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Omesso controllo: la responsabilità del superiore

Un responsabile di reparto è stato ritenuto corresponsabile per il 20% del danno causato da un suo sottoposto, che aveva sottratto ingenti somme alla banca datrice di lavoro. La Corte di Cassazione ha confermato la condanna, sottolineando la rilevanza dell’omesso controllo da parte del superiore. L’ordinanza chiarisce anche importanti aspetti procedurali, come la natura confessoria delle dichiarazioni rese agli ispettori interni e la tardività del disconoscimento di copie documentali non contestate tempestivamente.

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Pubblicato il 8 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Omesso Controllo: la Responsabilità del Superiore per i Fatti Illeciti del Sottoposto

L’omesso controllo da parte di un superiore gerarchico può configurare una responsabilità contrattuale per i danni causati da un dipendente infedele? La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha confermato questo principio, rigettando il ricorso di un responsabile di reparto condannato a risarcire parte dell’ingente danno subito dalla banca per cui lavorava. Questa decisione ribadisce l’importanza del dovere di vigilanza e offre spunti cruciali su aspetti processuali come il valore delle dichiarazioni rese in sede ispettiva e le modalità di contestazione dei documenti.

I Fatti di Causa

Un istituto di credito citava in giudizio un proprio dipendente, responsabile del reparto ‘servizi vari e logistica’, per sentirlo condannare al risarcimento dei danni. Il motivo? Un suo sottoposto, nell’arco di un decennio, aveva sottratto alla banca oltre ventitré milioni di euro attraverso operazioni irregolari, principalmente l’emissione di assegni circolari per simulare pagamenti non dovuti.

L’azione della banca si concentrava sulla responsabilità del superiore per omesso controllo sul suo collaboratore. Il Tribunale, in primo grado, accoglieva parzialmente la domanda, riconoscendo la responsabilità contrattuale del dipendente e quantificando il suo concorso nella produzione del danno nella misura del 20%, condannandolo a un risarcimento di quasi 500.000 euro. La Corte d’Appello confermava integralmente la decisione, spingendo il lavoratore a ricorrere in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato inammissibili tutti i motivi di ricorso, confermando la condanna del dipendente. I giudici hanno ritenuto corrette le valutazioni dei tribunali di merito, sia per quanto riguarda la colpa del superiore, sia per gli aspetti procedurali sollevati dalla difesa.

La Rilevanza dell’Omesso Controllo e la Natura Confessoria delle Dichiarazioni

Uno dei punti centrali del ricorso riguardava la natura delle dichiarazioni rese dal dipendente agli ispettori della banca. La Corte ha ribadito che l’interpretazione di tali dichiarazioni come aventi natura confessoria rientra nell’apprezzamento discrezionale del giudice di merito. In questo caso, era stato correttamente ritenuto che il responsabile avesse ammesso di non aver controllato la documentazione a supporto degli assegni, una condotta che dimostrava la sua negligenza.

La funzione di controllo del superiore, secondo la Corte, derivava direttamente dal suo ruolo di preposto al reparto e di diretto superiore del dipendente infedele. La presenza di altri uffici con funzioni di controllo non esimeva il responsabile dal suo specifico dovere di vigilanza, soprattutto in un’area che gestiva ingenti risorse finanziarie.

La Questione Procedurale del Disconoscimento dei Documenti

Un altro motivo di ricorso si basava sul presunto tardivo disconoscimento della conformità delle copie dei documenti prodotti dalla banca. La Cassazione ha colto l’occasione per ribadire un principio fondamentale: la contestazione sulla conformità di una copia all’originale deve essere effettuata nella prima difesa o nella prima udienza successiva alla sua produzione in giudizio.

Nel caso specifico, la contestazione era stata generica nel procedimento cautelare iniziale e resa specifica solo nel successivo giudizio di merito. Questo ritardo ha reso la contestazione inefficace, portando i giudici a considerare le copie come validamente prodotte e utilizzabili. Il motivo è stato inoltre giudicato inammissibile per difetto di autosufficienza, poiché il ricorrente non aveva trascritto nel ricorso la parte del suo atto difensivo con cui avrebbe, a suo dire, tempestivamente contestato i documenti.

le motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su diversi pilastri giuridici. In primo luogo, il dovere di diligenza del lavoratore, sancito dall’art. 2104 c.c., che impone non solo l’esecuzione della prestazione ma anche un obbligo di protezione degli interessi del datore di lavoro. L’omesso controllo in un ruolo di responsabilità rappresenta una chiara violazione di questo dovere. In secondo luogo, la Corte ha applicato i principi sul concorso di cause (art. 41 c.p.), affermando che quando un danno è causato da più soggetti, anche per inadempimenti diversi, tutti sono ritenuti corresponsabili. La condotta dolosa del sottoposto non eliminava la rilevanza causale della condotta colposa e omissiva del suo superiore. La valutazione del contributo causale al 20% è stata considerata corretta e ben motivata dal Tribunale. Infine, sono stati riaffermati i rigorosi principi procedurali in tema di onere della prova e di disconoscimento documentale (artt. 214, 215 e 2719 c.c.), che impongono alle parti una condotta processuale tempestiva e specifica.

le conclusioni

Questa ordinanza della Cassazione rappresenta un monito importante per chi ricopre ruoli di responsabilità e gestione del personale. Il dovere di supervisione non è una mera formalità, ma un obbligo contrattuale concreto la cui violazione può comportare gravi conseguenze patrimoniali. La fiducia nei collaboratori, pur essendo un elemento positivo, non può mai tradursi in un’abdicazione alle proprie funzioni di controllo. Sul piano processuale, la decisione evidenzia l’importanza di agire con prontezza e precisione: contestazioni generiche o tardive si rivelano inefficaci, consolidando il valore probatorio dei documenti prodotti dalla controparte.

Un manager può essere ritenuto responsabile per i danni causati da un suo sottoposto?
Sì, secondo la sentenza, un superiore gerarchico può essere ritenuto corresponsabile se viene provato il suo omesso controllo, ovvero la violazione del suo dovere di vigilanza sull’operato del sottoposto. La sua condotta colposa concorre a causare il danno, anche se l’azione illecita del sottoposto è stata intenzionale (dolosa).

Quando bisogna contestare in giudizio la conformità di una copia di un documento?
La contestazione (o disconoscimento) della conformità di una copia al suo originale deve essere fatta in modo formale, specifico e inequivocabile nella prima difesa utile o alla prima udienza successiva alla produzione del documento. Una contestazione tardiva o generica è inefficace.

Le dichiarazioni fatte durante un’ispezione interna aziendale possono essere usate in tribunale?
Sì, il giudice di merito può valutare le dichiarazioni rese da un dipendente durante un’indagine interna e attribuire loro una ‘natura confessoria’, considerandole come un’ammissione di fatti sfavorevoli al dichiarante e utilizzarle come prova nel processo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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