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Onere della prova agricoli: chi prova il rapporto?

Una lavoratrice agricola si è vista rigettare il ricorso contro la sua cancellazione dagli elenchi professionali. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, ribadendo un principio fondamentale sull’onere della prova agricoli: quando l’ente previdenziale contesta la genuinità del rapporto, l’iscrizione all’elenco perde la sua efficacia probatoria. Spetta quindi interamente al lavoratore dimostrare in giudizio l’effettiva esistenza, durata e natura del rapporto di lavoro subordinato.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Onere della Prova Agricoli: L’Iscrizione agli Elenchi Non Sempre Basta

L’iscrizione negli elenchi dei lavoratori agricoli rappresenta un presupposto fondamentale per l’accesso a importanti tutele previdenziali. Tuttavia, cosa succede quando l’ente previdenziale mette in discussione la veridicità del rapporto di lavoro? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un punto cruciale sull’onere della prova agricoli, stabilendo che in caso di contestazione, la semplice iscrizione non è più sufficiente, e spetta al lavoratore dimostrare l’effettività del proprio impiego.

I Fatti di Causa

Una lavoratrice agricola si era vista cancellare dagli elenchi di categoria per il periodo 2006-2008 a seguito di un accertamento che aveva ritenuto fittizi i rapporti di lavoro intrattenuti con una cooperativa. La lavoratrice aveva quindi agito in giudizio per ottenere la reinscrizione, ma la sua domanda era stata respinta sia in primo grado che dalla Corte d’Appello. Entrambi i giudici di merito avevano concluso che, a fronte delle contestazioni dell’ente, la lavoratrice non era riuscita a fornire prove sufficienti a dimostrare la reale esistenza di un rapporto di lavoro subordinato.

Contro la sentenza d’appello, la lavoratrice ha proposto ricorso per cassazione, lamentando, tra le altre cose, un’errata ripartizione dell’onere della prova.

L’Onere della Prova Agricoli e il Ruolo dell’Iscrizione

Il fulcro della questione legale risiede nel valore probatorio dell’iscrizione negli elenchi dei lavoratori agricoli. Secondo un principio consolidato, tale iscrizione garantisce una cosiddetta “agevolazione probatoria”: fintanto che non viene contestata, essa è sufficiente a far presumere l’esistenza del rapporto di lavoro.

Tuttavia, come chiarito dalla Cassazione, questa agevolazione viene meno nel momento in cui l’ente previdenziale, a seguito di un controllo, disconosce l’esistenza del rapporto. In tale scenario, la situazione processuale si ribalta.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso della lavoratrice, confermando le decisioni dei giudici di merito. Gli Ermellini hanno ribadito che, una volta che l’ente previdenziale contesta l’attendibilità delle risultanze documentali (come l’iscrizione), l’agevolazione probatoria cessa di esistere.

Di conseguenza, l’onere della prova agricoli torna a gravare interamente sul lavoratore. È quest’ultimo che deve dimostrare in giudizio, con ogni mezzo, l’esistenza, la durata e la natura onerosa del rapporto di lavoro che fonda il suo diritto all’iscrizione e alle relative prestazioni previdenziali.

Le Motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione richiamando la propria giurisprudenza consolidata. L’iscrizione negli elenchi, pur essendo un atto rilevante, non può mai tradursi in un’inversione dell’onere della prova a carico dell’ente. L’ente ha il dovere istituzionale di verificare la veridicità dei dati. Se emergono dubbi fondati sull’effettività del rapporto, è corretto che il lavoratore sia chiamato a fornire la prova piena e diretta del suo lavoro.

Nel caso specifico, i giudici di merito avevano correttamente attribuito alla lavoratrice l’onere di provare il suo rapporto con la cooperativa. Avendo ritenuto che le prove documentali e testimoniali raccolte non fossero sufficienti a superare i dubbi emersi dagli accertamenti, la loro decisione di rigettare la domanda è stata considerata legittima. La Corte ha inoltre dichiarato inammissibili gli altri motivi di ricorso, in quanto miravano a una rivalutazione dei fatti e delle prove, attività preclusa nel giudizio di legittimità, specialmente in presenza di una “doppia conforme” (decisioni uguali nei primi due gradi di giudizio).

Conclusioni

Questa ordinanza rafforza un principio di grande importanza pratica per i lavoratori del settore agricolo. L’iscrizione negli elenchi è un primo passo, ma non una garanzia assoluta. In caso di controlli e contestazioni da parte dell’ente previdenziale, il lavoratore deve essere preparato a dimostrare concretamente la realtà del proprio lavoro. È quindi fondamentale conservare tutta la documentazione utile (buste paga, comunicazioni, etc.) e poter contare su testimonianze attendibili che possano confermare l’effettivo svolgimento dell’attività lavorativa subordinata.

L’iscrizione negli elenchi dei lavoratori agricoli è sufficiente a provare il rapporto di lavoro in un processo?
No. L’iscrizione offre una semplice agevolazione probatoria, ma perde la sua efficacia se l’ente previdenziale contesta la veridicità del rapporto di lavoro a seguito di un controllo.

Su chi ricade l’onere della prova se l’INPS contesta la veridicità di un rapporto di lavoro agricolo?
L’onere della prova ricade interamente sul lavoratore. Egli deve dimostrare in giudizio l’esistenza, la durata e la natura onerosa del rapporto di lavoro per vedersi riconosciuto il diritto all’iscrizione e alle prestazioni previdenziali.

È possibile contestare in Cassazione la valutazione delle prove testimoniali fatta dai giudici di merito?
No. Il ricorso in Cassazione è un giudizio di legittimità, non di merito. Pertanto, non è possibile chiedere alla Suprema Corte di riesaminare e rivalutare i fatti o l’attendibilità delle prove, come le testimonianze, che sono state già vagliate nei precedenti gradi di giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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