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Onere della prova bollette: chi deve dimostrare il guasto?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 6959/2024, ha rigettato il ricorso di una società commerciale contro un fornitore di energia. Il caso verteva sulla contestazione di bollette ritenute eccessive. La Corte ha chiarito che l’onere della prova del malfunzionamento del contatore non si trasferisce al fornitore se il cliente si limita a lamentare un consumo anomalo, senza contestare specificamente il guasto tecnico del dispositivo. La presunzione di veridicità delle letture del contatore resta valida se non viene mossa una contestazione mirata al suo funzionamento.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Onere della prova bollette: chi deve dimostrare il guasto?

La questione dell’onere della prova in caso di contestazione di bollette energetiche è un tema di grande rilevanza pratica per cittadini e imprese. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali su come si distribuisce tale onere tra cliente e fornitore. Quando un utente ritiene che i consumi addebitati siano anomali, a chi spetta dimostrare che il contatore funziona correttamente? La risposta non è sempre scontata e dipende da come viene formulata la contestazione.

I Fatti di Causa: la controversia sulle bollette energetiche

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda una società commerciale, una pasticceria, che si era opposta a un decreto ingiuntivo ottenuto da una società fornitrice di energia elettrica per il mancato pagamento di diverse fatture. La società cliente lamentava l’eccessività degli importi richiesti, basati su consumi registrati tra il 2007 e il 2009. Nei gradi di merito, sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano dato ragione al fornitore, ritenendo provato il credito sulla base dei documenti prodotti, tra cui il contratto di somministrazione e il dettaglio dei consumi.

La pasticceria, non soddisfatta, ha presentato ricorso in Cassazione, sollevando due questioni principali: la prescrizione di una parte del credito e la violazione delle regole sull’onere della prova riguardo al corretto funzionamento del contatore.

Il principio dell’onere della prova nella contestazione dei consumi

Il punto centrale della controversia ruota attorno a un principio fondamentale del diritto processuale: l’onere della prova. In generale, il contatore è uno strumento accettato da entrambe le parti per la misurazione dei consumi, e le sue registrazioni godono di una presunzione semplice di veridicità. Ciò significa che, fino a prova contraria, i dati registrati si considerano corretti.

Tuttavia, l’utente ha sempre il diritto di contestare tali dati. La Cassazione chiarisce che il modo in cui questa contestazione viene avanzata è decisivo. Se l’utente si limita a denunciare una generica ‘anomalia’ o ‘abnormità’ dei consumi, la presunzione di correttezza del contatore non viene meno. In questo scenario, l’onere della prova di un fattore esterno che ha causato l’aumento dei consumi (come una perdita nell’impianto interno) grava sull’utente stesso.

La situazione cambia se l’utente contesta specificamente il malfunzionamento tecnico del contatore. Solo in questo caso l’onere della prova si inverte e spetta alla società fornitrice dimostrare che l’apparecchio di misurazione era perfettamente funzionante.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della pasticceria, confermando le decisioni dei giudici di merito. La Corte ha ritenuto inammissibile il motivo relativo alla prescrizione, poiché i ricorrenti non avevano rispettato il principio di autosufficienza del ricorso, omettendo di riportare in modo completo gli atti su cui si fondava la loro eccezione.

Sul punto cruciale dell’onere della prova, la Corte ha stabilito che la società cliente non aveva mai formulato una contestazione specifica sul malfunzionamento del contatore. Si era limitata a lamentare l’anomalia dei consumi, che avrebbe potuto derivare da altre cause (come perdite o guasti all’impianto interno). Di conseguenza, non era scattato l’obbligo per la società fornitrice di dimostrare il corretto funzionamento del dispositivo. La Corte ha quindi applicato la regola generale, secondo cui la contestazione generica non è sufficiente a invertire l’onere probatorio.

Le Motivazioni

La Corte ha ribadito che la fattura, di per sé, non è una prova piena del credito, ma nel contesto di un contratto di somministrazione, il suo valore probatorio è rafforzato dai dati del contatore. Quest’ultimo è accettato dalle parti come meccanismo di contabilizzazione e i suoi dati sono assistiti da una presunzione di veridicità. Il cliente che contesta deve superare questa presunzione. La Corte ha sottolineato che basare la propria difesa solo su una perizia di parte, che è una mera allegazione difensiva, e su una generica anomalia dei consumi non è sufficiente. Era necessario allegare e provare fatti specifici che indicassero un vizio di funzionamento del contatore, cosa che nel caso di specie non è avvenuta. Mancando questa premessa, la regola sul riparto dell’onere probatorio invocata dai ricorrenti non era applicabile.

Conclusioni

Questa ordinanza offre un’importante lezione pratica: chi contesta una bolletta energetica non può limitarsi a sostenere che i consumi sono ‘troppo alti’. Per attivare l’obbligo del fornitore di verificare e dimostrare il corretto funzionamento del contatore, è necessario formulare una contestazione chiara e specifica, diretta a un presunto guasto tecnico dell’apparecchio. In assenza di ciò, l’utente rischia di dover pagare gli importi fatturati, non essendo riuscito a superare la presunzione di affidabilità delle misurazioni.

A chi spetta l’onere della prova se contesto l’importo di una bolletta elettrica?
Inizialmente, le letture del contatore sono coperte da una presunzione di veridicità. L’onere della prova grava sul cliente, che deve dimostrare l’inesattezza dei consumi. Questo onere si sposta sul fornitore solo se il cliente contesta in modo specifico e circostanziato il malfunzionamento tecnico del contatore.

È sufficiente affermare che i consumi sono anomali per invertire l’onere della prova?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la semplice denuncia di un’anomalia o abnormità dei consumi non è sufficiente a far scattare l’obbligo per il fornitore di dimostrare il corretto funzionamento del contatore. La contestazione deve riguardare il guasto tecnico dell’apparecchio.

Che valore ha una perizia di parte in un processo di questo tipo?
Una perizia di parte è considerata un’opinione tecnica a sostegno della tesi di una delle parti. La controparte non ha l’onere di contestarla specificamente, in quanto il suo contenuto non è un fatto, ma una valutazione. Sarà il giudice a valutarla liberamente insieme a tutte le altre prove prodotte nel corso del giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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