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Onere della prova: come provare i danni subiti

In un caso di fornitura alimentare difettosa, la Corte di Cassazione ha stabilito che per ottenere il risarcimento dei danni, l’acquirente deve rispettare un rigoroso onere della prova. Non è sufficiente dimostrare la spesa potenziale per beni sostitutivi o consulenze legali, ma è necessario provare l’effettivo esborso economico. La sentenza annulla parzialmente la decisione precedente e rinvia il caso alla Corte d’Appello per una nuova valutazione delle prove fornite.

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Pubblicato il 28 novembre 2025 in Diritto Commerciale, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Onere della prova nel risarcimento: non basta la fattura, serve la prova del pagamento

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale nel diritto civile: l’onere della prova per chi richiede un risarcimento danni. In un contenzioso nato da una fornitura di prodotti alimentari risultati difettosi, i giudici hanno chiarito che per ottenere il rimborso dei costi sostenuti non basta allegare documenti come contratti o prospetti di spesa, ma è indispensabile dimostrare di aver effettivamente pagato tali somme. Questa decisione sottolinea la necessità di una prova rigorosa e completa del danno subito.

I Fatti: Una Fornitura Alimentare Difettosa

Una società acquirente stipulava un contratto con un’azienda fornitrice per l’acquisto di un’ingente quantità di ravioli in scatola, destinati a un ente statale belga. Dopo la consegna, l’ente contestava la presenza di difetti in alcuni barattoli (rigonfiamenti, ossidazioni e fuoriuscita di prodotto) dovuti a fermentazione. Poco dopo, la Commissione Europea avviava una procedura di allarme comunitario per la possibile presenza di botulino, ordinando la distruzione obbligatoria dell’intero lotto.

L’acquirente, dopo aver eseguito l’ordine di distruzione, citava in giudizio il fornitore per ottenere il risarcimento dei danni. Il fornitore, a sua volta, si opponeva e chiedeva in via riconvenzionale il pagamento del saldo della fornitura.

Il Percorso Giudiziario e l’Onere della Prova

Il Tribunale di primo grado dava ragione al fornitore, ritenendo che l’acquirente avesse agito in mala fede distruggendo la merce e impedendo così al fornitore di dimostrare l’assenza di vizi. La Corte d’Appello, invece, ribaltava parzialmente la decisione. Secondo i giudici di secondo grado, il fornitore era stato informato tempestivamente e avrebbe potuto attivarsi per verificare le condizioni della merce. La Corte condannava quindi il fornitore a risarcire l’acquirente per tre voci di danno:
1. Il maggior costo per l’acquisto di merce sostitutiva.
2. Le spese per un parere legale necessario prima di adeguarsi all’ordine di distruzione.
3. I costi sostenuti per la distruzione del prodotto avariato.

La questione è quindi approdata in Cassazione, dove il dibattito si è concentrato proprio sull’onere della prova a carico dell’acquirente.

La Decisione della Cassazione: Prova Certa del Danno

La Suprema Corte ha accolto i primi due motivi di ricorso del fornitore, evidenziando le carenze probatorie della parte acquirente.

La Prova del Danno da Sostituzione della Merce

Per il risarcimento del maggior costo della merce sostitutiva, l’acquirente aveva prodotto un documento che riportava un contratto di acquisto con un terzo fornitore, sottoscritto però solo dall’acquirente stesso. La Cassazione ha ritenuto tale documento insufficiente. Chi chiede di essere risarcito del costo di un nuovo acquisto deve dimostrare, ai sensi degli artt. 1223 e 2697 c.c., non solo di aver stipulato un contratto, ma di aver effettivamente effettuato l’acquisto e pagato il relativo prezzo. La Corte d’Appello non aveva spiegato come questo onere fosse stato assolto.

La Prova delle Spese Legali Sostenute

Analogamente, per le spese legali sostenute per ottenere un parere, la Corte d’Appello aveva riconosciuto un risarcimento basandosi su un prospetto di spesa. Anche in questo caso, la Cassazione ha censurato la decisione, affermando che non era stato spiegato come fosse stata raggiunta la prova dell’effettivo esborso delle somme richieste. Non basta un preventivo o un prospetto per dimostrare un costo: serve la prova del pagamento.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha ribadito che l’onere della prova rappresenta un cardine del processo civile. Il creditore che lamenta un danno ha il dovere di fornire al giudice tutti gli elementi necessari per dimostrare non solo l’esistenza del suo diritto, ma anche l’effettiva entità del pregiudizio economico subito. Documenti unilaterali, contratti non firmati da entrambe le parti o semplici prospetti di spesa non sono sufficienti a provare un pagamento avvenuto. La prova deve essere certa, oggettiva e inequivocabile, ad esempio attraverso fatture quietanzate, bonifici bancari o altre attestazioni di pagamento.

Al contrario, la Corte ha respinto i motivi di ricorso relativi alla presunta mala fede dell’acquirente e alla causa dei vizi. I giudici hanno confermato che non si può pretendere dal creditore di intraprendere azioni legali (come impugnare l’ordine di distruzione) per salvaguardare l’interesse del debitore inadempiente. Inoltre, hanno confermato che, una volta provata l’esistenza del vizio, spetta al venditore dimostrare di non avere colpa, cosa che non era avvenuta.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha cassato la sentenza d’appello nelle parti relative alla liquidazione dei danni per l’acquisto di merce sostitutiva e per le spese legali. Il caso è stato rinviato a una diversa sezione della Corte d’Appello di Milano, che dovrà riesaminare questi punti applicando il rigoroso principio dell’onere della prova: per ottenere un risarcimento, il danno deve essere provato non solo nella sua esistenza teorica, ma anche nel suo concreto e avvenuto esborso finanziario. Questa pronuncia serve da monito per tutte le imprese: in caso di contenzioso, la documentazione a supporto delle richieste di risarcimento deve essere completa e inattaccabile.

Chi deve provare il danno in una causa per vizi della merce?
Spetta al compratore (l’acquirente) provare l’esistenza dei vizi della cosa venduta. Una volta provato il vizio, si presume la colpa del venditore, il quale può liberarsi solo provando di aver ignorato senza colpa i vizi della cosa.

Per ottenere il risarcimento del costo di beni sostitutivi, è sufficiente presentare un contratto di acquisto?
No. Secondo la Corte di Cassazione, non è sufficiente. L’acquirente che chiede di essere risarcito del danno corrispondente al costo di acquisto di beni sostitutivi deve dimostrare sia di aver effettuato l’acquisto sia di aver effettivamente pagato il prezzo.

Il creditore è obbligato a intraprendere azioni legali contro un ordine dell’autorità (es. distruzione della merce) per tutelare l’interesse del debitore?
No. La Corte ha stabilito che la proposizione di azioni giudiziarie eccede quanto è ragionevolmente pretendibile dal creditore a salvaguardia dell’interesse del debitore, specialmente quando l’esito di tali azioni è incerto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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