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Onere della Prova Braccianti: Cassazione sul ricorso

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 7222/2024, ha respinto il ricorso di alcuni lavoratori agricoli contro la cancellazione dagli elenchi INPS. La Corte ha ribadito che, in caso di disconoscimento da parte dell’ente, l’onere della prova del rapporto di lavoro spetta interamente al lavoratore. È stato inoltre chiarito che la valutazione sull’attendibilità dei testimoni, specialmente se co-lavoratori coinvolti nello stesso accertamento, rientra nel potere discrezionale del giudice di merito.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Onere della Prova per i Braccianti Agricoli: La Cassazione Fa Chiarezza

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale in materia di previdenza agricola: l’onere della prova per i braccianti in caso di disconoscimento del rapporto di lavoro da parte dell’INPS. La decisione sottolinea come, una volta che l’ente previdenziale contesta la validità dell’iscrizione negli elenchi, spetti esclusivamente al lavoratore dimostrare l’effettiva esistenza, durata e natura onerosa della prestazione lavorativa. Analizziamo nel dettaglio questa importante pronuncia.

I Fatti del Caso: La Cancellazione dagli Elenchi INPS

La vicenda trae origine dalla decisione dell’INPS di cancellare alcuni lavoratori dagli elenchi dei braccianti agricoli a seguito di un accertamento ispettivo che aveva sollevato dubbi sulla veridicità dei rapporti di lavoro con un’azienda agricola. I lavoratori avevano inizialmente ottenuto una sentenza favorevole dal Tribunale, che aveva ordinato la loro reiscrizione.

Tuttavia, la Corte d’Appello aveva ribaltato la decisione, accogliendo il ricorso dell’INPS. Secondo i giudici di secondo grado, i lavoratori non avevano fornito prove sufficienti a dimostrare l’effettivo svolgimento delle giornate di lavoro dichiarate. In particolare, le testimonianze raccolte erano state giudicate insufficienti e inidonee a superare i sospetti di fittizietà dei rapporti, avvalorati dall’ispezione dell’ente.

I Motivi del Ricorso e l’Onere della Prova per i Braccianti

I lavoratori hanno quindi presentato ricorso in Cassazione, basandolo su quattro motivi principali:
1. Mancata contestazione: La Corte d’Appello non avrebbe considerato che l’INPS non aveva specificamente contestato i fatti da loro affermati.
2. Prescrizione: Il disconoscimento era avvenuto oltre cinque anni dopo il versamento dei contributi.
3. Valutazione illogica delle prove: Le testimonianze dei colleghi, unici a poter riferire sul lavoro svolto, sarebbero state valutate in modo irrazionale.
4. Inutilizzabilità dei testimoni: I testimoni erano stati ritenuti erroneamente non utilizzabili perché coinvolti nello stesso accertamento.

La Decisione della Corte Suprema

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, definendo i motivi in parte infondati e in parte inammissibili. La decisione si fonda su principi consolidati della giurisprudenza di legittimità.

La Corte ha chiarito che l’iscrizione negli elenchi dei lavoratori agricoli ha una funzione di agevolazione probatoria, ma questa viene meno quando l’INPS, esercitando un suo potere legittimo, disconosce l’esistenza del rapporto di lavoro. In questo scenario, l’onere della prova per i braccianti si inverte completamente: è il lavoratore a dover dimostrare con prove concrete ogni aspetto del rapporto di lavoro che intende far valere ai fini previdenziali.

Le Motivazioni

I giudici hanno smontato le argomentazioni dei ricorrenti punto per punto. Innanzitutto, hanno escluso qualsiasi violazione del principio di non contestazione, poiché in presenza di un formale disconoscimento da parte dell’INPS, la prova del rapporto lavorativo è sempre a carico del lavoratore.

Il punto cruciale della decisione riguarda la valutazione dei testimoni. La Cassazione ha precisato che la Corte d’Appello non li ha dichiarati ‘incapaci’ a testimoniare (come previsto dall’art. 246 c.p.c.), ma li ha giudicati ‘scarsamente attendibili’. Questa non è una questione di utilizzabilità della prova, ma di valutazione della sua credibilità. Il giudice di merito ha il potere discrezionale di ritenere poco affidabile la testimonianza di persone (in questo caso, altri lavoratori) coinvolte nello stesso accertamento e potenzialmente interessate a confermare reciprocamente le proprie posizioni per un ‘mutuo conforto probatorio’. Tale valutazione di merito non è sindacabile in sede di legittimità, se non per vizi logici macroscopici, qui non riscontrati.

Conclusioni

L’ordinanza ribadisce un messaggio chiaro per i lavoratori del settore agricolo: l’iscrizione negli elenchi non è una garanzia assoluta. In caso di controlli e successivo disconoscimento da parte dell’INPS, non è sufficiente affidarsi a testimonianze di colleghi che si trovano nella stessa situazione. È necessario essere in grado di fornire prove robuste, oggettive e credibili per dimostrare l’effettivo svolgimento delle prestazioni lavorative. Questa decisione consolida il principio secondo cui l’onere della prova per i braccianti è un ostacolo che ricade interamente sulle loro spalle una volta che l’ente previdenziale ha sollevato dubbi fondati sulla genuinità del rapporto.

Su chi ricade l’onere della prova se l’INPS disconosce l’iscrizione di un bracciante agricolo?
L’onere della prova ricade interamente sul lavoratore. Egli deve dimostrare l’esistenza, la durata e la natura onerosa del rapporto di lavoro dedotto a fondamento del suo diritto all’iscrizione e alle prestazioni previdenziali.

La testimonianza di altri lavoratori coinvolti nello stesso accertamento ispettivo è valida?
Sì, tali lavoratori sono legalmente capaci di testimoniare. Tuttavia, il giudice di merito ha il potere di valutare la loro attendibilità e può ritenerli ‘scarsamente attendibili’ se ritiene che abbiano un interesse comune a confermare reciprocamente le proprie posizioni, come stabilito nel caso di specie.

Cosa succede se un’eccezione, come quella sulla tardività del disconoscimento, viene sollevata per la prima volta in Cassazione?
Il motivo di ricorso viene dichiarato inammissibile. La Corte di Cassazione non può esaminare questioni che non siano state specificamente proposte e discusse nei precedenti gradi di giudizio (Tribunale e Corte d’Appello).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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