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Onere della prova demansionamento: oneri del lavoratore

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, si è pronunciata sul tema dell’onere della prova nel demansionamento. Un infermiere aveva citato in giudizio l’Azienda Sanitaria per essere stato adibito a mansioni inferiori. La Corte ha rigettato il ricorso, confermando che spetta al lavoratore l’onere di allegare in modo specifico e dettagliato i fatti costitutivi del demansionamento, non essendo sufficienti affermazioni generiche sulla carenza di personale. La decisione ribadisce il principio secondo cui il lavoratore deve fornire la prova precisa delle mansioni svolte e della loro prevalenza rispetto a quelle contrattualmente previste.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Onere della prova demansionamento: come dimostrare le mansioni inferiori

L’ordinanza in commento affronta un tema cruciale nel diritto del lavoro: l’onere della prova del demansionamento. La Corte di Cassazione fornisce chiarimenti fondamentali su quali siano gli obblighi di allegazione e prova a carico del lavoratore che lamenta di essere stato adibito a mansioni inferiori rispetto alla propria qualifica. La decisione sottolinea che non basta una lamentela generica, ma è necessaria una descrizione dettagliata e specifica delle attività svolte.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un infermiere dipendente di un’Azienda Sanitaria Locale (ASL) che ha agito in giudizio per ottenere il risarcimento dei danni subiti a causa di un presunto demansionamento. In particolare, il lavoratore sosteneva di aver svolto, per un lungo periodo (da ottobre 2012 a febbraio 2017), mansioni riconducibili al profilo di operatore socio-sanitario per oltre il 75% del suo tempo di servizio, a causa di una carenza di personale di supporto.

L’Azienda Sanitaria si è difesa sostenendo che tutte le mansioni indicate rientravano nel profilo infermieristico e ha contestato che tali attività fossero state svolte in maniera prevalente.

Sia il Tribunale in primo grado che la Corte d’Appello hanno rigettato la domanda del lavoratore. La motivazione principale dei giudici di merito è stata che il lavoratore non aveva adempiuto in modo adeguato agli oneri di allegazione su di lui gravanti. Le affermazioni sulla carenza di personale OSS sono state ritenute insufficienti a colmare le lacune relative alla specifica posizione del ricorrente, poiché il demansionamento ha carattere personale e deve essere valutato in relazione alle specifiche attività svolte.

La Decisione della Corte e l’onere della prova del demansionamento

Il lavoratore ha proposto ricorso per cassazione, lamentando, tra le altre cose, una motivazione contraddittoria e la violazione delle norme sulla ripartizione dell’onere della prova. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando le decisioni dei gradi precedenti e consolidando un importante principio in materia di onere della prova del demansionamento.

La Corte ha stabilito che, quando un lavoratore denuncia l’illegittimità dell’esercizio dei poteri datoriali per l’assegnazione di mansioni inferiori, ha l’onere di allegare tutti gli elementi significativi per dimostrare l’inadempimento del datore di lavoro. Questo significa che non è il datore di lavoro a dover provare di aver adempiuto correttamente, ma è il lavoratore a dover prima di tutto fornire una base fattuale specifica e dettagliata a sostegno della sua pretesa.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha basato la sua decisione su diversi punti cardine. In primo luogo, ha ritenuto inammissibili i motivi di ricorso relativi al vizio di motivazione, richiamando l’orientamento consolidato secondo cui, con la nuova formulazione dell’art. 360 c.p.c., n. 5, è possibile censurare solo l’omesso esame di un fatto storico decisivo, non la generica insufficienza o contraddittorietà della motivazione. Inoltre, ha rilevato l’inammissibilità per la cosiddetta “doppia conforme”, essendo le decisioni di primo e secondo grado concordi nella valutazione dei fatti.

Nel merito, la Corte ha chiarito che l’onere della prova del demansionamento grava interamente sul lavoratore. Quest’ultimo deve:
1. Allegare specificamente: Descrivere in modo dettagliato quali mansioni inferiori ha svolto.
2. Collocare nel tempo e nello spazio: Indicare con precisione quando e dove tali mansioni sono state eseguite.
3. Dimostrare la prevalenza: Provare che le mansioni dequalificanti erano prevalenti rispetto a quelle proprie della sua qualifica.

Le semplici allegazioni generiche, come la carenza di personale, non sono sufficienti a soddisfare tale onere. La Corte ha inoltre precisato che i poteri istruttori officiosi del giudice del lavoro, previsti dall’art. 421 c.p.c., non possono sopperire alla totale carenza di allegazioni da parte del lavoratore. Tali poteri hanno una funzione integrativa, non sostitutiva, degli oneri che gravano sulle parti.

Le Conclusioni

L’ordinanza ribadisce un principio fondamentale per chiunque intenda agire in giudizio per demansionamento: la preparazione della causa è essenziale. È indispensabile raccogliere prove e articolare i fatti in modo estremamente preciso fin dal ricorso introduttivo. Il lavoratore che si limita a denunce generiche rischia di vedere la propria domanda rigettata per carenza di allegazioni, prima ancora che si entri nel merito della prova. Questa pronuncia serve da monito sulla necessità di una diligente preparazione processuale, sottolineando che il successo di un’azione per demansionamento dipende in larga misura dalla capacità di descrivere e provare, in modo circostanziato e specifico, la dequalificazione subita.

Chi ha l’onere di provare il demansionamento in un rapporto di lavoro?
Secondo la sentenza, quando un lavoratore denuncia l’assegnazione a mansioni inferiori, ha l’onere di allegare gli elementi significativi e di provare i fatti che costituiscono il demansionamento. L’onere della prova grava quindi sul lavoratore.

È sufficiente allegare una generica carenza di personale per dimostrare il proprio demansionamento?
No, non è sufficiente. La Corte ha stabilito che le allegazioni circa la carenza di personale non possono considerarsi sufficienti a supplire le lacune delle allegazioni relative alla specifica posizione del lavoratore, poiché il demansionamento deve essere valutato in relazione alle specifiche attività da lui svolte.

Cosa deve fare un lavoratore per dimostrare in giudizio di essere stato demansionato?
Il lavoratore deve adempiere agli oneri di allegazione su di esso gravanti, fornendo elementi di fatto specifici e circostanziati. Deve indicare quali mansioni inferiori ha svolto, con quale frequenza e per quanto tempo, in modo da dimostrare la prevalenza di tali attività rispetto a quelle corrispondenti alla sua qualifica.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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