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Onere della prova accertamento negativo: chi prova?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 15176/2024, ha stabilito un principio fondamentale sull’onere della prova nell’accertamento negativo. Quando un cliente agisce in giudizio per far dichiarare l’inesistenza di un debito verso la banca, spetta al cliente stesso provare i fatti che dimostrano l’infondatezza della pretesa dell’istituto di credito. La Corte ha cassato la sentenza d’appello che, erroneamente, aveva invertito tale onere, ponendolo a carico della banca. Questa decisione riafferma che il principio generale sancito dall’art. 2697 c.c. si applica anche in queste fattispecie, indipendentemente dal fatto che l’azione sia stata avviata dal debitore.

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Pubblicato il 21 novembre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Onere della Prova nell’Accertamento Negativo: La Cassazione Fa Chiarezza

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio cruciale in materia di contenzioso bancario, specificando a chi spetta l’onere della prova nell’accertamento negativo di un debito. La decisione chiarisce che, quando un correntista avvia una causa per far dichiarare inesistente un saldo a debito, è proprio lui a dover dimostrare i fatti a fondamento della sua richiesta, e non la banca a dover provare l’esistenza del credito. Questa pronuncia si pone in linea con un consolidato orientamento giurisprudenziale, correggendo una decisione di secondo grado che aveva erroneamente invertito le parti processuali.

I Fatti del Caso

Una società correntista aveva citato in giudizio il proprio istituto di credito chiedendo al tribunale di accertare l’inesistenza di un saldo debitore risultante dal proprio conto corrente. In primo grado, la domanda era stata respinta. La Corte d’Appello, tuttavia, aveva ribaltato la decisione, accogliendo il ricorso della società. Secondo i giudici di secondo grado, gravava sulla banca l’onere di provare i fatti costitutivi del proprio credito, anche se l’azione legale era stata intentata dal cliente. L’istituto di credito, ritenendo errata tale interpretazione, ha proposto ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso della banca, cassando la sentenza d’appello. I giudici hanno affermato che il principio generale sull’onere della prova, sancito dall’articolo 2697 del codice civile, non subisce deroghe nelle azioni di accertamento negativo. Chi agisce in giudizio per far valere un diritto (in questo caso, il diritto a non essere considerato debitore) deve provare i fatti che ne costituiscono il fondamento. Di conseguenza, il correntista che contesta il saldo negativo deve fornire la prova dell’inesistenza del debito, ad esempio producendo gli estratti conto completi che dimostrino l’illegittimità delle pretese della banca.

Il Principio sull’Onere della Prova nell’Accertamento Negativo

La Cassazione ha chiarito che l’onere della prova nell’accertamento negativo non si sposta sul convenuto (la banca) per il solo fatto che l’attore (il correntista) agisce per negare un diritto altrui. La struttura del processo non cambia: chi inizia la causa deve supportare la propria domanda con le prove necessarie. Anche quando si tratta di provare un “fatto negativo” (come l’inesistenza di un debito), la parte attrice non è esonerata dal proprio onere. La prova può essere fornita dimostrando un fatto positivo contrario (ad esempio, l’avvenuto pagamento) o attraverso presunzioni.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su un consolidato orientamento giurisprudenziale. È stato ribadito che, quando l’attore chiede l’accertamento negativo di un diritto e il convenuto non si limita a chiedere il rigetto della pretesa, ma formula a sua volta una domanda riconvenzionale per ottenere il riconoscimento di quel diritto, entrambe le parti devono provare le rispettive pretese. Tuttavia, nel caso di specie, la banca si era limitata a resistere alla domanda del correntista. In questa situazione, l’onere probatorio resta interamente a carico di chi ha introdotto il giudizio. Invertire questo onere significherebbe violare le regole fondamentali del processo civile. La Corte ha inoltre specificato che questo principio si applica anche alle azioni di ripetizione dell’indebito, dove il cliente deve provare sia i pagamenti effettuati sia la mancanza di una valida “causa debendi”.

Le Conclusioni

In conclusione, la Suprema Corte ha cassato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa alla Corte d’Appello in diversa composizione. La decisione riafferma con forza che la natura dell’azione (di accertamento positivo o negativo) non modifica la regola generale sulla ripartizione dell’onere della prova. Il correntista che intende contestare un saldo debitore e farne dichiarare l’inesistenza deve prepararsi a sostenere attivamente la propria posizione in giudizio, fornendo tutti gli elementi probatori necessari a dimostrare la fondatezza della propria pretesa.

In un’azione di accertamento negativo del debito bancario, chi ha l’onere della prova?
Secondo la Corte di Cassazione, l’onere della prova grava sull’attore, ovvero sul correntista che agisce in giudizio per far dichiarare l’inesistenza del debito. È lui che deve dimostrare i fatti a fondamento della sua domanda.

Cosa accade se la banca, oltre a difendersi, chiede a sua volta il pagamento del debito?
Se la banca formula una domanda riconvenzionale per ottenere il riconoscimento del proprio credito, allora entrambe le parti avranno l’onere di provare le rispettive e contrapposte pretese. Il correntista dovrà provare l’inesistenza del debito e la banca dovrà provare l’esistenza del suo credito.

È più difficile provare un ‘fatto negativo’ come l’inesistenza di un debito?
Anche se si tratta di un ‘fatto negativo’, l’onere della prova non si inverte. La Corte chiarisce che la prova può essere fornita dimostrando uno specifico fatto positivo contrario (ad esempio, un pagamento non registrato) o tramite presunzioni che portino a desumere l’inesistenza del fatto contestato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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