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Onere della prova appalto: la fattura non basta

Una società appaltatrice richiedeva il pagamento per servizi di vigilanza. La società committente si opponeva, negando l’avvenuta esecuzione delle prestazioni. La Corte d’Appello ha accolto l’appello della committente, stabilendo che in caso di contestazione, l’onere della prova appalto spetta a chi richiede il pagamento. La sola fattura non è sufficiente a dimostrare l’effettivo svolgimento del servizio, portando al rigetto della domanda di pagamento.

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Pubblicato il 16 giugno 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Fattura non pagata? L’onere della prova nell’appalto spetta a te

Nel mondo dei contratti di appalto, l’emissione di una fattura sembra spesso il passo finale per ottenere il pagamento di un servizio. Tuttavia, una recente sentenza della Corte d’Appello di Roma ci ricorda un principio fondamentale: se il cliente contesta l’esecuzione della prestazione, la sola fattura non basta. Spetta all’appaltatore dimostrare di aver effettivamente svolto il lavoro. In questo articolo, analizziamo come l’onere della prova appalto sia stato l’elemento decisivo per ribaltare una decisione di primo grado.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine da un decreto ingiuntivo per circa 277.000 euro, emesso su richiesta di una società fornitrice di servizi di vigilanza e guardiania nei confronti di una società committente. Quest’ultima si opponeva al pagamento, sostenendo che i servizi non erano mai stati eseguiti o, comunque, non erano stati provati.

Il Tribunale di primo grado aveva parzialmente accolto le ragioni della società fornitrice, condannando la committente al pagamento di una somma ridotta a circa 107.000 euro. Tale importo si riferiva esclusivamente alle prestazioni previste da due contratti scritti, escludendo altre richieste basate su accordi meno formali. Insoddisfatta, la società committente ha presentato appello, insistendo sulla totale mancanza di prove riguardo l’effettiva esecuzione dei servizi, anche per i due contratti riconosciuti validi dal primo giudice.

L’onere della prova appalto secondo la Corte

La Corte d’Appello ha accolto l’impugnazione, riformando completamente la sentenza precedente e rigettando in toto la domanda di pagamento. Il punto centrale della decisione risiede proprio nella corretta applicazione delle regole sull’onere della prova appalto.

I giudici hanno chiarito che, sebbene una fattura possa essere una prova sufficiente per ottenere un decreto ingiuntivo in sede monitoria, la sua efficacia probatoria si esaurisce nel momento in cui il debitore si oppone. Nel successivo giudizio di merito, se il committente contesta specificamente l’esecuzione delle prestazioni, spetta all’appaltatore (il creditore) dimostrare, con ogni mezzo, i fatti costitutivi del proprio diritto. In parole semplici, deve provare di aver eseguito il lavoro per cui chiede di essere pagato.

L’insufficienza delle prove fornite

Nel caso di specie, la società che richiedeva il pagamento non è riuscita a fornire tale dimostrazione. La Corte ha evidenziato diverse carenze probatorie:

* Mancanza di Documentazione: Le fatture non erano supportate da riepiloghi mensili o altri documenti, come previsto dal contratto, che attestassero le date e le modalità del servizio svolto.
* Prova Testimoniale Inefficace: La testimonianza a favore della società appaltatrice è stata giudicata generica e in contrasto con quanto dichiarato dal teste della controparte.
* Note di Credito: Una parte significativa delle fatture era stata revocata dalla stessa società emittente tramite note di credito. La successiva affermazione che tali note fossero state a loro volta annullate non è stata supportata da alcuna prova, nemmeno indiziaria.

Di fronte a una contestazione precisa da parte della committente e all’incapacità dell’appaltatrice di provare l’effettivo svolgimento dei servizi, la Corte non ha potuto fare altro che respingere la richiesta di pagamento.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte d’Appello è lineare e aderente ai principi consolidati in materia contrattuale. La stipula di un contratto, sebbene necessaria, non prova di per sé l’esecuzione delle prestazioni in esso contenute. Quando sorge una controversia, il contratto definisce gli obblighi, ma la prova dell’adempimento di tali obblighi è una questione separata. L’onere della prova appalto grava su chi afferma di aver adempiuto e pretende la controprestazione (il pagamento). La fattura, essendo un documento di formazione unilaterale, non può, da sola, superare una specifica contestazione del debitore nel giudizio ordinario.

Conclusioni

Questa sentenza offre una lezione cruciale per tutte le imprese che operano tramite contratti di appalto di servizi. Non è sufficiente emettere una fattura per avere diritto al pagamento. È indispensabile mantenere una documentazione accurata e dettagliata che attesti l’effettiva esecuzione delle prestazioni (rapportini di intervento firmati dal cliente, registri delle presenze, report mensili). In caso di contenzioso, questa documentazione diventa l’unica vera ancora di salvezza per dimostrare il proprio diritto al compenso e non vedere vanificati i propri sforzi a causa di un difetto probatorio.

Una fattura è sempre sufficiente per provare un credito in tribunale?
No. Secondo la sentenza, la fattura è una prova adeguata solo per la fase iniziale e sommaria del decreto ingiuntivo (sede monitoria). Se il debitore si oppone e contesta l’esecuzione della prestazione, la fattura perde la sua efficacia probatoria e il creditore deve fornire prove ulteriori.

In un contratto d’appalto, chi deve provare che il servizio è stato eseguito se il cliente lo nega?
L’onere della prova spetta all’appaltatore, ovvero alla parte che chiede il pagamento. È la società che ha fornito (o afferma di aver fornito) il servizio a dover dimostrare l’effettivo svolgimento delle prestazioni per le quali richiede il compenso.

Perché la Corte d’Appello ha respinto la richiesta di pagamento?
La Corte ha respinto la richiesta perché la società appaltatrice non ha fornito prove sufficienti a dimostrare di aver eseguito i servizi di vigilanza contestati. Le prove presentate, incluse le fatture e una testimonianza generica, sono state ritenute inadeguate a superare la specifica negazione dei fatti da parte della società committente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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