LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Onere della prova conti correnti: la Cassazione decide

In un caso riguardante la fideiussione su debiti bancari, la Corte di Cassazione ha chiarito la ripartizione dell’onere della prova. Se un correntista contesta un debito e afferma di avere un credito su un altro rapporto, spetta a lui dimostrare tale credito. La Corte ha stabilito che il criterio del “saldo zero”, applicabile per la difesa contro la pretesa della banca in assenza di estratti conto iniziali, non può essere utilizzato per provare l’esistenza di un credito a favore del cliente. La sentenza impugnata è stata cassata perché aveva erroneamente addossato alla banca l’onere di provare l’inesistenza del credito del correntista.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 17 settembre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Onere della prova conti correnti: la Cassazione decide chi deve provare cosa

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale nel contenzioso bancario: la ripartizione dell’onere della prova tra banca e cliente quando si discute della validità del saldo di un conto corrente. La decisione chiarisce che se il cliente non si limita a contestare il debito, ma avanza una pretesa di credito, è suo dovere fornire la prova completa di tale credito, senza poter sfruttare a proprio vantaggio le eventuali lacune documentali della banca.

I Fatti di Causa

Il caso nasce dall’opposizione di alcuni fideiussori a un decreto ingiuntivo ottenuto da un istituto di credito per un debito di oltre 380.000 euro, accumulato da una società poi fallita. I fideiussori sostenevano che il debito fosse inesistente a causa di addebiti illegittimi su tre distinti rapporti bancari: due conti correnti e un mutuo.

In primo grado, il Tribunale aveva ridotto la somma dovuta, rilevando che, mentre due rapporti erano debitori, un vecchio conto corrente, aperto nel 1982, presentava un ingente credito a favore della società. Tuttavia, il giudice aveva ritenuto inammissibile la compensazione tra i saldi.

La Corte d’Appello, invece, aveva ribaltato la decisione, accogliendo la tesi dei fideiussori. Secondo i giudici di secondo grado, la banca non aveva fornito la prova completa del proprio credito complessivo, data la presenza di un rapporto con saldo attivo per il cliente. Di conseguenza, il decreto ingiuntivo era stato interamente revocato.

L’Onere della prova secondo la Cassazione

L’istituto di credito ha presentato ricorso in Cassazione, lamentando la violazione delle regole sull’onere della prova (art. 2697 c.c.). La Suprema Corte ha accolto il ricorso, fornendo una chiara linea interpretativa sulla questione.

La Corte ha specificato che in un giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo, l’opponente (in questo caso i fideiussori) assume la veste di attore in senso sostanziale per le domande che egli stesso avanza. Se i fideiussori chiedono di accertare un credito a favore del debitore principale per compensarlo con il debito contestato, sono loro a doverne dimostrare l’esistenza e l’ammontare.

L’applicazione del criterio del “saldo zero”

Il punto centrale della controversia riguardava l’applicazione del cosiddetto criterio del “saldo zero”. Questo principio si applica quando la banca non produce tutti gli estratti conto sin dall’inizio del rapporto. In tal caso, per determinare il saldo a debito del cliente, si parte dal primo estratto conto disponibile, azzerandone il saldo iniziale. Questo va a svantaggio della banca, che non può provare i debiti maturati nel periodo non documentato.

La Corte di Appello aveva erroneamente utilizzato questo criterio a favore dei fideiussori, ritenendo che l’assenza di estratti conto dal 1982 al 2003 provasse l’esistenza di un credito a loro favore. La Cassazione ha corretto questa impostazione.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha motivato la sua decisione sulla base del principio fondamentale per cui chiunque avanzi una pretesa in giudizio deve provarla. Nel caso specifico:

1. La Banca deve provare il credito per cui ha agito monitoriamente. Se la documentazione è incompleta, subisce le conseguenze del criterio del “saldo zero” per la parte non provata del suo credito.
2. Il Correntista (o il fideiussore per lui) che afferma di avere un credito e ne chiede la restituzione o la compensazione, deve a sua volta provare l’esistenza e l’ammontare di tale credito. Non può limitarsi a invocare le lacune documentali della banca.

Il criterio del “saldo zero” è uno strumento di difesa per il correntista, che serve a neutralizzare la pretesa della banca per i periodi non documentati, ma non si trasforma in uno strumento di attacco per dimostrare un proprio credito. I fideiussori, non avendo fornito gli estratti conto dal 1982 al 2003, non hanno assolto al loro onere probatorio relativo alla pretesa creditoria.

Conclusioni

Con questa ordinanza, la Corte di Cassazione ribadisce un principio di equità e rigore processuale. In materia di contenzioso bancario, le parti si trovano su un piano di parità per quanto riguarda l’onere della prova. La banca deve dimostrare il debito che reclama, e il cliente deve dimostrare il credito che vanta. Le carenze documentali di una parte non possono automaticamente tradursi in un vantaggio probatorio per l’altra. La sentenza è stata quindi cassata, e il caso rinviato alla Corte d’Appello per un nuovo esame che tenga conto della corretta ripartizione dell’onere probatorio.

In una causa contro la banca, chi deve provare l’ammontare del debito o del credito?
Secondo la Corte di Cassazione, l’onere della prova è ripartito: la banca deve provare i fatti costitutivi del credito che vanta, mentre il cliente che afferma di avere un credito (ad esempio, per addebiti illegittimi) deve fornire la prova di tale credito.

Cosa succede se mancano gli estratti conto di un vecchio rapporto bancario?
Se la banca non produce gli estratti conto dall’inizio del rapporto, non può provare il debito maturato nel periodo non documentato e il calcolo del suo credito ripartirà dal primo estratto conto disponibile con un saldo pari a zero. Tuttavia, questa lacuna non serve al cliente per dimostrare di avere un credito in quel periodo; egli dovrà comunque fornire prove positive.

Il criterio del “saldo zero” può essere usato per dimostrare un credito a favore del correntista?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che il criterio del “saldo zero” è applicabile solo per determinare il saldo a debito preteso dalla banca. Non può essere utilizzato per accertare in positivo l’esistenza e l’ammontare di un eventuale credito del correntista, che deve essere provato da quest’ultimo con la documentazione necessaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati