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Onere della prova: chi prova il contratto bancario?

Una società ha citato in giudizio un istituto di credito per la restituzione di somme indebitamente pagate su conti correnti e mutui, sostenendo la mancanza di pattuizioni scritte. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che l’onere della prova dell’inesistenza della causa giustificativa del pagamento, e quindi della produzione del contratto, spetta al correntista che agisce per la ripetizione dell’indebito. Senza il contratto, la domanda non può essere accolta.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Onere della prova: spetta al cliente dimostrare l’assenza del contratto bancario

In una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale nel contenzioso bancario: a chi spetta l’onere della prova quando un cliente chiede la restituzione di somme per interessi e spese non dovuti, lamentando l’assenza di un contratto scritto? La risposta della Corte è netta e pone l’accento sulla responsabilità del correntista.

I Fatti di Causa

Una società commerciale avviava un’azione legale contro il proprio istituto di credito, chiedendo la restituzione di una cospicua somma di denaro. La richiesta si basava su due presupposti: in primo luogo, l’applicazione da parte della banca di interessi e commissioni non validamente pattuiti per iscritto su diversi rapporti di conto corrente, alcuni dei quali risalenti agli anni ’70. In secondo luogo, la nullità di due contratti di mutuo, stipulati per ripianare un saldo negativo che, secondo la società, era inesistente proprio a causa degli addebiti illegittimi.

Il Tribunale di primo grado accoglieva parzialmente le domande della società. Tuttavia, la Corte d’Appello ribaltava la decisione, accogliendo il ricorso della banca. Il giudice di secondo grado riteneva che fosse onere del correntista produrre i contratti e la documentazione contabile a sostegno della propria pretesa. In assenza di tale documentazione, non era possibile dimostrare la mancata pattuizione degli interessi e, di conseguenza, la fondatezza della richiesta di restituzione.

La Decisione della Cassazione e l’onere della prova

La società correntista ha quindi presentato ricorso in Cassazione, contestando la decisione della Corte d’Appello su vari punti, principalmente legati alla violazione delle norme sull’onere della prova e sulla prescrizione del diritto a ottenere la documentazione bancaria.

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando la decisione d’appello e stabilendo un principio di diritto molto chiaro.

Il Principio Fondamentale sull’onere della prova

Il punto centrale della decisione riguarda l’articolo 2697 del Codice Civile, che disciplina l’onere della prova. La Corte ha ribadito un orientamento consolidato: quando un cliente agisce in giudizio per la ripetizione di indebito, ovvero per farsi restituire pagamenti che ritiene non dovuti, è suo onere dimostrare sia l’avvenuto pagamento sia l’inesistenza di una causa debendi, cioè di una ragione giuridica che giustifichi quel pagamento.

Nel contesto bancario, se il cliente sostiene che gli interessi e le spese addebitati sono illegittimi perché manca una pattuizione scritta, sta di fatto affermando l’inesistenza della clausola contrattuale che li prevede. Per provare questa inesistenza, il cliente deve produrre il contratto di conto corrente. Solo così il giudice può verificare se tali clausole siano presenti e valide. Non si può spostare tale onere sulla banca invocando il principio di “vicinanza della prova”, poiché entrambe le parti, al momento della sottoscrizione, ricevono una copia del contratto.

Le Motivazioni

La Cassazione motiva la sua decisione spiegando che l’intera costruzione della domanda del ricorrente si fondava sulla presunta nullità delle clausole per difetto di forma scritta. Di conseguenza, il fatto costitutivo della pretesa non era il pagamento in sé, ma l’assenza di una valida giustificazione contrattuale per quel pagamento. Provare tale assenza è un onere che ricade su chi agisce in giudizio.

Senza la produzione del contratto, il giudice non può accertare la fondatezza della domanda. La Corte ha ritenuto infondato il motivo di ricorso che attribuiva alla banca l’onere di produrre gli estratti conto e il contratto, in quanto la mancanza di prova sulla pattuizione degli interessi era una carenza probatoria del correntista. Affermare, come fa la Corte d’Appello, che spetta al correntista produrre i documenti non significa violare l’art. 2697 c.c., ma applicarlo correttamente.

Inoltre, la Cassazione ha dichiarato inammissibili gli altri motivi di ricorso, in quanto l’infondatezza del motivo principale (quello sull’onere probatorio) assorbiva le altre censure, come quelle relative alla valutazione della documentazione parziale o all’analisi della consulenza tecnica d’ufficio (CTU). Se manca la prova principale sull’inesistenza del titolo contrattuale, ogni altra valutazione diventa irrilevante.

Le Conclusioni

L’ordinanza ha importanti implicazioni pratiche per chiunque intenda avviare un contenzioso contro un istituto di credito per indebiti pagamenti. La lezione principale è la seguente: è fondamentale conservare con cura tutta la documentazione contrattuale. Il cliente che lamenta addebiti illegittimi non può semplicemente affermare che mancano le pattuizioni scritte e attendere che sia la banca a dimostrare il contrario. Al contrario, deve essere in grado di provare attivamente il proprio diritto, producendo in giudizio i contratti su cui basa le proprie contestazioni. In assenza di questa prova fondamentale, la domanda di restituzione è destinata al rigetto, con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali.

In una causa di ripetizione di indebito contro una banca, a chi spetta l’onere della prova riguardo l’esistenza e il contenuto del contratto?
Spetta al cliente (correntista) che agisce in giudizio. Egli deve provare i fatti costitutivi della sua pretesa, ossia l’avvenuto pagamento e l’inesistenza di una causa giustificativa. Per dimostrare l’inesistenza di clausole valide, deve produrre il contratto.

Il principio di “vicinanza della prova” si può applicare per obbligare la banca a produrre un contratto che il cliente non possiede più?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che questo principio non si applica in questo contesto, perché di regola entrambe le parti acquisiscono la disponibilità del documento al momento della sottoscrizione. Pertanto, l’onere di produrlo non può essere spostato sulla banca.

Se un correntista non riesce a produrre il contratto di conto corrente, la sua azione di ripetizione di indebito può avere successo?
No, secondo questa ordinanza, la mancata produzione del contratto impedisce di provare l’inesistenza della causa che giustifica i pagamenti contestati. Di conseguenza, la domanda del correntista viene rigettata per carenza di prova.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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