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Onere della prova: chi deve provare l’atto vandalico?

Un’azienda olearia chiede l’indennizzo per un vasto sversamento di olio, definendolo atto vandalico. La Cassazione chiarisce che l’onere della prova spetta all’assicurato, che deve dimostrare non solo il danno, ma anche l’intento doloso di terzi. In assenza di tale prova, il ricorso viene rigettato.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Onere della Prova e Atto Vandalico: Chi Paga i Danni?

Quando si subisce un danno e si è coperti da una polizza assicurativa, la strada per l’indennizzo può nascondere delle insidie. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione illumina un principio fondamentale: l’onere della prova. In particolare, nel caso di un presunto atto vandalico, non basta dimostrare di aver subito un danno; è necessario provare che quell’evento sia stato causato con l’intento specifico di danneggiare. Vediamo insieme i dettagli di questa interessante vicenda giudiziaria.

I Fatti del Caso: un Sversamento di Olio tra Furto e Vandalismo

Una nota azienda olearia si rivolge alla propria compagnia assicurativa per ottenere il risarcimento previsto da una polizza per ‘eventi speciali’. Il motivo? Durante un furto di olio d’oliva dai propri silos, una quantità ancora maggiore di prodotto era stata sversata nel piazzale antistante lo stabilimento, causando un ingente danno. L’azienda sosteneva che lo sversamento fosse un ‘atto vandalico’, un evento coperto dalla polizza.

La compagnia assicurativa, tuttavia, si rifiutava di pagare, dando inizio a un lungo iter giudiziario che è arrivato fino alla Corte di Cassazione per ben due volte. Il nodo centrale della questione è sempre stato lo stesso: lo sversamento era un atto deliberato di vandalismo o una conseguenza, magari colposa, del furto?

L’Onere della Prova nelle Polizze Assicurative

Il principio cardine su cui ruota l’intera decisione è l’articolo 2697 del Codice Civile, che disciplina l’onere della prova. Secondo questa norma, chi vuole far valere un diritto in giudizio deve provare i fatti che ne costituiscono il fondamento. Nel contesto assicurativo, questo significa che l’assicurato che chiede l’indennizzo deve:

1. Provare l’esistenza del contratto di assicurazione.
2. Dimostrare che si è verificato un evento che ha causato un danno.
3. Provare che questo evento rientra specificamente tra quelli coperti dalla garanzia della polizza.

Nel caso specifico di un ‘atto vandalico’, non è sufficiente provare il danneggiamento. L’assicurato deve andare oltre e dimostrare l’elemento soggettivo doloso, ossia la volontà e la coscienza di terzi di distruggere o guastare la cosa, per il solo gusto di farlo o per amplificare le conseguenze di un altro reato, come il furto.

La Decisione della Corte di Cassazione sull’onere della prova

La Corte di Cassazione, con la sua ordinanza, ha rigettato il ricorso dell’azienda olearia, confermando la decisione della Corte d’Appello. I giudici supremi hanno stabilito che la Corte d’Appello aveva correttamente applicato i principi in materia di onere della prova.

Nonostante l’azienda avesse evidenziato la vastità dello sversamento come prova dell’intento vandalico, i giudici di merito avevano ritenuto che non fosse stata raggiunta la prova certa dell’intento doloso di terzi. La motivazione della Corte d’Appello, secondo la Cassazione, era logica e ben argomentata, e pertanto non sindacabile in sede di legittimità. La valutazione dei fatti e delle prove (‘quaestio facti’) spetta infatti ai giudici di merito, e la Cassazione può intervenire solo in caso di vizi logici o violazioni di legge, non per riesaminare il merito della vicenda.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha ribadito che il giudice del rinvio (la Corte d’Appello che ha riesaminato il caso dopo una prima sentenza di Cassazione) è libero di valutare nuovamente tutte le prove, comprese le sentenze penali, che possono essere considerate come ‘prove atipiche’. La decisione si è fondata sulla mancata dimostrazione, da parte dell’azienda assicurata, dell’elemento psicologico che caratterizza l’atto vandalico. La mera circostanza del danno ingente non è di per sé sufficiente a qualificare l’evento come vandalismo coperto dalla polizza, in assenza di prove concrete sull’intento distruttivo dei responsabili.

Conclusioni

Questa ordinanza offre un’importante lezione pratica: quando si stipula una polizza assicurativa, è fondamentale comprendere non solo cosa è coperto, ma anche cosa sarà necessario provare in caso di sinistro. Per eventi come gli atti vandalici, l’onere della prova a carico dell’assicurato è particolarmente rigoroso. È necessario raccogliere ogni elemento utile a dimostrare non solo il fatto materiale, ma anche l’intenzione malevola di chi lo ha compiuto. Affidarsi a semplici congetture o alla vastità del danno potrebbe non essere sufficiente per ottenere il risarcimento desiderato.

In una polizza assicurativa per ‘atti vandalici’, chi ha l’onere della prova di dimostrare che il danno è stato causato da vandalismo?
L’onere della prova spetta all’assicurato. Egli deve dimostrare non solo che si è verificato un evento dannoso, ma anche che tale evento rientra nella copertura della polizza, provando l’elemento soggettivo doloso, cioè l’intenzione di un terzo di distruggere o guastare il bene.

È sufficiente dimostrare che è avvenuto un grave danno per ottenere l’indennizzo per un atto vandalico?
No, non è sufficiente. La Corte ha chiarito che la sola circostanza di un copioso sversamento di olio non basta per attivare la polizza. È necessario provare che lo sversamento sia stato causato volontariamente da terzi con lo scopo specifico di distruggere o guastare.

Il giudice del rinvio, dopo una sentenza di Cassazione, è vincolato alle precedenti valutazioni dei fatti?
No, il giudice del rinvio è libero di riesaminare ex novo tutte le risultanze processuali e di valutare liberamente i fatti e le prove già acquisite, nel rispetto dei principi di diritto enunciati dalla Corte di Cassazione e delle preclusioni già maturate.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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