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Onere della prova: chi prova il superamento del tetto?

La Corte di Cassazione ha stabilito che, in caso di prestazioni sanitarie erogate da un centro accreditato, l’onere della prova del superamento del tetto di spesa grava sull’ente sanitario (ASL) e non sulla struttura creditrice. Il superamento del budget è considerato un fatto impeditivo del diritto al pagamento, che deve essere provato dalla parte che lo eccepisce. Di conseguenza, in assenza di tale prova da parte dell’ASL, il diritto del centro sanitario al compenso per le prestazioni rese è stato confermato.

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Pubblicato il 28 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Onere della Prova e Tetti di Spesa Sanitaria: Chi Deve Dimostrare Cosa?

Nel complesso rapporto tra strutture sanitarie accreditate e Servizio Sanitario Nazionale, una delle questioni più frequenti riguarda il pagamento delle prestazioni erogate e il rispetto dei tetti di spesa. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale in materia di onere della prova, chiarendo definitivamente su chi ricada il compito di dimostrare l’eventuale superamento del budget. La decisione fornisce una guida preziosa per gli operatori del settore, consolidando un orientamento giurisprudenziale ormai stabile.

I fatti del caso: un centro diagnostico contro l’ASL

Una struttura sanitaria accreditata aveva ottenuto un decreto ingiuntivo per il pagamento di prestazioni sanitarie fornite a pazienti del servizio pubblico. L’Azienda Sanitaria Locale (ASL) si opponeva al pagamento, sostenendo che il centro avesse superato il tetto massimo di spesa concordato e che, pertanto, le prestazioni eccedenti non dovessero essere rimborsate. Sia il Tribunale in primo grado che la Corte d’Appello avevano respinto l’opposizione dell’ASL, affermando che fosse proprio l’ente pubblico a dover fornire la prova del superamento del budget, prova che non era stata adeguatamente prodotta in giudizio. L’ASL ha quindi presentato ricorso in Cassazione.

La questione dell’onere della prova nel contenzioso sanitario

Il nucleo della controversia ruotava attorno all’interpretazione dell’art. 2697 del Codice Civile, che disciplina l’onere della prova. Secondo l’ASL, il rispetto del tetto di spesa era un elemento costitutivo del diritto al pagamento del centro. Di conseguenza, sarebbe spettato alla struttura sanitaria dimostrare di aver operato entro i limiti del budget per poter legittimamente richiedere il compenso. Al contrario, il centro diagnostico sosteneva, in linea con le decisioni dei giudici di merito, che il suo diritto al pagamento nascesse dall’accreditamento e dall’effettiva erogazione delle prestazioni. Il superamento del tetto, invece, rappresentava un’eccezione, un “fatto impeditivo” che, se mai, doveva essere provato dall’ASL che se ne avvaleva per negare il pagamento.

La decisione della Cassazione e la corretta ripartizione dell’onere della prova

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’ASL, confermando integralmente la decisione della Corte d’Appello e consolidando il proprio orientamento. Gli Ermellini hanno chiarito che il mancato superamento del tetto di spesa non è un fatto costitutivo del diritto di credito della struttura accreditata.

Il superamento del tetto come “fatto impeditivo”

La Corte ha qualificato l’avvenuto superamento del budget come un fatto impeditivo. Questo significa che è una circostanza che paralizza la pretesa della controparte. In base alla regola generale sull’onere della prova, chi agisce in giudizio deve provare i fatti che fondano il suo diritto (fatti costitutivi), mentre chi si difende deve provare i fatti che estinguono, modificano o impediscono quel diritto. Di conseguenza, spetta all’ASL, in qualità di parte debitrice che eccepisce il superamento del limite, fornire la prova concreta di tale circostanza. Non è onere del centro sanitario fornire una prova “negativa”, ossia dimostrare di non aver superato il tetto.

Rigetto delle altre censure: Prospective Overruling e Errore di Fatto

L’ASL aveva anche tentato di ottenere una rimessione in termini per produrre la documentazione necessaria, invocando un presunto mutamento giurisprudenziale (c.d. prospective overruling). La Cassazione ha respinto questa tesi, specificando che tale istituto si applica solo a mutamenti imprevedibili della giurisprudenza di legittimità (la Cassazione stessa), e non a orientamenti dei tribunali di merito. Infine, è stata dichiarata inammissibile anche la censura relativa a un presunto errore di fatto, poiché tale vizio deve essere fatto valere con lo strumento specifico della revocazione e non con il ricorso per cassazione.

le motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su una solida e consolidata interpretazione dell’art. 2697 c.c. Il diritto della struttura sanitaria al compenso sorge dall’accordo di accreditamento e dall’aver correttamente eseguito le prestazioni previste. Questo costituisce il fatto costitutivo della sua pretesa creditoria. L’esistenza di un tetto di spesa e il suo eventuale superamento operano come una condizione che limita l’obbligo di pagamento da parte dell’ASL. Trattandosi di un’eccezione che limita il diritto altrui, la prova della sua esistenza e del suo avveramento non può che ricadere sulla parte che ha interesse a farla valere, ovvero l’ASL. Invertire tale onere significherebbe imporre al creditore una prova eccessivamente gravosa, quasi diabolica, di un fatto negativo (non aver superato il limite).

le conclusioni

Questa ordinanza rafforza la tutela delle strutture sanitarie accreditate nei confronti della Pubblica Amministrazione. Viene stabilito con chiarezza che un’ASL non può semplicemente rifiutare un pagamento asserendo genericamente il superamento dei tetti di spesa. Deve, invece, dimostrare in modo puntuale e documentato in giudizio che il budget è stato effettivamente sforato e in quale misura. Per i centri diagnostici e le cliniche convenzionate, ciò significa poter contare su una maggiore certezza giuridica, potendo far valere il proprio diritto al compenso sulla base delle prestazioni erogate, lasciando all’ente pubblico l’onere di provare eventuali fatti impeditivi al pagamento.

In un contenzioso per il pagamento di prestazioni sanitarie, chi deve provare il rispetto o il superamento del tetto di spesa?
Secondo la Corte di Cassazione, l’onere della prova del superamento del tetto di spesa grava sulla parte debitrice, cioè sull’Azienda Sanitaria Locale (ASL), e non sulla struttura sanitaria creditrice.

Cosa si intende per “fatto impeditivo” in questo contesto?
Il superamento del tetto di spesa è considerato un “fatto impeditivo”, ovvero una circostanza che, se provata, impedisce alla struttura sanitaria di ottenere il pagamento per le prestazioni che eccedono tale limite. La prova di questo fatto spetta a chi lo eccepisce (l’ASL).

Una struttura sanitaria può vedersi negato il pagamento se l’ASL afferma semplicemente che il tetto di spesa è stato superato?
No. Una semplice affermazione non è sufficiente. L’ASL deve fornire in giudizio la prova concreta e documentata dell’avvenuto superamento del tetto di spesa. In assenza di tale prova, il diritto della struttura sanitaria al pagamento per le prestazioni erogate deve essere riconosciuto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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