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Onere della prova: Danno non risarcito senza prove

Un’azienda agricola ha citato in giudizio un’impresa di impianti e una società di distribuzione elettrica per i danni subiti a una serra, causati dalla caduta di un cavo elettrico. Nonostante l’evento fosse accaduto, la richiesta di risarcimento è stata respinta in tutti i gradi di giudizio. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, sottolineando che la parte danneggiata non ha adempiuto al proprio onere della prova, non riuscendo a dimostrare né l’esistenza certa né l’esatta entità dei danni lamentati.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Danno subito? Attenzione all’onere della prova per ottenere il risarcimento

Chi subisce un danno ha diritto al risarcimento, ma per ottenerlo non basta semplicemente affermare di averlo patito. Un principio fondamentale del nostro ordinamento giuridico, l’onere della prova, impone a chi agisce in giudizio di dimostrare i fatti a sostegno della propria pretesa. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce in modo esemplare le conseguenze del mancato assolvimento di tale onere, anche quando l’evento dannoso è palese. Analizziamo il caso per comprendere quali errori evitare.

I Fatti del Caso: un Cavo Elettrico su una Serra

Un’azienda agricola citava in giudizio una società di impianti e una di distribuzione elettrica. Il motivo? Durante lavori di manutenzione sulla rete elettrica, un cavo si era spezzato, precipitando sulla copertura in vetro di una serra di circa 1.800 mq di proprietà dell’azienda. L’impatto aveva provocato la rottura di numerosi vetri, con conseguenti danni sia alla struttura sia alle colture florovivaistiche all’interno. L’azienda agricola chiedeva quindi il risarcimento per tutti i danni subiti: costi di riparazione, perdita delle piante, maggiori spese di riscaldamento per la dispersione di calore, danno all’immagine commerciale e altre spese accessorie.

La Decisione della Corte: Domanda Respinsa per Mancanza di Prove

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello avevano respinto la domanda dell’azienda agricola. La questione è giunta fino alla Corte di Cassazione, che ha confermato le decisioni precedenti, rigettando il ricorso. La ragione, costante in tutti i gradi di giudizio, è stata la stessa: l’azienda danneggiata, pur avendo subito un evento dannoso, non era riuscita a soddisfare l’onere della prova. Non aveva dimostrato in modo certo e preciso né l’esistenza di specifici danni né la loro esatta quantificazione.

Le Motivazioni: l’Onere della Prova come Pilastro del Processo

La Corte ha smontato punto per punto i motivi di ricorso dell’azienda, ribadendo principi cardine del diritto processuale civile.

Il Principio dell’Onere della Prova e la Liquidazione Equitativa

Il ricorrente sosteneva che, una volta accertato il fatto illecito (la caduta del cavo), il giudice avrebbe dovuto procedere a una liquidazione equitativa del danno, anche in assenza di prove precise sul suo ammontare. La Cassazione ha respinto questa tesi, chiarendo che la liquidazione equitativa (art. 1226 c.c.) è uno strumento eccezionale, applicabile solo quando il danno è certo nella sua esistenza (an debeatur), ma è impossibile o estremamente difficile provarlo nel suo preciso ammontare (quantum debeatur). In questo caso, l’azienda non aveva fornito prove sufficienti nemmeno sull’esistenza stessa di molti dei danni lamentati (es. maggior consumo di gasolio, numero e tipo di piante danneggiate), rendendo inapplicabile la valutazione equitativa.

Il Ruolo della Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU)

L’azienda si doleva del fatto che i giudici avessero negato una Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU) per quantificare i danni. La Corte ha spiegato che la CTU non è un mezzo di prova per sopperire alla carenza probatoria della parte. Non può essere ‘esplorativa’, cioè utilizzata per cercare prove che la parte stessa avrebbe dovuto fornire. L’onere della prova sui fatti principali della causa grava sulla parte, e il consulente tecnico può solo aiutare il giudice a valutare dati già acquisiti al processo, non a scoprirli ex novo.

La Prova Tardiva e la Rimessione in Termini

Un altro punto cruciale riguardava il tentativo dell’azienda di produrre in ritardo una fattura per la riparazione della serra, emessa sei anni dopo l’incidente. L’azienda chiedeva la ‘rimessione in termini’, giustificando il ritardo con la mancanza di fondi per eseguire prima i lavori. La Corte ha rigettato anche questa istanza. La rimessione in termini è concessa solo per cause non imputabili alla parte, come un evento imprevedibile ed esterno. La difficoltà economica, al contrario, è una circostanza che rientra nella sfera di controllo della parte e non costituisce una causa di forza maggiore che giustifichi il mancato rispetto dei termini processuali.

Le Conclusioni: Provare per Vincere

Questa ordinanza è un monito fondamentale per chiunque intenda avviare un’azione legale per risarcimento danni. Non è sufficiente aver subito un torto; è indispensabile raccogliere e presentare al giudice prove concrete, precise e tempestive che dimostrino ogni singolo aspetto della propria pretesa. L’onere della prova non è una mera formalità, ma il cuore del processo civile. Affidarsi alla speranza che il giudice possa colmare le proprie lacune probatorie attraverso una CTU o una liquidazione equitativa è una strategia destinata, come in questo caso, al fallimento. La diligenza nel predisporre il materiale probatorio fin dall’inizio è la chiave per trasformare un diritto in un risarcimento effettivo.

È sufficiente dimostrare che un evento dannoso è accaduto per ottenere un risarcimento?
No. Secondo la Corte, oltre a provare l’evento, la parte danneggiata deve adempiere al proprio onere della prova dimostrando in modo rigoroso sia l’esistenza effettiva dei singoli danni lamentati sia la loro entità economica. La sola prova del fatto illecito non è sufficiente.

La Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU) può essere usata per sopperire alla mancanza di prove fornite dalla parte?
No. La CTU non è un mezzo di prova per ricercare fatti che la parte ha l’onere di allegare e dimostrare. Ha lo scopo di aiutare il giudice nella valutazione di elementi tecnici già presenti in atti, non di svolgere un’indagine ‘esplorativa’ per conto della parte che non ha fornito prove sufficienti.

La difficoltà economica può giustificare la presentazione tardiva di prove, come una fattura di riparazione?
No. La Corte ha stabilito che la difficoltà nel reperire i fondi per una riparazione non costituisce una causa ‘non imputabile’ che possa giustificare la rimessione in termini per la produzione tardiva di documenti. Si tratta di una circostanza che rientra nella sfera di controllo della parte e non di un evento imprevedibile ed esterno.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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