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Onere della prova caduta scala: la Cassazione decide

Una cittadina cita in giudizio un’azienda sanitaria per i danni subiti a seguito di una caduta da una scala priva di corrimano. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo un principio fondamentale: l’onere della prova del nesso causale grava sul danneggiato. Non è sufficiente dimostrare di essere caduti *sulla* scala, ma è necessario provare che la caduta sia stata *causata* da una sua anomalia o condizione intrinseca, adempiendo così all’onere della prova richiesto dall’art. 2051 c.c. per la responsabilità da cose in custodia.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Caduta sulla scala senza corrimano: chi ha l’onere della prova?

La responsabilità per i danni causati da cose in custodia, disciplinata dall’art. 2051 del Codice Civile, è un tema ricorrente nelle aule di tribunale. Un caso tipico è quello della caduta su una scala in un luogo pubblico. Ma cosa deve dimostrare chi subisce il danno per ottenere un risarcimento? La recente ordinanza della Corte di Cassazione, n. 7863/2024, chiarisce un punto cruciale: l’onere della prova del nesso di causalità tra la cosa e il danno spetta interamente al danneggiato. Analizziamo insieme la vicenda e i principi affermati dalla Suprema Corte.

I Fatti del Caso: La Caduta sulla Scala dell’Ospedale

Una cittadina conveniva in giudizio un’Azienda Sanitaria Locale chiedendo il risarcimento dei danni subiti a seguito di una caduta. L’incidente era avvenuto su una scala di muratura grezza, situata nel complesso ospedaliero, che collegava il parcheggio all’ingresso principale. La donna sosteneva di essere caduta rovinosamente a causa dell’assenza totale di un corrimano, elemento che avrebbe impedito di trovare un appoggio sicuro.

Il Percorso Giudiziario: Dal Tribunale alla Cassazione

In primo grado, il Tribunale accoglieva la domanda della danneggiata, riconoscendo la responsabilità dell’ente ospedaliero. Tuttavia, la Corte d’Appello, su impugnazione dell’Azienda Sanitaria, ribaltava la decisione. Secondo i giudici di secondo grado, la donna non aveva fornito una prova adeguata del nesso causale: aveva dimostrato di essere caduta sulla scala, ma non a causa della scala e, in particolare, della mancanza del corrimano. Contro questa sentenza, la cittadina proponeva ricorso per Cassazione, lamentando sia vizi procedurali sia una violazione delle norme sulla responsabilità.

L’Onere della Prova nella Responsabilità del Custode secondo la Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione della Corte d’Appello. Gli Ermellini hanno colto l’occasione per ribadire i principi consolidati in materia di onere della prova ai sensi dell’art. 2051 c.c. Questo articolo non configura una responsabilità basata sulla negligenza del custode, ma una responsabilità di tipo oggettivo, che si fonda unicamente sulla relazione (custodia) tra il soggetto e la cosa che ha provocato il danno. L’unica via di scampo per il custode è la prova del ‘caso fortuito’, ossia un evento esterno, imprevedibile e inevitabile.

La Dinamica dell’Incidente è Fondamentale

Il fulcro della decisione risiede proprio nella ripartizione dell’onere della prova. La Corte ha chiarito che il danneggiato non può limitarsi a provare l’esistenza del danno e la sua caduta in un luogo di proprietà altrui. È suo preciso onere dimostrare ‘la dinamica dell’incidente e il nesso eziologico tra il danno e la cosa’. In altre parole, deve fornire elementi concreti che colleghino la caduta a una specifica caratteristica o anomalia della cosa in custodia. Nel caso di specie, la ricorrente avrebbe dovuto provare che la caduta era stata determinata proprio dall’impossibilità di sorreggersi al corrimano assente, e non da altre cause come una semplice distrazione o un passo falso.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha ritenuto inammissibile il ricorso per due ragioni principali. In primo luogo, ha respinto la censura procedurale relativa alla presunta tardività del deposito dell’appello, spiegando che la Corte territoriale aveva correttamente desunto la tempestività dell’atto dalla sequenza logica delle ricevute telematiche (PEC). In secondo luogo, e più importante, sul merito della questione, ha stabilito che la Corte d’Appello si era correttamente conformata alla giurisprudenza costante. Affermare, come faceva la ricorrente, che la semplice assenza del corrimano fosse di per sé causa del danno significherebbe gravare il custode di una responsabilità quasi automatica, trasformando la fattispecie dell’art. 2051 c.c. in un criterio di imputazione stocastico e non oggettivo. L’incertezza sulla dinamica dell’evento dannoso impedisce di ritenere integrata la prova, gravante sull’attore, del nesso causale tra la cosa e il danno.

Le Conclusioni

Questa ordinanza conferma un principio cardine della responsabilità civile: per ottenere un risarcimento per danni da cose in custodia, non basta lamentare un infortunio. È indispensabile fornire al giudice una ricostruzione precisa dell’accaduto che dimostri, senza incertezze, come e perché la cosa (una scala, una buca, un pavimento bagnato) abbia effettivamente causato il danno. In assenza di tale prova, la domanda risarcitoria è destinata a essere rigettata. Per i cittadini, ciò significa che è fondamentale, fin da subito, raccogliere ogni elemento utile (testimonianze, fotografie, documentazione) per poter soddisfare in giudizio l’onere della prova richiesto dalla legge.

Chi deve provare la causa di una caduta su una scala per ottenere un risarcimento?
Secondo la Corte di Cassazione, l’onere della prova spetta interamente alla persona danneggiata. Questa deve dimostrare non solo di essere caduta, ma anche che la caduta è stata causata da una specifica condizione della scala (es. un gradino rotto, la scivolosità, l’assenza di corrimano).

La sola assenza di un corrimano è sufficiente per dimostrare la responsabilità del proprietario della scala?
No. L’ordinanza chiarisce che la mancanza di un presidio antinfortunistico come il corrimano non è, di per sé, sufficiente. Il danneggiato deve provare che proprio quella specifica mancanza ha causato la caduta, dimostrando ad esempio di aver perso l’equilibrio e di non aver avuto nulla a cui aggrapparsi.

Cosa si intende per ‘nesso causale’ in un caso di responsabilità da cose in custodia?
Il ‘nesso causale’ è il legame diretto di causa-effetto tra la cosa in custodia e il danno subito. Il danneggiato deve provare che il danno è una conseguenza diretta di una caratteristica o di un difetto della cosa e non di altri fattori, come il caso fortuito o la condotta disattenta dello stesso danneggiato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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