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Onere della prova bancario: la CTU basta?

Una banca ha impugnato una decisione che la riteneva responsabile per l’applicazione di interessi anatocistici e tassi usurari. La banca sosteneva che il cliente non avesse adempiuto all’onere della prova bancario, non producendo tutti gli estratti conto. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando che una consulenza tecnica d’ufficio (CTU) può integrare i documenti mancanti per ricostruire il saldo del conto. La Corte ha inoltre ribadito che l’anatocismo va sempre incluso nel calcolo del tasso effettivo per la verifica dell’usura.

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Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

L’Onere della Prova Bancario: La CTU Salva il Correntista?

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su una questione cruciale nei contenziosi bancari: cosa succede quando il correntista non riesce a produrre tutti gli estratti conto? L’ordinanza n. 8383/2024 affronta direttamente il tema dell’onere della prova bancario, stabilendo che la documentazione incompleta non preclude necessariamente la possibilità di accertare l’indebito. Vediamo come la Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU) può diventare uno strumento decisivo.

I Fatti: Un Conto Corrente Sotto la Lente

Il caso nasce dall’azione legale di una società contro il proprio istituto di credito. La società lamentava l’applicazione illegittima di anatocismo, commissioni di massimo scoperto e interessi usurari sul proprio conto corrente. Il Tribunale di primo grado aveva dato ragione alla società, dichiarando la nullità di alcune clausole e accertando un cospicuo credito a favore del correntista. La decisione era stata confermata anche dalla Corte d’Appello, nonostante l’istituto di credito avesse eccepito la mancata produzione di tutti gli estratti conto da parte della società attrice.

Il Cuore del Problema: L’Onere della Prova Bancario e la Documentazione Incompleta

L’istituto di credito ha portato il caso dinanzi alla Corte di Cassazione, basando il proprio ricorso su due motivi principali. Il primo, e più rilevante per la prassi, riguardava la violazione dell’art. 2697 c.c. sull’onere della prova bancario. Secondo la banca, i giudici di merito avevano errato nel ritenere assolto l’onere probatorio della società, nonostante questa non avesse depositato la serie completa degli estratti conto sin dall’apertura del rapporto. La ricostruzione del saldo, operata dal CTU, sarebbe stata basata su ‘artifizi contabili’ e non su prove documentali complete.

La Questione dell’Usura e dell’Anatocismo

Il secondo motivo di ricorso verteva sulla presunta errata applicazione delle norme in materia di usura (art. 1815 c.c. e L. 108/1996). La banca contestava la metodologia di calcolo del Tasso Effettivo Globale (TEG) utilizzata dal CTU e avallata dalla Corte d’Appello, in particolare per aver epurato preventivamente gli interessi anatocistici prima di procedere alla verifica del superamento del tasso soglia.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha rigettato entrambi i motivi di ricorso, fornendo chiarimenti fondamentali. Sul primo punto, gli Ermellini hanno ribadito un orientamento consolidato: la prova dell’indebito può essere desunta anche ‘aliunde’, ovvero da altre fonti. Se il correntista, onerato della prova, produce una documentazione incompleta, il giudice può integrare tale carenza attraverso altri mezzi di cognizione, inclusa una CTU. La consulenza tecnica, in questo contesto, non si sostituisce all’onere della prova, ma serve a integrare la prova già parzialmente fornita, a condizione che si basi su elementi certi e idonei a ricostruire in modo affidabile i movimenti del conto. La Corte ha sottolineato che la banca appellante non aveva contestato le specifiche modalità di ricostruzione del CTU, ma si era limitata a lamentare genericamente l’incompletezza documentale.

Sul secondo punto, relativo al calcolo dell’usura, la Corte ha affermato un principio ancora più netto. La capitalizzazione degli interessi passivi (anatocismo), anche quando legittimamente pattuita, costituisce un costo del credito. Pertanto, deve essere sempre inclusa nel calcolo del TEG per verificare il superamento del tasso soglia. Questo vale a maggior ragione quando, come nel caso di specie, l’anatocismo era stato applicato in modo illegittimo, poiché il contratto non era mai stato adeguato alla delibera CICR del 2000. L’esclusione degli effetti dell’anatocismo dal calcolo, sostenuta dalla banca, è stata giudicata contraria alla legge e ai principi affermati dalla stessa Cassazione.

Le conclusioni

L’ordinanza n. 8383/2024 rafforza la tutela del correntista nel contenzioso bancario. Stabilisce che l’impossibilità di reperire la totalità degli estratti conto non è un ostacolo insormontabile per l’azione di ripetizione dell’indebito. La CTU assume un ruolo centrale come strumento a disposizione del giudice per integrare le lacune probatorie e giungere a una ricostruzione veritiera del rapporto di dare/avere. Inoltre, la pronuncia ribadisce con forza che ogni costo applicato al cliente, inclusa la capitalizzazione degli interessi, deve essere considerato ai fini della verifica dell’usura, chiudendo la porta a metodologie di calcolo che potrebbero mascherare l’applicazione di tassi superiori alla soglia di legge.

Se un correntista non possiede tutti gli estratti conto, può comunque agire in giudizio contro la banca?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, la prova dell’indebito può essere desunta anche da altre fonti (aliunde) e il giudice può integrare la documentazione incompleta offerta dal correntista con altri mezzi di cognizione, come una consulenza tecnica d’ufficio (CTU).

Il giudice può basarsi su una CTU per ricostruire il saldo di un conto se mancano degli estratti conto?
Sì, il giudice può ricorrere a una CTU quando la prova dei movimenti del conto fornita dal correntista non è completa. La consulenza può ricostruire i saldi attraverso l’impiego di mezzi di prova ulteriori, purché questi siano idonei a fornire indicazioni certe e complete che giustifichino il saldo all’inizio del periodo documentato.

Gli interessi anatocistici (interessi su interessi) vanno inclusi nel calcolo per verificare se un tasso è usurario?
Sì. La Corte ha chiarito che la capitalizzazione trimestrale degli interessi passivi, anche se legittimamente concordata, rappresenta un costo del credito e deve quindi essere inserita nel conteggio delle voci rilevanti per la verifica del superamento del ‘tasso soglia’ di usura.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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