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Onere della prova bollette: chi deve dimostrare il guasto?

Una società ha contestato l’importo di alcune bollette elettriche, sostenendo un malfunzionamento del contatore. I giudici di merito e la Corte di Cassazione hanno respinto la richiesta, chiarendo che l’onere della prova bollette grava inizialmente sull’utente. Quest’ultimo deve fornire elementi specifici e concreti per contestare i consumi (es. confronto con bollette passate), altrimenti la sua contestazione è considerata generica e inefficace. Solo a fronte di una contestazione circostanziata, l’onere si sposta sul fornitore, che dovrà dimostrare il corretto funzionamento del contatore.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Onere della prova bollette: chi deve dimostrare il guasto?

Quando si riceve una bolletta con consumi anomali, sorge spontanea una domanda: chi deve dimostrare che il contatore è guasto? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su questo tema, chiarendo la ripartizione dell’onere della prova bollette tra utente e fornitore di energia. La decisione sottolinea l’importanza di una contestazione specifica e dettagliata da parte del consumatore per poter ribaltare la presunzione di correttezza dei dati registrati.

I Fatti del Caso

Una società commerciale si è opposta al pagamento di una fattura per la fornitura di energia elettrica, ritenendo i consumi addebitati eccessivi e frutto di un malfunzionamento del contatore. La domanda della società, volta a far dichiarare l’inesistenza del credito, è stata respinta sia in primo grado dal Tribunale sia in secondo grado dalla Corte d’Appello. I giudici di merito hanno ritenuto che la società non avesse fornito prove sufficienti a superare la presunzione di veridicità dei consumi registrati. Di conseguenza, la società ha presentato ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando le decisioni dei precedenti gradi di giudizio. La Corte ha ribadito i principi consolidati in materia di riparto dell’onere probatorio nei contratti di somministrazione, offrendo chiarimenti fondamentali per utenti e operatori del settore.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si concentrano su tre punti principali, che analizzano la questione dell’onere della prova, la richiesta di una perizia tecnica e la regolamentazione delle spese legali.

L’Onere della Prova nelle Bollette: Spiegazione dei Principi

Il cuore della decisione riguarda l’applicazione dell’art. 2697 del codice civile sull’onere della prova bollette. La Corte chiarisce che i dati registrati dal contatore sono assistiti da una ‘presunzione semplice di veridicità’. Questo significa che, in linea di principio, i dati sono considerati corretti.

Tuttavia, l’utente ha il pieno diritto di contestarli. Per farlo efficacemente, non è sufficiente una lamentela generica. È necessario, invece, presentare elementi specifici e concreti che facciano sorgere un dubbio legittimo sulla correttezza dei dati. Questi elementi possono includere:

* Un confronto con i consumi medi registrati in periodi precedenti.
* La dimostrazione che l’attività produttiva non ha subito variazioni tali da giustificare l’aumento dei consumi.

Solo se l’utente fornisce questi indizi concreti, l’onere della prova si sposta sul fornitore. A quel punto, sarà la società erogatrice a dover dimostrare il perfetto funzionamento del contatore per pretendere il pagamento.
Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto che la società ricorrente fosse rimasta ‘inerte’, non avendo dimostrato né il malfunzionamento né di essersi attivata per richiederne controlli e verifiche. La sua contestazione è stata quindi giudicata troppo generica per invertire l’onere della prova.

Inammissibilità della Richiesta di C.T.U.

La società ricorrente si era lamentata del fatto che i giudici di merito non avessero disposto una Consulenza Tecnica d’Ufficio (C.T.U.) per verificare lo stato del contatore. La Cassazione ha dichiarato questo motivo inammissibile per due ragioni. In primo luogo, vigeva il principio della ‘doppia conforme’, che limita il ricorso in Cassazione quando le decisioni di primo e secondo grado sono identiche sui fatti. In secondo luogo, la richiesta di un mezzo istruttorio come la C.T.U. non costituisce un ‘fatto storico decisivo’ il cui omesso esame possa essere contestato in sede di legittimità.

La Decisione sulle Spese Legali

Infine, anche il motivo relativo alla compensazione delle spese legali è stato ritenuto inammissibile. La Corte ha ricordato che la decisione sulle spese rientra nel potere discrezionale del giudice di merito e può essere contestata in Cassazione solo se viene violato il principio per cui la parte totalmente vittoriosa non può essere condannata al pagamento delle spese.

Le Conclusioni

Questa ordinanza della Cassazione offre un’importante lezione pratica: per contestare efficacemente una bolletta con consumi anomali, non basta affermare che ‘i consumi sono troppo alti’. È fondamentale agire in modo proattivo e documentato. L’utente, sia esso un privato o un’azienda, deve raccogliere prove concrete (vecchie bollette, dati di produzione, ecc.) per supportare la propria contestazione. Una contestazione specifica e ben argomentata è il primo e indispensabile passo per poter chiedere al fornitore di dimostrare la correttezza delle sue pretese e, se necessario, far valere i propri diritti in giudizio.

A chi spetta l’onere della prova in caso di bollette con consumi anomali?
Inizialmente, l’onere di contestare i consumi spetta all’utente, il quale deve fornire indizi concreti (come il confronto con i consumi storici) che dimostrino l’anomalia. Solo dopo una contestazione specifica, l’onere si sposta sul fornitore, che dovrà provare il corretto funzionamento del contatore.

È sufficiente una contestazione generica dei consumi per invertire l’onere della prova?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che una contestazione generica non è sufficiente. L’utente deve muovere una contestazione ‘seria e puntuale’, deducendo elementi idonei a percepire uno scarto ingiustificato tra quanto fatturato e quanto effettivamente consumato.

Il giudice è obbligato a disporre una perizia tecnica (C.T.U.) sul contatore se richiesta dall’utente?
No. La decisione di disporre una C.T.U. rientra nel potere discrezionale del giudice. Inoltre, il rigetto di una richiesta di C.T.U. non può essere motivo di ricorso in Cassazione come ‘omesso esame di un fatto decisivo’, poiché la richiesta di un mezzo istruttorio non costituisce un fatto storico.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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