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Omologazione dispositivi: obbligatoria anche in laguna

La Corte di Cassazione ha confermato l’annullamento di una sanzione elevata a un’imbarcazione a Venezia. La decisione si fonda sulla mancata prova, da parte del Comune, dell’avvenuta omologazione dispositivi del sistema di videosorveglianza utilizzato per l’accertamento. Anche se non usato per misurare la velocità, la normativa locale impone che tali strumenti siano debitamente omologati per garantire la legittimità della sanzione.

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Pubblicato il 6 dicembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Omologazione Dispositivi: Obbligatoria anche per la Videosorveglianza in Laguna

Con l’ordinanza n. 20492/2024, la Corte di Cassazione interviene su un tema di grande rilevanza pratica: la legittimità delle sanzioni amministrative elevate tramite sistemi di monitoraggio automatico. La pronuncia stabilisce un principio fondamentale: l’omologazione dispositivi è un requisito indispensabile non solo per gli strumenti che misurano la velocità, ma anche per quelli utilizzati per la semplice videosorveglianza, qualora una normativa specifica lo preveda. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Una Multa sui Canali di Venezia

Il caso ha origine da un’ordinanza-ingiunzione emessa dal Comune di Venezia nei confronti del titolare di un’impresa di navigazione. L’amministrazione contestava due infrazioni, accertate tramite il sistema di monitoraggio “ARGOS”:
1. Il superamento del limite di velocità di 3 km/h.
2. L’utilizzo di una bandierina gialla (indicante servizio taxi) su un’imbarcazione che svolgeva servizio di noleggio con conducente, per cui è richiesta la bandierina verde.

Il cittadino si opponeva alla sanzione, dando il via a un contenzioso che è arrivato fino alla Suprema Corte.

Il Percorso Giudiziario: Dal Giudice di Pace alla Cassazione

In primo grado, il Giudice di Pace rigettava l’opposizione, ritenendo che le norme del Codice della Strada su omologazione e taratura non fossero applicabili alla navigazione.
Successivamente, il Tribunale di Venezia accoglieva l’appello del sanzionato e annullava l’ordinanza-ingiunzione. Il Tribunale fondava la sua decisione sul principio, sancito dalla Corte Costituzionale (sent. n. 113/2015), secondo cui tutti gli apparecchi per la misurazione della velocità devono essere sottoposti a verifiche periodiche di funzionalità e taratura. Poiché il Comune non aveva fornito prova di tali controlli sul sistema ARGOS, la sanzione era ritenuta illegittima.

Il Comune di Venezia, non soddisfatto della decisione, proponeva ricorso per cassazione.

L’obbligatoria Omologazione Dispositivi

La Corte di Cassazione, pur rigettando il ricorso del Comune, corregge la motivazione giuridica del Tribunale. I giudici chiariscono che il principio della Corte Costituzionale sulla taratura periodica si applica specificamente agli strumenti che eseguono una misurazione, come gli autovelox. Nel caso di specie, la violazione contestata (l’errata bandierina) non derivava da una misurazione, ma da una semplice constatazione visiva tramite videosorveglianza.

Tuttavia, la Corte individua la vera ragione dell’illegittimità della sanzione in una norma specifica.

La Normativa Locale è Decisiva

Il punto cruciale della decisione risiede nel “Regolamento per il Coordinamento della navigazione locale nella Laguna Veneta”. L’articolo 67 di tale regolamento prescrive esplicitamente che tutti gli apparati di rilevamento impiegati per il monitoraggio del traffico debbano essere «debitamente omologati».

L’Onere della Prova a Carico della Pubblica Amministrazione

La Corte ribadisce un principio fondamentale in materia di sanzioni amministrative: spetta all’amministrazione che contesta la violazione dimostrare in giudizio la sussistenza di tutti i presupposti di legittimità dell’accertamento. Tra questi rientra, appunto, la prova dell’avvenuta omologazione dello strumento utilizzato.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte motiva la sua decisione sottolineando che l’omologazione è un requisito essenziale che garantisce la perfetta funzionalità e precisione dello strumento elettronico. Si tratta di una procedura amministrativa e tecnica che costituisce una condizione indispensabile per la legittimità dell’accertamento effettuato a distanza. La mancanza di questa certificazione iniziale non può essere sanata né dalla percezione visiva dell’agente accertatore tramite videocamera, né dalla documentazione fotografica prodotta. Il Comune, avendo omesso di depositare in giudizio la documentazione attestante l’omologazione del sistema ARGOS, non ha soddisfatto il proprio onere probatorio, rendendo così l’accertamento illegittimo.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza ha importanti conseguenze pratiche. Stabilisce che, in presenza di una normativa che lo richieda, l’obbligo di omologazione dispositivi si estende anche ai sistemi di videosorveglianza usati per accertare infrazioni che non consistono in misurazioni. Per i cittadini, ciò rappresenta una garanzia fondamentale: ogni sanzione basata su rilevamenti automatici deve provenire da apparecchiature la cui affidabilità sia stata preventivamente certificata. Per le Pubbliche Amministrazioni, la sentenza è un monito a conservare e produrre in giudizio tutta la documentazione tecnica relativa ai propri sistemi di accertamento, pena l’annullamento delle sanzioni irrogate.

È obbligatoria la taratura periodica per un sistema di videosorveglianza che non misura la velocità?
No, secondo la Corte la taratura periodica obbligatoria, sancita dalla Corte Costituzionale, riguarda specificamente gli apparecchi che effettuano misurazioni di velocità. Per la semplice videosorveglianza, tale obbligo non sussiste, a meno che non sia previsto da una norma specifica.

È necessaria l’omologazione per i dispositivi di monitoraggio del traffico acqueo in laguna veneta?
Sì. Il Regolamento per il Coordinamento della navigazione locale nella Laguna Veneta (art. 67) prescrive espressamente che gli apparati di rilevamento impiegati per il monitoraggio del traffico debbano essere “debitamente omologati”. La mancanza di omologazione rende l’accertamento illegittimo.

A chi spetta l’onere di provare l’avvenuta omologazione di un dispositivo di accertamento?
Spetta all’Amministrazione che ha elevato la sanzione. In caso di opposizione da parte del cittadino, la Pubblica Amministrazione deve produrre in giudizio la documentazione che attesti l’iniziale omologazione dello strumento utilizzato per l’accertamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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