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Omologazione autovelox: multa valida anche se ceduto

Un automobilista ha contestato una multa per eccesso di velocità rilevata da un sistema Tutor, sostenendo la sua illegittimità perché la società che gestiva la strada non era la stessa titolare dell’omologazione del dispositivo. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che la società titolare dell’omologazione è libera di commercializzare, vendere o noleggiare l’apparecchio a terzi. Tale trasferimento non inficia la validità dell’accertamento, in quanto l’omologazione riguarda il modello di dispositivo e non il suo utilizzatore finale.

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Pubblicato il 23 dicembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Omologazione autovelox: la multa è valida anche se l’apparecchio è usato da terzi

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale per molti automobilisti: la validità delle multe per eccesso di velocità quando il dispositivo di rilevamento, pur approvato, è utilizzato da un soggetto diverso dal titolare dell’omologazione autovelox. La Suprema Corte ha chiarito che la cessione o il noleggio di tali apparecchiature non rende illegittima la sanzione, stabilendo un principio di fondamentale importanza pratica.

I Fatti di Causa

Il caso nasce dall’opposizione di un automobilista a un verbale di contravvenzione per superamento dei limiti di velocità. L’infrazione era stata rilevata da un sistema di controllo della velocità media (comunemente noto come Tutor). Il ricorrente sosteneva che il verbale fosse nullo perché l’ente gestore della strada, che utilizzava l’apparecchio, non era lo stesso soggetto giuridico che aveva ottenuto il decreto di omologazione ministeriale. Secondo la sua tesi, solo il titolare diretto dell’approvazione ministeriale avrebbe potuto legittimamente utilizzare il dispositivo. Sia il Giudice di Pace che il Tribunale in appello avevano respinto questa argomentazione, portando il caso dinanzi alla Corte di Cassazione.

La questione centrale: l’omologazione autovelox e la titolarità del dispositivo

Il cuore della controversia era se l’omologazione autovelox fosse un’autorizzazione strettamente personale, legata al soggetto che la richiede, o se riguardasse il modello di apparecchio in sé, consentendone la libera commercializzazione e l’utilizzo da parte di terzi. Il ricorrente insisteva sul fatto che l’Amministrazione non avesse fornito alcuna prova di un legittimo trasferimento (come un contratto di noleggio o di vendita) del sistema di rilevamento dall’azienda titolare dell’omologazione all’ente gestore della strada.

L’Analisi della Corte e il Principio di Diritto

La Corte di Cassazione ha dichiarato il motivo infondato, consolidando un orientamento già espresso in precedenza. I giudici hanno spiegato che le norme relative all’omologazione dei dispositivi di rilevamento della velocità (come l’art. 192 del Regolamento di esecuzione del Codice della Strada) distinguono nettamente tra la fase di produzione e approvazione del dispositivo e la fase del suo utilizzo.

Commercializzazione degli Apparecchi Omologati

La Corte ha chiarito che solo la produzione dell’apparecchiatura è riservata al titolare dell’omologazione. Una volta che un modello di dispositivo è stato approvato, il produttore è libero di commercializzarlo, ovvero di venderlo, cederlo o noleggiarlo a terzi, come gli enti gestori di strade e autostrade. Questa possibilità è spesso prevista esplicitamente nello stesso decreto di omologazione. Di conseguenza, il fatto che l’utilizzatore finale sia un soggetto diverso dal titolare dell’approvazione non ha alcuna incidenza sulla legittimità del suo impiego, a patto che l’apparecchio sia conforme al modello omologato e regolarmente manutenuto.

L’onere della prova e il ruolo del giudice

La Cassazione ha inoltre specificato che il contratto di noleggio o di acquisto tra l’Amministrazione e il fornitore dell’autovelox non è un elemento costitutivo dell’infrazione. Pertanto, l’Amministrazione non è tenuta a produrlo in giudizio per dimostrare la legittimità dell’accertamento. Spetta invece a chi contesta la multa fornire prove concrete sull’inidoneità o sul malfunzionamento del dispositivo. In assenza di tali prove, il giudice può legittimamente dedurre la regolarità dell’uso dalla semplice disponibilità ed installazione dell’apparecchio da parte dell’ente accertatore, applicando il principio del prudente apprezzamento.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Corte si fondano su una chiara interpretazione della normativa vigente. L’omologazione è una certificazione di conformità del modello di un apparecchio, non un’autorizzazione personale all’uso. Una volta che un modello è approvato, la sua circolazione commerciale è permessa. Richiedere all’amministrazione di provare in ogni singolo giudizio il titolo giuridico (vendita, noleggio, appalto) in base al quale utilizza un dispositivo omologato rappresenterebbe un onere probatorio eccessivo e non previsto dalla legge. Il fulcro dell’accertamento risiede nella conformità e nel corretto funzionamento dell’apparecchio, non nei rapporti contrattuali tra il produttore e l’utilizzatore.

Conclusioni

L’ordinanza ribadisce un principio di certezza del diritto: la validità di una multa per eccesso di velocità dipende dalla regolarità dell’apparecchio di misurazione (correttamente omologato, verificato e manutenuto), non dall’identità del soggetto che lo utilizza. Gli automobilisti che intendono contestare un verbale devono concentrarsi su eventuali vizi concreti del dispositivo o della procedura di accertamento, poiché la semplice discordanza tra il titolare dell’omologazione e l’ente che eleva la sanzione non è, di per sé, un motivo valido per l’annullamento della multa.

Una multa per eccesso di velocità è valida se l’autovelox è usato da una società diversa da quella che ha ottenuto l’omologazione?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che la multa è valida. La società che ottiene l’omologazione per un modello di dispositivo è libera di venderlo, noleggiarlo o autorizzarne l’uso da parte di terzi, come gli enti gestori delle strade.

L’Amministrazione deve sempre provare in giudizio il contratto di noleggio o di cessione dell’autovelox?
No, secondo la sentenza, il contratto di cessione o noleggio non è un elemento costitutivo dell’infrazione. La legittimità dell’uso può essere presunta dal giudice dalla semplice disponibilità e installazione dell’apparecchio da parte dell’ente che ha elevato la multa, a meno che non vengano fornite prove contrarie sul suo malfunzionamento.

Cosa significa che il giudice può applicare il principio iura novit curia in questi casi?
Significa che il giudice ha il dovere di applicare le norme corrette al caso concreto. Anche se l’Amministrazione non si difende in giudizio, il giudice può interpretare autonomamente la legge sull’omologazione e concludere che la cessione dell’apparecchio è legale, rigettando così il motivo di ricorso dell’automobilista basato su un’errata interpretazione della norma.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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