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Onere della prova caduta: Cassazione chiarisce

Una cittadina ha citato in giudizio un Comune per i danni subiti a seguito di una caduta su una strada pubblica. La sua richiesta è stata respinta in primo e secondo grado. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, rigettando il ricorso perché la danneggiata non ha adempiuto al suo onere della prova, non riuscendo a dimostrare il nesso causale tra la condizione della strada e la sua caduta. Un referto medico che indicava il luogo del trauma come “casa” ha ulteriormente indebolito la sua posizione.

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Pubblicato il 18 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Onere della Prova in Caso di Caduta: la Cassazione Ribadisce i Principi

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale nelle cause di risarcimento danni contro la Pubblica Amministrazione: l’onere della prova spetta a chi agisce in giudizio. In questo caso, una cittadina che aveva citato un Comune per una caduta su una strada dissestata ha visto il suo ricorso rigettato per non aver adeguatamente dimostrato il nesso di causa tra il dissesto e il danno subito. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti di Causa

La vicenda ha inizio quando una signora cade su una via urbana a causa, a suo dire, di una disconnessione del manto stradale, riportando lesioni. Decide quindi di citare in giudizio il Comune proprietario della strada per ottenere il risarcimento dei danni.

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello, però, respingono la sua domanda. Secondo i giudici di merito, la donna non era riuscita a fornire prove sufficienti a sostegno della sua richiesta. In particolare, l’unica prova ammessa era stata l’interrogatorio formale della stessa danneggiata. Insoddisfatta della decisione, la signora ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La ricorrente ha basato il suo ricorso su due motivi principali:
1. Errata applicazione dell’art. 2051 c.c. (responsabilità per cose in custodia): Sosteneva che i giudici avessero erroneamente invertito l’onere della prova, chiedendo a lei di dimostrare la sua assenza di colpa e l’imprevedibilità della buca, anziché porre a carico del Comune la prova del caso fortuito.
2. Incongruenza nella valutazione delle prove: Contestava la decisione della Corte d’Appello che aveva rilevato una contraddizione tra la sua versione dei fatti (caduta sulla pubblica via) e quanto riportato in un referto del pronto soccorso, dove il luogo del trauma era indicato come “casa”.

L’onere della Prova e la Decisione della Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso infondato, confermando le sentenze precedenti. Il punto centrale della decisione non è tanto l’inversione dell’onere della prova relativa alla colpa, quanto la mancata dimostrazione del nesso causale da parte della ricorrente.

La Corte ha chiarito che, anche applicando il regime di responsabilità oggettiva dell’art. 2051 c.c., spetta sempre a chi subisce il danno dimostrare che tale danno è stato causato proprio dalla cosa in custodia (in questo caso, la strada dissestata). I giudici hanno ritenuto che la ricorrente non avesse fornito elementi sufficienti a provare che la sua caduta fosse avvenuta proprio a causa della disconnessione stradale da lei indicata.

Le Motivazioni

La motivazione della Cassazione si è fondata su diversi elementi chiave. In primo luogo, ha sottolineato come la giurisprudenza più recente abbia superato i vecchi concetti di “insidia e trabocchetto”, concentrandosi sul nesso eziologico tra la cosa e l’evento dannoso. La Corte ha stabilito che la valutazione dei giudici di merito, pur menzionando questi termini desueti, era sostanzialmente corretta nel concludere per una mancata prova del nesso causale.

Un elemento decisivo è stata la discrepanza evidenziata nel referto medico. Il fatto che il pronto soccorso avesse registrato il trauma come avvenuto a “casa” ha messo in serio dubbio l’intera ricostruzione della ricorrente, rendendo la sua pretesa risarcitoria priva di un adeguato supporto probatorio.

Infine, la Corte ha rilevato una carenza di specificità nel ricorso stesso. La ricorrente non aveva indicato in modo dettagliato le prove testimoniali che, a suo dire, erano state ingiustamente non ammesse, rendendo impossibile per la Cassazione valutare la fondatezza di tale doglianza.

Conclusioni

Questa ordinanza offre una lezione importante per chiunque intenda chiedere un risarcimento per danni da caduta su suolo pubblico. Non è sufficiente allegare la presenza di una buca o di un dissesto per ottenere un risarcimento. È indispensabile fornire prove concrete, chiare e coerenti che dimostrino inequivocabilmente il nesso di causalità tra quella specifica anomalia della strada e la caduta. L’onere della prova di questo legame fondamentale ricade interamente sul danneggiato, e qualsiasi incongruenza documentale, come un referto medico impreciso, può compromettere irrimediabilmente l’esito della causa.

Chi deve provare che la caduta è stata causata dalla buca sulla strada?
Secondo la decisione, l’onere della prova del nesso causale tra la condizione della strada e la caduta spetta interamente alla persona danneggiata che agisce in giudizio.

Un referto medico che indica un luogo diverso per l’incidente può invalidare una richiesta di risarcimento?
Sì. In questo caso, la Corte ha considerato la discrepanza nel referto medico (che indicava il trauma come avvenuto a “casa” e non sulla pubblica via) come un elemento cruciale che ha minato la credibilità della richiesta e contribuito a ritenere non provato il nesso causale.

È sufficiente dimostrare che la strada era in cattive condizioni per ottenere un risarcimento?
No. La semplice esistenza di una disconnessione o di una buca non è sufficiente. Il danneggiato deve fornire la prova specifica che la sua caduta e le lesioni conseguenti sono state causate direttamente da quel preciso difetto del manto stradale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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