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Onere della mediazione: chi deve avviare la procedura?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 26364/2024, interviene sull’onere della mediazione nei giudizi di opposizione a decreto ingiuntivo. La Corte chiarisce che, a seguito di un mutamento giurisprudenziale, tale onere grava sulla parte creditrice (opposta). Tuttavia, cassa la sentenza d’appello per un errore procedurale: i giudici di secondo grado non avevano considerato che una mediazione, da loro stessi ordinata, era stata effettivamente esperita, seppur con esito negativo.

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Pubblicato il 22 dicembre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Onere della Mediazione: Chi Deve Avviare la Procedura? La Cassazione Fa Chiarezza

L’onere della mediazione nei giudizi di opposizione a decreto ingiuntivo è un tema che ha generato a lungo incertezza e contrasti giurisprudenziali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 26364/2024) torna sulla questione, offrendo spunti cruciali non solo su chi debba attivare la procedura, ma anche sugli obblighi del giudice nel valutare gli atti processuali. La decisione sottolinea come un mutamento di giurisprudenza debba essere correttamente applicato e come un errore di valutazione procedurale possa portare all’annullamento di una sentenza.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine da un’opposizione a un decreto ingiuntivo emesso per il pagamento di una somma superiore a 244.000 euro. Durante la prima udienza, il Tribunale ordinava alle parti opponenti (i debitori) di avviare la procedura di mediazione obbligatoria entro 30 giorni. Gli opponenti non rispettavano il termine e chiedevano una proroga, che veniva negata. Di conseguenza, il Tribunale dichiarava l’opposizione improcedibile.

I debitori proponevano appello, sostenendo che l’onere della mediazione non gravasse su di loro, ma sulla parte creditrice (opposta), e che il termine per avviare la procedura non fosse perentorio. La Corte d’Appello, adeguandosi a un recente orientamento delle Sezioni Unite della Cassazione (sentenza n. 19596/2020), accoglieva questa tesi: l’onere di avviare la mediazione spetta a chi ha l’interesse a far valere la propria pretesa, ovvero il creditore. Poiché nessuna delle parti aveva avviato la mediazione, la Corte d’Appello dichiarava l’improcedibilità dell’azione monitoria e revocava il decreto ingiuntivo.

Contro questa decisione, la società creditrice, nel frattempo succeduta nel diritto controverso, ha proposto ricorso per Cassazione.

L’Onere della Mediazione Secondo le Sezioni Unite

Il cuore della questione giuridica risiede nel cambiamento di interpretazione sull’onere della mediazione. Prima del 2020, l’orientamento prevalente (espresso ad esempio da Cass. n. 24629/2015) poneva l’onere a carico della parte opponente, in quanto attore formale che introduce il giudizio di opposizione.

Tuttavia, le Sezioni Unite, con la sentenza n. 19596/2020, hanno ribaltato questa prospettiva. Hanno stabilito che nel giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo, l’attore in senso sostanziale è il creditore (l’opposto), colui che ha ottenuto il decreto e che vuole veder confermata la sua pretesa. Di conseguenza, è su di lui che grava l’onere di avviare la mediazione. Se non lo fa, l’azione è improcedibile e il decreto ingiuntivo deve essere revocato.

La Corte d’Appello aveva correttamente applicato questo nuovo e consolidato principio.

Le Motivazioni della Cassazione

Nonostante la corretta applicazione del principio sull’onere della mediazione, la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della società creditrice, ma per un motivo diverso. La ricorrente ha evidenziato un fatto processuale decisivo che la Corte d’Appello aveva completamente ignorato: durante il giudizio di appello, la stessa Corte aveva ordinato alle parti di avviare la mediazione. La società creditrice (appellata in quella sede) aveva diligentemente avviato la procedura, che si era conclusa con esito negativo.

La Corte di Cassazione ha ritenuto che l’omessa valutazione di questo fatto costituisse un error in iudicando. Riqualificando il motivo di ricorso, la Suprema Corte, in qualità di giudice del fatto processuale, ha verificato i documenti prodotti (l’ordinanza della Corte d’Appello che disponeva la mediazione e il verbale negativo del mediatore) e ha constatato che la condizione di procedibilità, contrariamente a quanto affermato nella sentenza impugnata, era stata soddisfatta in corso di causa.

Di conseguenza, la Corte d’Appello aveva errato nel dichiarare l’improcedibilità e revocare il decreto ingiuntivo, basando la sua decisione su un presupposto fattuale errato: la mancata attivazione della mediazione, che invece era avvenuta.

Le Conclusioni

La Cassazione ha annullato la sentenza d’appello e ha rinviato la causa alla stessa Corte, in diversa composizione, per un nuovo esame del merito. Questa decisione offre due importanti insegnamenti. Primo, conferma che l’onere della mediazione nei giudizi di opposizione a decreto ingiuntivo è a carico del creditore opposto. Secondo, e forse ancora più importante, ribadisce che il giudice ha il dovere di esaminare attentamente tutti gli atti e i fatti processuali, specialmente quelli che si verificano per sua stessa disposizione. Ignorare l’esito di una mediazione ordinata in corso di causa costituisce un errore di giudizio che vizia la sentenza e ne impone la cassazione.

A chi spetta l’onere di avviare la mediazione obbligatoria in un’opposizione a decreto ingiuntivo?
Secondo l’orientamento consolidato delle Sezioni Unite della Cassazione, applicato nel caso di specie, l’onere di avviare la procedura di mediazione grava sulla parte opposta, cioè sul creditore che ha ottenuto il decreto ingiuntivo e che è attore in senso sostanziale.

Cosa succede se il giudice d’appello non considera una mediazione avvenuta durante il processo?
Se il giudice d’appello ignora un fatto processuale decisivo, come l’avvenuto esperimento di una mediazione da lui stesso ordinata, commette un errore di giudizio (error in iudicando). Tale errore, se denunciato, porta la Corte di Cassazione ad annullare la sentenza e a rinviare la causa per un nuovo esame.

Un cambiamento di giurisprudenza si applica ai processi già in corso?
Sì, la Corte d’Appello ha correttamente applicato il nuovo principio stabilito dalle Sezioni Unite nel 2020 a un caso iniziato nel 2017. I principi di diritto enunciati dalla Corte di Cassazione, specialmente a Sezioni Unite, hanno valore di orientamento vincolante e si applicano anche ai giudizi pendenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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