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Onere della prova autovelox: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione interviene sul tema dell’onere della prova autovelox. Un automobilista aveva ottenuto l’annullamento di una multa per eccesso di velocità perché il Comune non aveva provato la corretta segnalazione dell’apparecchio. La Suprema Corte ha ribaltato la decisione, stabilendo che spetta all’automobilista che contesta la sanzione dimostrare l’effettiva inidoneità della segnaletica, e non all’amministrazione provarne la regolarità. La semplice contumacia del Comune in primo grado non è sufficiente a far decadere la multa.

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Pubblicato il 4 dicembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Onere della Prova Autovelox: La Cassazione Chiarisce le Regole

In materia di multe per eccesso di velocità, una delle questioni più dibattute riguarda l’onere della prova autovelox: chi deve dimostrare che il dispositivo era correttamente segnalato e funzionante? Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali, ribaltando una decisione di merito e specificando la ripartizione dei doveri probatori tra l’amministrazione e l’automobilista che contesta la sanzione.

I Fatti del Caso: Dalla Multa al Ricorso in Cassazione

La vicenda ha origine da un verbale di contestazione elevato dalla polizia municipale di un Comune campano nei confronti di un automobilista per superamento dei limiti di velocità, rilevato tramite autovelox. L’automobilista si opponeva alla sanzione, ma il Giudice di Pace rigettava il suo ricorso in un giudizio in cui il Comune non si era costituito, rimanendo contumace.

Successivamente, il Tribunale, in funzione di giudice d’appello, accoglieva il gravame dell’automobilista. La motivazione principale era che il Comune, assente in primo grado, non aveva fornito la documentazione attestante la corretta segnalazione e il corretto funzionamento dell’apparecchio di rilevazione. Secondo il Tribunale, l’amministrazione non aveva così dato prova dei fatti costitutivi della sua pretesa.

Contro questa decisione, il Comune ha proposto ricorso per cassazione, lamentando una errata applicazione delle norme sull’onere della prova.

La Decisione della Corte di Cassazione: Ribaltato l’Onere della Prova Autovelox

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del Comune, cassando la sentenza del Tribunale e rinviando la causa ad un altro magistrato per un nuovo esame. Il cuore della decisione risiede nella corretta interpretazione delle regole sulla ripartizione dell’onere probatorio nei giudizi di opposizione a sanzione amministrativa.

I giudici di legittimità hanno stabilito che il Tribunale ha errato nel ritenere che la contumacia del Comune in primo grado fosse di per sé sufficiente a dimostrare la mancanza di prova. Il Tribunale avrebbe invece dovuto valutare la rilevanza probatoria del verbale di contravvenzione, che lo stesso automobilista aveva prodotto in giudizio per fondare la propria opposizione.

Le Motivazioni: La Ripartizione dell’Onere della Prova

La Cassazione ha ribadito un principio consolidato (ius receptum): nel giudizio di opposizione a sanzione amministrativa, l’onere di allegazione dei fatti è a carico dell’opponente (l’automobilista), mentre l’onere probatorio segue la regola generale dell’art. 2697 del codice civile. Questo significa che:

1. L’Amministrazione (attore sostanziale) ha il compito di provare i fatti costitutivi della sua pretesa sanzionatoria (es. l’avvenuta violazione).
2. L’Opponente (convenuto sostanziale) ha il compito di provare eventuali fatti impeditivi, modificativi o estintivi della pretesa, come ad esempio l’irregolarità della procedura o l’esclusione della propria responsabilità.

Nello specifico caso della segnaletica dell’autovelox, la Corte ha chiarito che, a fronte di una contestazione non sull’esistenza (an) dell’obbligo di segnalazione ma sulle sue modalità (quomodo), l’onere di fornire la dimostrazione dell’inadeguatezza del dovere informativo grava sull’opponente. In altre parole, è l’automobilista a dover provare che la segnaletica era, in concreto, non idonea per percepibilità o leggibilità, e non il Comune a dover provare il contrario. Il verbale di accertamento, se attesta la regolarità, costituisce una prova che può essere superata solo con una dimostrazione contraria da parte di chi contesta.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per gli Automobilisti

Questa ordinanza ha importanti conseguenze pratiche. Chi intende contestare una multa per eccesso di velocità non può limitarsi a una generica eccezione sulla mancata visibilità o segnalazione dell’autovelox. È necessario, invece, allegare e provare fatti specifici che dimostrino l’effettiva inidoneità della segnaletica nel caso concreto. La semplice assenza in giudizio dell’amministrazione non è sufficiente a vincere la causa, se il verbale prodotto contiene già gli elementi a fondamento della violazione. La decisione rafforza la validità del verbale di accertamento come atto pubblico e chiarisce che la contestazione deve essere supportata da prove concrete fornite dal cittadino.

Chi deve provare che la segnaletica dell’autovelox è inadeguata?
Secondo la Corte di Cassazione, l’onere di provare l’inidoneità in concreto della segnaletica, in termini di percepibilità e leggibilità, grava sull’automobilista che contesta la multa e non sull’amministrazione.

Se il Comune non si presenta in primo grado (contumacia), la multa è automaticamente nulla?
No. La contumacia dell’amministrazione non implica automaticamente la mancanza di prova dei fatti. Il giudice deve comunque valutare le prove presenti in atti, come il verbale di contravvenzione prodotto dallo stesso ricorrente, per decidere sulla fondatezza della sanzione.

Basta una contestazione generica sul funzionamento o sulla segnalazione dell’autovelox per annullare la multa?
No. La sentenza chiarisce che l’opponente deve dedurre fatti specifici che incidono sulla regolarità formale del procedimento o che escludono la sua responsabilità. Una contestazione meramente generica, non supportata da prove, non è sufficiente per invalidare il verbale di accertamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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