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Onere della prova: contratto e mancata consegna

Un’impresa si oppone a un decreto ingiuntivo per la restituzione di 33.000 euro versati da un condominio per uno studio di fattibilità. Il Tribunale respinge l’opposizione, affermando che l’onere della prova della prestazione gravava sull’impresa. Non avendo dimostrato la consegna della documentazione finale, come previsto dal contratto, l’impresa è tenuta a restituire la somma ricevuta.

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Pubblicato il 22 dicembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Onere della Prova: La Consegna è Tutto

Quando si stipula un contratto di prestazione d’opera, è fondamentale non solo eseguire il lavoro, ma anche essere in grado di dimostrarlo. Una recente sentenza del Tribunale di Venezia chiarisce un punto cruciale: se il contratto definisce il completamento dell’incarico con la consegna di documentazione specifica, l’onere della prova di tale consegna ricade interamente su chi ha eseguito la prestazione. Vediamo come questo principio ha determinato l’esito di una controversia tra un’impresa e un condominio.

I Fatti del Caso

Un condominio aveva incaricato una società di servizi di redigere uno studio di fattibilità per l’accesso a bonus fiscali nel settore edilizio. L’accordo prevedeva un compenso di 33.000 euro, che il condominio aveva regolarmente versato, e la consegna della documentazione in tre fasi con scadenze precise.

Allo scadere dei termini, il condominio, non avendo ricevuto la documentazione pattuita, contestava l’inadempimento della società, risolveva il contratto e chiedeva la restituzione dell’intera somma versata. Ottenuto un decreto ingiuntivo a proprio favore, il condominio si vedeva citato in giudizio dalla società, che si opponeva al decreto.

L’Opposizione e l’Onere della Prova

La società opponente sosteneva di aver svolto gran parte del lavoro, in particolare le prime due fasi dello studio di fattibilità. A suo dire, i termini non erano essenziali e, pertanto, aveva diritto a trattenere almeno due terzi della somma ricevuta a titolo di compenso per l’attività espletata.

Il condominio, di contro, ribadiva la totale assenza di adempimento, sottolineando come nessuna documentazione fosse mai stata consegnata, rendendo l’incarico del tutto privo di utilità. La questione centrale si è quindi spostata sul campo dell’onere della prova: chi doveva dimostrare cosa?

Il Tribunale ha applicato il principio generale secondo cui chi agisce per l’adempimento (o, in questo caso, chi sostiene di aver adempiuto per trattenere il compenso) deve provare il fatto costitutivo della propria pretesa. In altre parole, spettava alla società dimostrare di aver completato e consegnato il lavoro come da contratto.

Le Motivazioni

La decisione del giudice si è fondata su un’analisi puntuale del contratto e delle prove fornite. L’elemento dirimente è stato una clausola contrattuale che specificava chiaramente come le fasi del lavoro si considerassero “ultimate solamente con la consegna alla committente della relativa documentazione”.

Nonostante le testimonianze avessero indicato lo svolgimento di alcune attività preparatorie (come sopralluoghi e studi preliminari), la società non ha prodotto alcuna prova documentale dell’avvenuta consegna. Questo, secondo il giudice, ha reso l’attività svolta meramente propedeutica e non sufficiente a integrare l’adempimento contrattuale. L’obbligazione principale non era “fare uno studio”, ma “consegnare la documentazione dello studio”.

Inoltre, una comunicazione via PEC inviata dalla stessa società, in risposta alla richiesta di restituzione, è stata interpretata come un’ammissione della risoluzione del contratto e del conseguente obbligo restitutorio. In tale comunicazione, la società si limitava a prospettare soluzioni alternative, accettando di fatto lo scioglimento del rapporto.

Le Conclusioni

La sentenza conferma un principio fondamentale nella gestione dei contratti: la prova dell’adempimento è un onere di chi afferma di averlo eseguito. Quando il contratto lega il completamento della prestazione alla consegna di un elaborato specifico, la prova di tale consegna diventa essenziale e non può essere sostituita dalla dimostrazione di aver svolto attività preparatorie. Per le imprese e i professionisti, ciò significa che è cruciale non solo completare il lavoro, ma anche formalizzare e documentare la consegna al cliente, ad esempio tramite verbali di consegna firmati o comunicazioni tracciabili come la PEC. Per i committenti, questa decisione rafforza la tutela contro inadempimenti che, sebbene parziali, vanificano l’utilità dell’intera prestazione.

Chi deve provare di aver adempiuto a un’obbligazione contrattuale?
Secondo la sentenza, l’onere della prova grava sulla parte che sostiene di aver eseguito la prestazione. Nel caso specifico, l’impresa avrebbe dovuto dimostrare di aver consegnato la documentazione pattuita.

Il lavoro preparatorio è sufficiente per considerare adempiuto un contratto?
No. Se il contratto specifica che il completamento della prestazione avviene con la consegna di un elaborato finale (in questo caso, la documentazione), le attività preparatorie non sono sufficienti a configurare l’adempimento dell’obbligazione principale.

Cosa succede se una parte non riesce a fornire la prova dell’adempimento?
Se la parte su cui grava l’onere della prova non riesce a dimostrare di aver adempiuto, la sua pretesa viene respinta. In questa vicenda, non avendo provato la consegna, l’impresa è stata condannata a restituire l’intero importo ricevuto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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