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Onere della prova: come provarlo in un inadempimento

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 6633/2024, ha rigettato il ricorso di un soggetto che lamentava l’inadempimento di accordi transattivi. La Corte ha chiarito che l’onere della prova incombe sul creditore, il quale deve dimostrare non solo l’esistenza del contratto (fonte del diritto), ma anche il fatto costitutivo della sua pretesa. Non è sufficiente allegare l’inadempimento della controparte se non si prova concretamente il fondamento e l’ammontare del proprio credito, confermando così la decisione della Corte d’Appello.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Onere della Prova: Chi Deve Dimostrare Cosa in Causa?

Intraprendere un’azione legale per l’inadempimento di un contratto può sembrare un passo logico, ma il successo dipende da un principio fondamentale: l’onere della prova. Non basta lamentare una violazione; è necessario dimostrare il fondamento del proprio diritto. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un’analisi chiara di questo concetto, evidenziando come una domanda, seppur legittima in apparenza, possa naufragare per la mancata prova del suo fatto costitutivo.

I Fatti: Un Accordo Transattivo Inadempiuto

La vicenda nasce da dissidi di natura ereditaria e societaria sorti all’interno di una famiglia a seguito della scomparsa del capofamiglia. Per porre fine alle controversie, i familiari e le società a loro riconducibili stipulano due accordi transattivi con cui si impegnano a reciproche attribuzioni patrimoniali.

Tuttavia, uno dei familiari, ritenendo che le controparti non avessero adempiuto ai loro obblighi, decide di agire in giudizio. Chiede al tribunale di accertare la responsabilità delle altre parti per inadempimento e di condannarle a eseguire gli accordi, trasferendogli i beni pattuiti o un loro equivalente in valore, oltre al risarcimento dei danni e al pagamento di un conguaglio economico.

Il Percorso Giudiziario: Due Gradi, Due Motivazioni Diverse

Il giudizio di primo grado si conclude con un rigetto delle domande. Il Tribunale le considera indeterminate sia nel petitum (ciò che si chiede) sia nella causa petendi (i fatti su cui si basa la richiesta). Si tratta di una decisione basata su un vizio processuale, senza entrare nel merito della questione.

La Corte d’Appello, invece, pur confermando il rigetto, cambia radicalmente la motivazione. Ritiene che le domande non fossero indeterminate, ma infondate nel merito. Secondo i giudici d’appello, la richiesta di trasferimento dei beni era stata abbandonata nel corso del giudizio, mentre la pretesa di ottenere il conguaglio non poteva essere accolta. La perizia di parte prodotta non quantificava un credito certo, ma forniva solo una base di calcolo per un conguaglio eventuale, la cui determinazione risultava impossibile a causa della complessità degli accordi e delle reciproche attribuzioni patrimoniali.

L’Onere della Prova in Cassazione: Il Cuore della Decisione

Insoddisfatto, il soccombente ricorre in Cassazione, lamentando principalmente la violazione delle norme sull’onere della prova (art. 2697 c.c.) e l’omessa pronuncia da parte della Corte d’Appello. La Suprema Corte, tuttavia, rigetta il ricorso, fornendo chiarimenti cruciali.

La Cassazione stabilisce che la Corte d’Appello non ha omesso di pronunciarsi, ma ha esaminato e respinto le domande nel merito. Il punto centrale della decisione riguarda proprio l’onere della prova. Il ricorrente sosteneva che, in un’azione per inadempimento contrattuale, al creditore spetta solo provare la fonte del proprio diritto (il contratto) e allegare l’inadempimento, mentre spetta al debitore dimostrare di aver adempiuto. Sebbene il principio sia corretto, la Corte ha ritenuto che in questo caso il problema fosse a monte: il creditore non aveva provato il fatto costitutivo del proprio diritto, ovvero l’esistenza di un credito certo, liquido ed esigibile derivante dagli accordi.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha sottolineato che il ricorrente non è riuscito a dimostrare la fonte stessa del suo credito al conguaglio. La perizia presentata era stata giudicata insufficiente a determinare l’esatto ammontare dovuto, rappresentando solo una base di calcolo per un’eventuale e futura liquidazione. In sostanza, pur potendo limitarsi ad allegare l’inadempimento altrui, il creditore non ha adempiuto al suo onere primario: provare il fatto costitutivo del proprio diritto. La motivazione della Corte d’Appello, seppur sintetica, è stata ritenuta in linea con la giurisprudenza consolidata.

Inoltre, la Corte ha dichiarato inammissibili le censure relative all’omesso esame di prove (documenti, testimonianze, CTU), ricordando che il ricorso in Cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sul merito, volto a una nuova valutazione del materiale probatorio.

Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio cardine del nostro ordinamento processuale: chi agisce in giudizio ha l’onere della prova dei fatti posti a fondamento della sua domanda. In materia di inadempimento contrattuale, non è sufficiente lamentare la mancata prestazione della controparte; è indispensabile dimostrare con chiarezza e precisione l’esistenza e l’entità del proprio diritto. Un credito non provato nella sua fonte e nel suo ammontare non può essere riconosciuto dal giudice, indipendentemente dall’effettivo inadempimento della controparte. La lezione è chiara: prima di avviare una causa, è fondamentale assicurarsi di avere le prove solide e inequivocabili per sostenere ogni singola pretesa.

In una causa per inadempimento contrattuale, cosa deve provare il creditore?
Secondo la Corte, il creditore che agisce per l’adempimento o il risarcimento deve provare la fonte (negoziale o legale) del suo diritto e il relativo termine di scadenza. Egli deve allegare la circostanza dell’inadempimento della controparte, ma soprattutto deve dimostrare il fatto costitutivo del suo diritto, cioè la base concreta della sua pretesa.

È sufficiente presentare una perizia di parte per dimostrare il diritto a un conguaglio economico?
No. Nel caso di specie, la Corte ha confermato la decisione di merito secondo cui la perizia non rappresentava la prova di un conguaglio dovuto, ma solo una base di calcolo per la determinazione di conguagli eventuali. Se la prova non è idonea a dimostrare l’esistenza di un credito certo, non soddisfa l’onere probatorio.

La Corte di Cassazione può riesaminare le prove come documenti o perizie tecniche (CTU)?
No. La Corte di Cassazione ha ribadito che il suo ruolo non è quello di un giudice di terzo grado sul merito della causa. Non può compiere una nuova valutazione delle prove acquisite. Il ricorso per omesso esame di un fatto è ammissibile solo se si lamenta la mancata considerazione di un fatto storico decisivo, non di singole risultanze istruttorie o di prove.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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