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Onere della prova banca: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un correntista, chiarendo l’onere della prova banca. La Corte ha stabilito che, in assenza di alcuni estratti conto, l’istituto di credito può dimostrare il proprio credito anche con altri mezzi di prova, come le movimentazioni contabili interne, soprattutto quando il cliente non contesta il capitale ma solo le condizioni applicate (interessi, commissioni). La decisione sottolinea che la contestazione del correntista deve essere specifica e non generica per invalidare le prove alternative fornite dalla banca.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Onere della prova banca: gli estratti conto non sono l’unica via

L’onere della prova banca è un tema cruciale nelle controversie tra istituti di credito e clienti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito importanti chiarimenti, stabilendo che la banca può dimostrare il proprio credito anche senza la produzione integrale degli estratti conto, a patto che il cliente non contesti specificamente le movimentazioni del capitale. Analizziamo questa decisione per capire le sue implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso: La controversia sul saldo del conto corrente

La vicenda ha origine da un decreto ingiuntivo ottenuto da un istituto di credito contro una società e i suoi garanti per il pagamento di un saldo passivo di conto corrente. I debitori si opponevano, contestando l’importo richiesto. Il Tribunale di primo grado accoglieva parzialmente l’opposizione, rideterminando la somma dovuta sulla base di una Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU).

Successivamente, la Corte d’Appello confermava la decisione di primo grado. I debitori lamentavano che la CTU fosse stata erroneamente basata su liste di movimenti contabili interne della banca, prive di data certa, e non sugli estratti conto periodici, specialmente per il periodo iniziale del rapporto. Secondo loro, la banca non aveva assolto al proprio onere probatorio.

Il Ricorso in Cassazione e l’onere della prova banca

I debitori hanno quindi proposto ricorso in Cassazione, insistendo sulla violazione delle norme relative all’onere della prova banca (art. 2697 c.c.). Il motivo principale del ricorso si fondava sull’idea che la banca avesse il dovere di produrre tutti gli estratti conto sin dall’inizio del rapporto per dimostrare la fondatezza della sua pretesa. La produzione di semplici liste interne, a loro dire, non costituiva prova sufficiente.

I ricorrenti sostenevano che, in assenza degli estratti conto iniziali, la banca non aveva fornito una prova documentale completa e certa del saldo finale, rendendo illegittima la ricostruzione contabile effettuata dal CTU e avallata dai giudici di merito.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, offrendo motivazioni di grande interesse sul tema dell’onere della prova banca. In primo luogo, la Corte ha ribadito un principio consolidato: gli estratti conto, sebbene siano uno strumento probatorio importante, non sono l’unico mezzo per ricostruire le movimentazioni di un rapporto bancario.

Il giudice di merito può avvalersi anche di altri strumenti rappresentativi, come le registrazioni contabili interne della banca, e affidare a un CTU il compito di rideterminare il saldo. Spetta poi al giudice valutare l’idoneità di tali prove. Questo è particolarmente vero quando il correntista non contesta il credito in linea capitale (cioè le singole movimentazioni), ma si limita a sollevare questioni sull’illegittimità di determinate voci, come la capitalizzazione trimestrale, gli interessi ultralegali o le commissioni di massimo scoperto.

Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva correttamente evidenziato che gli opponenti non avevano mai contestato le movimentazioni registrate, ma solo l’applicazione di condizioni ritenute illegittime. Di fronte a questa ratio decidendi, la censura dei ricorrenti, focalizzata genericamente sulla mancanza di estratti conto, è stata giudicata non pertinente. La contestazione deve essere specifica, non generica.

Inoltre, la Corte ha sottolineato che criticare la valutazione delle prove operata dal giudice di merito non equivale a denunciare una violazione dell’art. 2697 c.c. (onere della prova), ma si traduce in un tentativo di riesaminare il merito della causa, inammissibile in sede di legittimità.

Le Conclusioni: Implicazioni pratiche della decisione

La decisione in esame consolida un orientamento fondamentale per il contenzioso bancario. L’onere della prova banca può essere assolto anche attraverso prove alternative agli estratti conto, come le scritture contabili. Le conclusioni pratiche sono significative:

1. La contestazione del cliente deve essere specifica: il correntista che intende contestare il saldo non può limitarsi a una generica eccezione sulla mancanza di documentazione. Deve contestare in modo puntuale le singole movimentazioni che ritiene errate. Se la contestazione riguarda solo l’applicazione di interessi e commissioni, le prove alternative fornite dalla banca sulla movimentazione del capitale possono essere ritenute sufficienti.

2. Valore delle scritture contabili: le registrazioni interne della banca, sebbene non abbiano la stessa natura degli estratti conto inviati periodicamente, possono assumere piena valenza probatoria, specialmente se supportate da una perizia tecnica e in assenza di contestazioni specifiche sul capitale.

3. Limiti del giudizio in Cassazione: non è possibile, in sede di legittimità, rimettere in discussione l’apprezzamento delle prove fatto dal giudice di merito, a meno che non si dimostri una violazione diretta delle norme sulla ripartizione dell’onere probatorio, cosa che in questo caso non è avvenuta.

La banca deve sempre produrre tutti gli estratti conto per provare il proprio credito?
No. Secondo la Corte, gli estratti conto non sono l’unico mezzo di prova. L’andamento del conto può essere accertato anche con altri strumenti rappresentativi delle movimentazioni, come le scritture contabili interne della banca.

Quali altre prove può usare la banca se mancano alcuni estratti conto?
La banca può utilizzare ulteriori mezzi di prova idonei a fornire indicazioni certe e complete sul saldo, come le liste dei movimenti contabili. Il giudice del merito può affidare a un consulente tecnico (CTU) il compito di ricostruire il dare e l’avere sulla base di tale documentazione.

Cosa succede se il correntista contesta solo gli interessi e non le movimentazioni di capitale?
Se la contestazione del correntista riguarda solo profili di illegittimità (es. interessi superiori al tasso legale, capitalizzazione trimestrale) e non il credito in linea capitale (le movimentazioni), la prova fornita dalla banca tramite documenti interni può essere considerata sufficiente per dimostrare il suo credito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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