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Onere della prova DVR: chi prova l’inadeguatezza?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha rigettato il ricorso di un lavoratore che chiedeva la conversione del contratto a termine per la presunta mancata predisposizione di un Documento di Valutazione dei Rischi (DVR) specifico per una delle sedi di lavoro. La Corte ha chiarito che, una volta che il datore di lavoro produce in giudizio il DVR, l’onere della prova DVR si sposta sul lavoratore, il quale deve allegare e dimostrare gli elementi specifici che rendono tale documento inadeguato. In assenza di tale prova, il ricorso è stato dichiarato inammissibile per difetto di autosufficienza.

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Onere della prova DVR: la Cassazione chiarisce quando spetta al lavoratore

Quando si discute della validità di un contratto di lavoro a tempo determinato, la corretta predisposizione del Documento di Valutazione dei Rischi (DVR) assume un ruolo cruciale. Ma cosa succede se il lavoratore contesta l’adeguatezza del documento? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un aspetto fondamentale: l’onere della prova DVR. La Suprema Corte ha stabilito che, una volta che l’azienda presenta il documento, spetta al lavoratore dimostrarne la specifica inadeguatezza. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti di Causa

Il caso nasce dalla domanda di un lavoratore volta a ottenere la conversione del suo contratto a tempo determinato in un contratto a tempo indeterminato. Il motivo della richiesta risiedeva nella presunta mancata redazione, da parte dell’azienda, di un DVR specifico per una delle tre sedi operative a cui era stato assegnato. La Corte d’Appello aveva già respinto la domanda del lavoratore, il quale ha quindi deciso di proporre ricorso per Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un principio chiave del diritto processuale: una volta che il datore di lavoro ha prodotto in giudizio il DVR, l’onere di dimostrarne l’inadeguatezza si sposta sul lavoratore. Non è sufficiente, quindi, lamentare l’assenza di un documento specifico per una singola unità produttiva se l’azienda ha comunque predisposto una valutazione dei rischi che copre le attività svolte.

Le Motivazioni: l’onere della prova DVR e il principio di autosufficienza

La Corte ha spiegato che l’obbligo di redigere il DVR, secondo la normativa sulla sicurezza sul lavoro, è calibrato sulla natura dell’attività aziendale nel suo complesso. Se l’azienda produce un DVR, questo si presume adeguato fino a prova contraria. Tale prova, tuttavia, deve essere fornita dal lavoratore. Nel caso di specie, il ricorrente non solo non aveva precisato per quanto tempo fosse stato assegnato alla sede priva di un DVR specifico, ma non aveva nemmeno indicato quali fossero i rischi particolari di quella sede che non sarebbero stati coperti dalla valutazione generale già effettuata dall’azienda.

I giudici hanno evidenziato come il ricorso mancasse del requisito di “autosufficienza”, ovvero non conteneva tutti gli elementi necessari per consentire alla Corte di decidere. Il lavoratore si era limitato a contestare l’assenza del documento specifico, senza entrare nel merito della sua eventuale inadeguatezza concreta. Di fronte a ciò, e considerate le deduzioni della società secondo cui il lavoratore era prevalentemente assegnato a un’altra sede dotata di DVR, la Corte ha concluso che il motivo di ricorso era inidoneo a scalfire la sentenza impugnata.

Le Conclusioni

Questa ordinanza offre importanti spunti pratici sia per i datori di lavoro che per i lavoratori. Per le aziende, emerge l’importanza di avere un DVR completo e ben strutturato, anche se di carattere generale, che copra le diverse attività svolte. Per i lavoratori, la decisione ribadisce che una contestazione generica non è sufficiente. Chi intende far valere l’inadeguatezza del DVR deve farsi carico di un onere probatorio preciso, indicando in modo specifico e dettagliato quali aspetti della valutazione dei rischi sono carenti o non applicabili alla propria concreta situazione lavorativa. In assenza di tali specificazioni, il semplice richiamo alla mancanza di un documento parziale rischia di non avere successo in sede giudiziaria.

A chi spetta dimostrare che il Documento di Valutazione dei Rischi (DVR) è inadeguato?
Secondo la Corte, una volta che il datore di lavoro ha prodotto il DVR in giudizio, l’onere della prova della sua inadeguatezza si trasferisce sul lavoratore, che deve fornire elementi specifici a sostegno della sua tesi.

È sufficiente per un lavoratore affermare la mancanza di un DVR specifico per una sede per ottenere la conversione del contratto?
No, non è sufficiente. Se l’azienda ha redatto un DVR che copre le attività di natura analoga svolte nell’organizzazione, il lavoratore deve dimostrare perché quel documento generale sia inadeguato per i rischi specifici della sede in questione.

Cosa significa che il ricorso del lavoratore mancava di “autosufficienza”?
Significa che l’atto di ricorso non conteneva tutte le informazioni necessarie per essere valutato dalla Corte. Il lavoratore non aveva specificato per quanto tempo avesse lavorato nella sede contestata, né quali rischi concreti non fossero stati coperti dal DVR generale, rendendo impossibile per i giudici valutare la fondatezza della sua richiesta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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