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Onere della prova: chi deve provare la nullità?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 12855/2025, ha stabilito che nel contenzioso bancario l’onere della prova grava sul cliente che chiede la restituzione di somme indebitamente pagate. Il correntista deve produrre il contratto completo per dimostrare la nullità delle clausole, come quelle sull’anatocismo. La mancata produzione del documento porta al rigetto della domanda, senza che si possa invertire l’onere probatorio a carico della banca. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Onere della Prova nel Contenzioso Bancario: Chi Deve Produrre il Contratto?

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale nel contenzioso bancario: l’onere della prova per la nullità delle clausole contrattuali spetta al cliente. In una causa per la restituzione di interessi anatocistici e usurari, la mancata produzione del contratto completo, comprensivo delle condizioni economiche, si è rivelata fatale per le pretese del correntista. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso: La Richiesta di Restituzione per Anatocismo

Una società avviava una causa contro un istituto bancario per ottenere la restituzione di somme che riteneva di aver versato illegittimamente. Le somme erano state addebitate sul suo conto corrente a titolo di interessi anatocistici, superiori a quelli pattuiti e basati su una clausola di “uso piazza”, oltre che usurari.

Nei primi due gradi di giudizio, sia il Tribunale che la Corte d’Appello respingevano la domanda della società. Le motivazioni dei giudici erano chiare: la società attrice non aveva fornito prove sufficienti a sostegno della propria richiesta.

In particolare, erano stati depositati solo gli estratti conto relativi a un periodo limitato e, soprattutto, il contratto di conto corrente era privo dell’allegato contenente le condizioni contrattuali. Senza questo documento, era impossibile per i giudici verificare la fondatezza delle contestazioni relative all’anatocismo e all’usura. Inoltre, non era stata provata né la chiusura del conto né l’esistenza di versamenti con funzione solutoria (le cosiddette “rimesse solutorie”).

La Decisione della Cassazione e l’Onere della Prova

La società ricorreva in Cassazione, lamentando, tra le altre cose, che la Corte d’Appello avesse errato nel non considerare che l’onere della prova dovesse gravare sulla banca. La Suprema Corte, tuttavia, ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando le decisioni precedenti e consolidando un importante orientamento giurisprudenziale.

La Regola Generale sull’Onere Probatorio

La Cassazione ha ricordato che, nei rapporti di conto corrente bancario, il cliente che agisce per ottenere la restituzione di somme indebitamente versate a causa di clausole nulle ha l’onere della prova di dimostrare l’inesistenza di una causa giustificativa per quei pagamenti. Questo si traduce nella necessità di produrre il contratto completo che contiene, appunto, le clausole contestate.

Il correntista non può limitarsi ad affermare la nullità di una clausola, ma deve fornire al giudice gli strumenti per verificarla. In questo caso, lo strumento indispensabile era il modulo contenente le condizioni contrattuali relative alla clausola anatocistica, che però non è stato prodotto in giudizio.

L’Inapplicabilità del Principio di Vicinanza della Prova

La Corte ha specificato che in questi casi non si può invocare il “principio di vicinanza della prova” per spostare l’onere probatorio sulla banca. Tale principio, che talvolta consente di addossare l’onere della prova alla parte che ha più facilità a fornirla, non trova applicazione quando entrambe le parti, al momento della sottoscrizione, acquisiscono la disponibilità del documento. Il cliente, al pari della banca, riceve una copia del contratto e ha il dovere di conservarla.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano sull’applicazione rigorosa dell’articolo 2697 del Codice Civile, che disciplina l’onere della prova. Chi vuol far valere un diritto in giudizio deve provare i fatti che ne costituiscono il fondamento. Nel caso di un’azione di ripetizione di indebito, il “fatto costitutivo” della pretesa è proprio l’avvenuto pagamento in assenza di una valida causa giuridica. La prova di questa assenza di causa passa necessariamente attraverso l’esame del contratto, che il cliente ha il dovere di produrre.

La Corte d’Appello, secondo la Cassazione, ha applicato correttamente questi principi, evidenziando come la mancanza del modulo allegato al contratto impedisse qualsiasi verifica sull’illegittimità delle clausole impugnate. La difesa del correntista, incentrata sull’omessa produzione documentale da parte della banca, è stata quindi ritenuta infondata.

Conclusioni

Questa ordinanza è un monito per chiunque intenda avviare un contenzioso contro un istituto di credito. La preparazione della causa deve essere meticolosa e partire dalla raccolta di tutta la documentazione contrattuale necessaria. Affidarsi alla speranza che sia la controparte a produrre i documenti a sostegno della propria tesi è una strategia perdente. L’onere della prova resta un pilastro del nostro sistema processuale e, come dimostra questo caso, ignorarlo può portare al rigetto della domanda, con conseguente condanna al pagamento delle spese legali.

In una causa per la restituzione di interessi illegittimi, su chi ricade l’onere della prova?
Secondo l’ordinanza, l’onere della prova ricade interamente sul cliente che agisce in giudizio. È il correntista a dover produrre il contratto completo e gli altri documenti necessari a dimostrare che i pagamenti effettuati erano privi di una valida causa giustificativa, ad esempio a causa della nullità di una clausola.

È possibile chiedere alla banca di produrre il contratto se il cliente non lo possiede più?
No, il cliente non può invocare il principio di vicinanza della prova per obbligare la banca a produrre il contratto al suo posto. La Corte chiarisce che, poiché entrambe le parti ricevono una copia del documento al momento della firma, entrambe hanno la possibilità e l’onere di conservarlo e produrlo in giudizio.

Cosa succede se il cliente non produce il contratto completo con le condizioni economiche?
Se il cliente non produce la documentazione essenziale a provare la sua pretesa, come il contratto contenente le clausole contestate, la sua domanda di ripetizione di indebito viene rigettata per mancanza di prova. Il giudice, infatti, non è messo nelle condizioni di poter verificare la fondatezza delle asserzioni dell’attore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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