LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Onere della prova bancario: la banca deve provare

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 4067/2024, ha rigettato il ricorso di un istituto di credito, riaffermando un principio fondamentale in materia di onere della prova bancario. Il caso riguardava la richiesta di pagamento per uno scoperto di conto corrente. La Corte ha stabilito che la mancata contestazione degli estratti conto da parte del cliente non è sufficiente a provare il credito della banca. Quest’ultima ha sempre l’onere di dimostrare la legittimità delle singole voci addebitate, producendo i relativi contratti. In assenza del contratto per un conto anticipi collegato, le relative ‘competenze’ (spese, commissioni e interessi) sono state ritenute non dovute, portando all’azzeramento del debito del correntista.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Onere della Prova Bancario: L’Estratto Conto Non Basta, Serve il Contratto

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale nei rapporti tra banche e clienti: l’onere della prova bancario. La Suprema Corte ha chiarito che, per esigere il pagamento di uno scoperto di conto, non è sufficiente per l’istituto di credito produrre gli estratti conto; è indispensabile dimostrare la legittimità di ogni addebito attraverso la produzione dei contratti sottostanti. Vediamo nel dettaglio questa importante decisione e le sue implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso: Dal Decreto Ingiuntivo alla Cassazione

La vicenda ha origine dall’opposizione di un correntista a un decreto ingiuntivo ottenuto da una banca per un importo di oltre 200.000 euro, a titolo di scoperto su un conto corrente. Il cliente contestava la legittimità di diverse voci addebitate, in particolare quelle provenienti da un conto collegato, detto ‘conto anticipi’, per il quale la banca non aveva mai fornito il relativo contratto.

Il Tribunale di primo grado accoglieva parzialmente l’opposizione, riducendo drasticamente il debito. Successivamente, la Corte d’Appello, riformando la prima decisione, accoglieva in misura maggiore le ragioni del cliente, revocando del tutto la condanna al pagamento. La corte territoriale aveva infatti stabilito che, epurando il conto da tutte le commissioni, spese e interessi non provati contrattualmente (inclusi quelli del conto anticipi), il saldo risultava addirittura a credito per il correntista.

L’istituto di credito, non soddisfatto, ha quindi presentato ricorso in Cassazione, lamentando, tra le altre cose, la violazione delle norme sull’approvazione tacita degli estratti conto.

La Decisione della Corte e l’Onere della Prova Bancario

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso della banca, confermando le decisioni dei giudici di merito. La sentenza si basa su principi consolidati in materia di onere della prova bancario, offrendo chiarimenti fondamentali.

L’Inefficacia della Tacita Approvazione dell’Estratto Conto

Il punto centrale della difesa della banca si basava sull’art. 1832 del codice civile, secondo cui gli estratti conto si intendono approvati se non contestati dal cliente entro 60 giorni. La Cassazione ha ribadito che questa ‘approvazione tacita’ riguarda unicamente la verità contabile e storica delle operazioni annotate (ad esempio, che un certo bonifico è stato fatto o un certo assegno è stato pagato).

Tuttavia, tale approvazione non impedisce al correntista di contestare la validità e l’efficacia dei rapporti giuridici sottostanti. In altre parole, il cliente può sempre mettere in discussione la legittimità di una commissione, di un tasso di interesse o di una spesa, anche a distanza di tempo, se questi non sono previsti dal contratto o sono applicati in violazione della legge.

La Prova del Credito e i Documenti Necessari

La Corte ha sottolineato che, in un giudizio per il recupero di un credito, l’onere della prova bancario impone all’istituto di credito, in qualità di attore sostanziale, di dimostrare i fatti costitutivi della propria pretesa. Questo significa che la banca deve produrre non solo gli estratti conto, ma anche i contratti (di conto corrente, di apertura di credito, di conto anticipi, ecc.) che giustificano ogni singolo addebito.

Nel caso specifico, la mancata produzione del contratto del ‘conto anticipi’ ha reso impossibile verificare la legittimità e le modalità di calcolo delle ‘competenze’ (interessi, commissioni e spese) addebitate da quel conto a quello ordinario. Di conseguenza, i giudici hanno correttamente escluso tali somme dal calcolo del saldo finale.

Le motivazioni

La Corte ha motivato il rigetto di tutti e quattro i motivi di ricorso presentati dalla banca. In primo luogo, ha dichiarato inammissibile il motivo relativo alla presunta tardività dell’eccezione del cliente sul conto anticipi, in quanto questione nuova e mai sollevata in appello. Per quanto riguarda il secondo motivo, cuore della controversia, ha spiegato che l’approvazione dell’estratto conto non sana vizi sostanziali relativi alla legittimità delle poste, il cui onere probatorio resta a carico della banca. Il terzo motivo, sulla produzione di nuovi documenti in appello, è stato respinto poiché la banca non ha dimostrato l’impossibilità di depositarli in primo grado. Infine, il quarto motivo, relativo all’interpretazione di una clausola sulla commissione di massimo scoperto, è stato giudicato inammissibile perché la decisione d’appello si fondava su una doppia motivazione e la banca ne aveva contestata solo una, lasciando intatta l’altra, di per sé sufficiente a sorreggere la decisione.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame rappresenta un’importante tutela per i correntisti e un monito per gli istituti di credito. Viene confermato che la trasparenza contrattuale è un requisito imprescindibile e che l’onere della prova in giudizio grava interamente sulla banca, la quale non può fare affidamento sul silenzio del cliente per validare addebiti privi di una solida base contrattuale. Il cliente ha il diritto di richiedere un ricalcolo del proprio conto e contestare le voci illegittime, anche se non ha mai sollevato obiezioni formali alla ricezione degli estratti conto.

La mancata contestazione dell’estratto conto sana l’illegittimità delle spese addebitate dalla banca?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’approvazione tacita dell’estratto conto (ex art. 1832 c.c.) riguarda solo la veridicità contabile e storica delle operazioni, ma non impedisce di contestare la validità e legittimità giuridica delle singole poste, come interessi, commissioni o spese non previste contrattualmente.

Su chi ricade l’onere della prova in un giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo per un debito bancario?
L’onere della prova ricade sempre sulla banca. Anche se formalmente è il cliente (opponente) ad avviare la causa di opposizione, la banca mantiene la posizione di attore in senso sostanziale e deve quindi dimostrare l’esistenza e l’ammontare del proprio credito, producendo tutti i contratti e i documenti che giustificano gli addebiti.

Cosa succede se la banca non produce il contratto relativo a un conto collegato da cui provengono degli addebiti?
Se la banca non produce il contratto che giustifica gli addebiti provenienti da un conto collegato (come un ‘conto anticipi’), le relative competenze (interessi, spese, commissioni) vengono considerate non dovute. Il giudice, pertanto, procederà al ricalcolo del saldo del conto corrente principale escludendo tali importi, poiché la banca non ha adempiuto al proprio onere di provare il fondamento della sua pretesa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati