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Onere della prova: a chi spetta provare la notifica?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 27760/2025, ha stabilito un principio fondamentale in materia di opposizione a ordinanza ingiunzione. Se la Pubblica Amministrazione eccepisce la tardività del ricorso del cittadino, spetta alla stessa P.A. fornire la prova della data di notifica dell’atto, producendo la cartolina di ritorno. La Corte ha ribaltato la decisione del Tribunale che aveva erroneamente posto tale onere della prova a carico del cittadino, applicando il principio di vicinanza della prova.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Onere della Prova nella Notifica delle Multe: la Cassazione Sta dalla Parte del Cittadino

Quando si riceve una multa e si decide di fare ricorso, uno degli aspetti più critici è rispettare i termini. Ma cosa succede se l’amministrazione contesta la tempestività del ricorso? A chi spetta l’onere della prova, ovvero chi deve dimostrare la data esatta in cui l’atto è stato notificato? Con la recente ordinanza n. 27760/2025, la Corte di Cassazione ha fornito una risposta chiara e a tutela del cittadino, ribaltando un’interpretazione errata che rischiava di compromettere il diritto di difesa.

I Fatti di Causa

Il caso nasce dall’opposizione di una cittadina a un’ordinanza ingiunzione emessa dalla Prefettura di Bari per una violazione del Codice della Strada. In primo grado, il Giudice di Pace accoglieva il ricorso, anche perché riteneva non valida la costituzione in giudizio della Prefettura, avvenuta tramite Posta Elettronica Certificata (PEC).

La Prefettura proponeva appello e il Tribunale ribaltava completamente la situazione. In primo luogo, dichiarava nulla la sentenza del Giudice di Pace per un vizio di forma (la mancata lettura del dispositivo in udienza). In secondo luogo, riteneva valida la costituzione via PEC della Prefettura. Infine, e questo è il punto cruciale, dichiarava inammissibile l’opposizione originaria della cittadina perché tardiva. Secondo il Tribunale, era la ricorrente a dover provare di aver agito nei termini, depositando la cartolina di avvenuta consegna della multa, cosa che non aveva fatto.

La cittadina, vedendosi negato il diritto a una decisione nel merito, si è rivolta alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Cassazione e l’Onere della Prova

La Corte Suprema ha accolto il motivo di ricorso relativo all’onere della prova, cassando la sentenza del Tribunale e rinviando la causa per un nuovo esame. I giudici di legittimità hanno chiarito che il Tribunale ha commesso un grave errore nell’invertire l’onere probatorio.

Quando l’amministrazione, come in questo caso la Prefettura, eccepisce che l’opposizione del cittadino è stata presentata fuori termine, è l’amministrazione stessa a dover fornire la prova che fonda la sua eccezione. Poiché la notifica era avvenuta a mezzo posta, l’unico documento in grado di attestare con certezza la data di consegna era la cartolina di ritorno (o avviso di ricevimento), un documento che è nella piena disponibilità del mittente, ovvero della Prefettura.

La Validità del Deposito Telematico da Parte della P.A.

Pur accogliendo il motivo principale, la Corte ha rigettato gli altri motivi del ricorso, confermando un importante orientamento. In particolare, ha stabilito che nei procedimenti di opposizione a sanzioni amministrative, la Pubblica Amministrazione può legittimamente costituirsi in giudizio depositando i propri atti tramite PEC. Questa procedura rappresenta un’eccezione speciale, consentita dalla legge per questa tipologia di contenzioso, che deroga al principio generale che vorrebbe il deposito degli atti effettuato di persona in cancelleria.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda su un principio cardine del nostro ordinamento processuale: il principio di vicinanza della prova. Secondo tale principio, l’onere di provare un fatto deve gravare sulla parte che ha maggiore facilità e possibilità di accedere alla fonte di prova. Nel caso di una notifica a mezzo posta, è evidente che il mittente (la P.A.) è l’unico soggetto a ricevere e conservare la cartolina di ritorno che attesta la data di perfezionamento della notifica per il destinatario. Pretendere che fosse il cittadino a produrre un documento che non possiede sarebbe illogico e contrario ai principi di un giusto processo. Il Tribunale, affermando che la prova della tempestività incombeva sull’opponente, ha violato l’art. 2697 del Codice Civile e i principi consolidati dalla stessa Corte di Cassazione e dalla Corte Costituzionale in materia di notificazioni.

Conclusioni

Questa ordinanza rafforza la posizione del cittadino nei confronti della Pubblica Amministrazione. Stabilisce in modo inequivocabile che se l’amministrazione contesta la tardività di un ricorso, non può limitarsi a una mera affermazione, ma deve supportarla con la prova documentale che ha nella sua esclusiva disponibilità. Questa decisione non solo garantisce una maggiore equità nel processo, ma previene anche che il diritto di difesa del singolo possa essere vanificato da un’errata applicazione delle regole sull’onere della prova.

In un’opposizione a una multa, chi deve dimostrare la data in cui è stata notificata per verificare la tempestività del ricorso?
Secondo la Corte di Cassazione, l’onere della prova spetta alla Pubblica Amministrazione che ha inviato l’atto. Se la P.A. sostiene che il ricorso è tardivo, deve produrre la cartolina di ritorno o altro documento che attesti la data di avvenuta consegna al cittadino.

La Pubblica Amministrazione può costituirsi in giudizio inviando gli atti tramite PEC in un procedimento di opposizione a sanzione amministrativa?
Sì. La Corte ha confermato che, per questa specifica tipologia di procedimenti, l’utilizzo della PEC da parte della Prefettura per depositare gli atti di costituzione è consentito e pienamente valido.

Cosa succede se il giudice di primo grado non legge il dispositivo della sentenza in udienza nei procedimenti soggetti al rito del lavoro?
L’omessa lettura del dispositivo in udienza determina la nullità insanabile della sentenza. Tuttavia, il giudice d’appello che rileva tale nullità non deve rimettere la causa al primo giudice, ma deve decidere la controversia nel merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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