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Onere della prova estratti conto: chi prova il debito?

Una società ha citato in giudizio un istituto di credito per la restituzione di somme indebitamente pagate su un rapporto di conto corrente durato decenni, lamentando l’applicazione di interessi anatocistici e ultralegali. Tuttavia, non ha prodotto la serie completa degli estratti conto. La Corte di Cassazione, confermando le decisioni dei giudici di merito, ha respinto il ricorso. Ha ribadito che l’onere della prova degli estratti conto spetta al cliente che agisce per la ripetizione dell’indebito. La mancanza di documentazione completa impedisce la ricostruzione del rapporto dare/avere e, di conseguenza, la verifica della fondatezza della domanda, rendendo impossibile accogliere la richiesta del correntista.

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Pubblicato il 2 settembre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Onere della Prova e Conti Correnti: Cosa Succede se Mancano gli Estratti Conto?

Nel contenzioso bancario, una delle questioni più dibattute riguarda la documentazione dei rapporti di conto corrente. Spesso i clienti si trovano a contestare addebiti illegittimi su rapporti durati molti anni, ma non dispongono di tutti gli estratti conto. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un punto cruciale: l’onere della prova estratti conto e le conseguenze della loro produzione incompleta in giudizio. Analizziamo questa decisione per capire quali sono gli obblighi del correntista e quali le implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso

Una società s.r.l. citava in giudizio un noto istituto di credito con cui aveva intrattenuto due rapporti di conto corrente per oltre trent’anni. La società chiedeva al tribunale di accertare la nullità di diverse clausole relative a interessi ultralegali, commissioni di massimo scoperto e capitalizzazione anatocistica. Di conseguenza, domandava la rideterminazione del saldo e la condanna della banca alla restituzione delle somme indebitamente percepite.

Tuttavia, la società non depositava in giudizio né i contratti originali né la serie completa degli estratti conto per l’intero periodo. Il consulente tecnico d’ufficio (CTU) nominato dal giudice evidenziava significative lacune nella documentazione contabile, con periodi mancanti per oltre dieci mesi.

Sia il Tribunale in primo grado sia la Corte d’Appello rigettavano la domanda, sostenendo che la società non aveva assolto al proprio onere probatorio. L’assenza dei documenti essenziali impediva di verificare le presunte illegittimità e di ricalcolare correttamente il saldo del rapporto dare/avere.

L’onere della prova estratti conto secondo la Cassazione

La società ricorreva in Cassazione, ma la Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la linea dei giudici di merito. Il principio cardine ribadito è che, nelle azioni di ripetizione d’indebito, l’attore (il correntista) ha l’onere della prova estratti conto e dei fatti costitutivi della sua pretesa, come stabilito dall’articolo 2697 del Codice Civile.

La Corte ha chiarito che la mancanza di una parte degli estratti conto, soprattutto se il primo documento prodotto riporta un saldo a debito per il cliente, impedisce di ricostruire la storia del rapporto. Senza la sequenza completa dei movimenti, è impossibile verificare se il credito vantato dal cliente esista e in che misura. Qualsiasi ricostruzione basata su integrazioni matematiche, come quelle tentate dal CTU, non è attendibile se non supportata da dati documentali certi.

L’inefficacia dell’ordine di esibizione

La ricorrente aveva anche lamentato il mancato accoglimento della richiesta di ordinare alla banca l’esibizione dei documenti mancanti, ai sensi dell’art. 210 c.p.c. e dell’art. 119 del Testo Unico Bancario (TUB). La Cassazione ha respinto anche questa doglianza, precisando che:
1. L’ordine di esibizione non può servire a sopperire alla carenza probatoria della parte onerata.
2. L’obbligo di conservazione e consegna della documentazione da parte della banca, previsto dall’art. 119 TUB, è limitato agli ultimi dieci anni. Pertanto, la banca non può essere obbligata a produrre documenti antecedenti a tale periodo.

La richiesta di documentazione deve essere fatta prima del giudizio per essere funzionale al processo. Presentarla contestualmente all’azione legale non sana la lacuna probatoria iniziale.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su un consolidato orientamento giurisprudenziale. Il giudice può procedere alla determinazione del rapporto dare/avere solo se dispone di elementi di prova certi e completi. Sebbene la giurisprudenza ammetta la possibilità di ricostruire i saldi attraverso mezzi di prova ulteriori in caso di produzione non integrale, questa valutazione spetta al giudice di merito ed è insindacabile in sede di legittimità se non per vizi motivazionali gravi.

Nel caso specifico, l’incompletezza della documentazione era tale da precludere qualsiasi verifica sulla fondatezza della domanda di ripetizione. La mancanza di contratti e di numerosi estratti conto ha reso impossibile accertare la nullità delle clausole e, di conseguenza, il diritto alla restituzione di somme. La Corte ha sottolineato che l’assenza di dati documentati per un determinato periodo costringe il giudice, in assenza di altre prove, a partire dal primo saldo disponibile o, in casi estremi, ad azzerare il saldo iniziale, ma ciò presuppone che il resto della documentazione sia coerente, cosa che non avveniva nel caso in esame. L’incompletezza era tale da inficiare l’intera ricostruzione.

Le Conclusioni

Questa ordinanza offre un’importante lezione pratica per chiunque intenda avviare un contenzioso contro un istituto di credito. La conservazione meticolosa di tutta la documentazione bancaria (contratti, estratti conto periodici, comunicazioni) è fondamentale. L’onere della prova estratti conto ricade interamente sul correntista che agisce in giudizio per la ripetizione di somme. Affidarsi a strumenti processuali come l’ordine di esibizione per colmare le proprie lacune documentali è una strategia rischiosa e spesso inefficace, soprattutto per i rapporti molto datati. Senza una prova documentale solida e completa, anche una pretesa potenzialmente fondata rischia di essere respinta.

Chi ha l’onere di provare l’illegittimità degli addebiti in un conto corrente?
Spetta al correntista che agisce in giudizio per la ripetizione dell’indebito (cioè per la restituzione di somme non dovute) fornire la prova dei fatti su cui si basa la sua domanda. Questo include la produzione dei contratti e di una serie completa di estratti conto che permettano di ricostruire l’intero andamento del rapporto.

La mancanza di alcuni estratti conto impedisce sempre di agire contro la banca?
Non necessariamente, ma rende la prova molto più difficile. La Corte afferma che il giudice può valutare se l’assenza di alcuni documenti sia colmabile con altri elementi di prova. Tuttavia, se le lacune sono significative e impediscono una ricostruzione attendibile del saldo, come nel caso di specie, la domanda verrà rigettata per mancato assolvimento dell’onere probatorio.

È possibile obbligare la banca a produrre documenti più vecchi di dieci anni?
No. Secondo l’articolo 119 del Testo Unico Bancario, l’obbligo della banca di fornire copia della documentazione al cliente è limitato agli ultimi dieci anni. Una richiesta di esibizione in giudizio (ex art. 210 c.p.c.) non può estendere tale obbligo a periodi precedenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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