LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Onere della prova: Cassazione e conti correnti

Una società ha citato in giudizio una banca per l’applicazione di interessi anatocistici. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza 6982/2024, ha respinto il ricorso della banca, consolidando importanti principi sull’onere della prova. In particolare, ha stabilito che nell’azione di ripetizione del cliente, in caso di documentazione incompleta, si può partire dal primo saldo a debito non contestato. La Corte ha chiarito le regole probatorie e il decorso della prescrizione, offrendo una guida fondamentale per le controversie bancarie.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Onere della prova: la Cassazione detta le regole per i conti correnti

L’ordinanza n. 6982/2024 della Corte di Cassazione offre chiarimenti cruciali in materia di contenzioso bancario, con particolare riferimento all’onere della prova che grava sul correntista nell’azione di ripetizione dell’indebito in caso di documentazione incompleta. La Suprema Corte ha delineato con precisione i confini probatori e le responsabilità delle parti, consolidando un orientamento di grande rilevanza pratica.

I Fatti di Causa

Una società citava in giudizio un istituto di credito per ottenere la declaratoria di nullità parziale dei contratti di conto corrente e apertura di credito, a causa dell’applicazione di interessi anatocistici capitalizzati trimestralmente. La richiesta includeva la rideterminazione del saldo e la condanna della banca alla restituzione delle somme indebitamente percepite.

Il Tribunale di primo grado rigettava la domanda, ritenendo non assolto l’onere probatorio da parte della società. La Corte d’appello, invece, riformava la sentenza, accogliendo le richieste della società e condannando la banca a un cospicuo rimborso, basandosi sulle risultanze di una Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU).

L’istituto di credito proponeva quindi ricorso per cassazione, articolando quattro motivi di doglianza, incentrati principalmente sulla violazione delle norme in materia di onere della prova (art. 2697 c.c.), sull’erronea valutazione delle prove e sulla decorrenza della prescrizione.

La Decisione della Cassazione e l’Onere della Prova

La Suprema Corte ha respinto integralmente il ricorso della banca, confermando la decisione della Corte d’appello. L’analisi dei motivi di ricorso permette di enucleare principi giuridici di fondamentale importanza.

Il Principio dell’Onere della Prova con Estratti Conto Mancanti

Il punto nevralgico della controversia riguardava la gestione della prova in assenza degli estratti conto per il periodo iniziale del rapporto. La banca sosteneva che l’incompletezza documentale dovesse condurre al rigetto della domanda del correntista.

La Cassazione ha ribadito un principio ormai consolidato: occorre distinguere a seconda di chi agisce in giudizio.

1. Se agisce la Banca per il pagamento del saldo debitore, essa ha l’onere di produrre la documentazione completa a sostegno della propria pretesa. Se il primo estratto conto prodotto riporta un saldo a debito del cliente, la banca deve giustificarne la provenienza. In assenza di tale prova, il calcolo deve partire da un saldo pari a zero.
2. Se agisce il Correntista per la ripetizione dell’indebito (come nel caso di specie), e il primo estratto conto disponibile presenta un saldo a suo debito, è legittimo partire da quel saldo per la ricostruzione del rapporto. Spetta al correntista, che ha l’onere della prova, dissolvere l’incertezza sul periodo non documentato, dimostrando che il saldo reale era diverso o addirittura a suo credito. Se non fornisce tale prova, quel saldo iniziale, essendo il dato più sfavorevole per lui, viene considerato valido come base di partenza.

Nel caso esaminato, la Corte d’appello aveva correttamente applicato questo principio, partendo dal saldo passivo risultante dal più vecchio estratto conto prodotto, che la società non aveva contestato.

Inoltre, la Corte ha specificato che la prova dei movimenti può essere desunta anche aliunde, cioè da altre fonti, come i riassunti scalari, la cui valutazione, operata tramite una CTU, rientra nell’insindacabile accertamento di fatto del giudice di merito.

Prescrizione dell’Azione e Rimesse Ripristinatorie

Un altro motivo di ricorso della banca riguardava l’eccezione di prescrizione. L’istituto sosteneva che il termine decennale dovesse decorrere da ogni singolo versamento con natura solutoria.

Anche su questo punto, la Cassazione ha rigettato la tesi della ricorrente. La Corte ha confermato che, in presenza di un contratto di apertura di credito, i versamenti effettuati dal correntista sul conto scoperto (ma entro i limiti del fido) non hanno natura solutoria (di pagamento di un debito), ma meramente ripristinatoria della provvista a disposizione del cliente. Di conseguenza, il termine di prescrizione per l’azione di ripetizione dell’indebito non decorre dai singoli versamenti, ma dalla data di chiusura definitiva del rapporto di conto corrente, momento in cui è possibile determinare con certezza quale parte sia creditrice e quale debitrice.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su un’applicazione coerente dei principi che regolano l’onere della prova e la natura dei rapporti bancari. La decisione impugnata è stata ritenuta corretta perché ha recepito un orientamento giurisprudenziale consolidato che mira a bilanciare le posizioni delle parti. Da un lato, si evita di gravare il correntista di una prova impossibile (la probatio diabolica) quando la documentazione non è completa; dall’altro, si stabilisce un punto di partenza certo per la ricostruzione del rapporto, ponendo a carico dello stesso correntista l’onere di contestare e provare un saldo iniziale diverso da quello documentato. La Corte ha inoltre sottolineato che il ricalcolo di voci come interessi e commissioni è una conseguenza necessaria e strumentale all’eliminazione della capitalizzazione illegittima, non un’indebita estensione dell’oggetto della domanda (ultra petita).

Le Conclusioni

L’ordinanza in commento rappresenta un’importante conferma per i correntisti che intendono agire contro gli istituti di credito per la restituzione di somme indebitamente pagate. Stabilisce che l’assenza di alcuni estratti conto non è di per sé ostativa all’accoglimento della domanda, a condizione che si accetti di partire dal primo saldo a debito documentato. Questa pronuncia rafforza la tutela del cliente, chiarendo che l’onere della prova può essere assolto anche tramite documenti riassuntivi e ricostruzioni peritali, e riafferma il principio fondamentale secondo cui la prescrizione per le azioni di ripetizione decorre, in presenza di un fido, solo dalla chiusura del conto.

Cosa succede se un cliente che fa causa a una banca per pagamenti indebiti non ha tutti gli estratti conto?
Secondo la Cassazione, l’azione è comunque possibile. Se il primo estratto conto disponibile mostra un saldo a debito del cliente e quest’ultimo non lo contesta, il giudice può utilizzare quel saldo come punto di partenza per ricalcolare il dare/avere tra le parti. L’onere di provare un saldo iniziale differente grava sul cliente.

È possibile utilizzare documenti diversi dagli estratti conto completi per provare i movimenti bancari?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che la prova dei movimenti non deriva esclusivamente dagli estratti conto periodici. Può essere desunta anche da altre fonti, come i cosiddetti ‘riassunti scalari’, e ricostruita attraverso una consulenza tecnica d’ufficio (CTU), la cui valutazione spetta al giudice di merito.

Quando inizia a decorrere la prescrizione per chiedere alla banca la restituzione di somme pagate su un conto corrente con fido?
La prescrizione decennale per l’azione di restituzione non inizia da ogni singolo versamento. Poiché i versamenti su un conto affidato hanno natura ‘ripristinatoria’ (ricostituiscono il fido) e non ‘solutoria’ (pagano un debito), il termine di prescrizione decorre solo dalla data di chiusura definitiva del conto corrente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati