare tutto il materiale probatorio disponibile. Partire dal primo saldo documentato, anche se a debito, rappresenta un punto di equilibrio tra l’esigenza di prova del cliente e la necessità di non gravare la banca di un onere probatorio che non le compete in un giudizio di ripetizione.

Le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione stabilisce che la mancata produzione di tutti gli estratti conto non comporta il rigetto della domanda del correntista. Il giudice deve utilizzare la documentazione disponibile, iniziando il ricalcolo dal primo saldo documentato. Questa pronuncia cassa la sentenza d’appello e rinvia la causa a un’altra sezione della stessa Corte per una nuova valutazione che si attenga a questo fondamentale principio di diritto, garantendo così una maggiore tutela al correntista pur nel rispetto delle regole processuali sull’onere probatorio.

Se un cliente fa causa alla banca per pagamenti non dovuti ma non ha tutti gli estratti conto, la sua richiesta viene respinta?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la richiesta non viene automaticamente respinta. Il giudice deve procedere al ricalcolo del saldo partendo dal primo estratto conto disponibile, anche se questo mostra un debito per il cliente. Spetterà poi al cliente dimostrare che quel saldo iniziale è errato.

Può il Consulente Tecnico d’Ufficio (CTU) acquisire di sua iniziativa i documenti mancanti dalla banca?
In linea di principio, no. L’acquisizione di documenti è soggetta a regole precise che rispettano il contraddittorio e il principio dispositivo. Il CTU può acquisire documenti solo con il consenso preventivo di tutte le parti o su ordine specifico del giudice, ma non può sopperire a una carenza probatoria della parte che aveva l’onere di produrli.

Perché il ricalcolo non parte da un saldo pari a zero se mancano i primi estratti conto?
Perché l’onere di provare l’andamento del rapporto fin dal suo inizio grava sul cliente che agisce per la restituzione. Partire da un saldo pari a zero significherebbe presumere, senza alcuna prova, che il rapporto fosse in pareggio, invertendo di fatto l’onere della prova e ponendo a carico della banca la dimostrazione di un eventuale debito iniziale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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