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Omessa pronuncia spese: l’obbligo del giudice d’appello

La Cassazione interviene su un caso di omessa pronuncia spese, stabilendo che il giudice d’appello, nel rimettere la causa al primo grado, deve sempre decidere sui costi del proprio giudizio. Il ricorso di un cittadino contro un ente pubblico è stato accolto su questo punto, con compensazione integrale delle spese per tutti i gradi, poiché la nullità della prima sentenza derivava da un vizio procedurale non imputabile alle parti.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Omessa Pronuncia Spese: La Cassazione Ribadisce l’Obbligo del Giudice d’Appello

Introduzione: Il Caso e il Principio di Diritto

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema procedurale di fondamentale importanza: l’obbligo del giudice d’appello di pronunciarsi sulle spese legali quando annulla una sentenza di primo grado e rimette la causa al giudice precedente. Il caso nasce da una richiesta di risarcimento danni per un incidente stradale, ma la questione centrale riguarda la gestione delle spese processuali, un aspetto cruciale che garantisce la completezza della tutela giurisdizionale. La decisione chiarisce che l’omessa pronuncia spese costituisce un errore che la parte interessata può e deve far valere.

L’Errore del Giudice d’Appello e l’Omessa Pronuncia Spese

Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva correttamente rilevato un vizio insanabile nella sentenza di primo grado, legato alla costituzione del giudice. Di conseguenza, aveva dichiarato la nullità della sentenza e disposto la rimessione della causa al Tribunale per un nuovo giudizio. Tuttavia, nel fare ciò, la Corte d’Appello aveva commesso un errore significativo: aveva omesso di decidere in merito alla liquidazione delle spese legali del giudizio d’appello.

Questo silenzio ha costretto il cittadino, che pure aveva ottenuto l’annullamento della sentenza a lui sfavorevole, a ricorrere in Cassazione. L’unico motivo del ricorso era, appunto, denunciare la violazione dell’obbligo di provvedere sulle spese, un errore procedurale che lasciava una parte del giudizio priva di definizione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, affermando un principio consolidato e fondamentale. Il giudice d’appello che, per qualsiasi motivo previsto dalla legge (come in questo caso, ai sensi dell’art. 354 c.p.c.), dispone la rimessione della causa al primo giudice, chiude definitivamente la fase del giudizio di appello davanti a sé. Pertanto, ha il dovere di regolare le spese relative a quella fase processuale.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che l’omissione di regolare le spese processuali costituisce un error in procedendo. Il provvedimento di rimessione, infatti, definisce il giudizio di secondo grado. Di conseguenza, il giudice d’appello deve provvedere sulle relative spese, senza poter demandare tale decisione al giudice di primo grado a cui la causa viene rinviata.

Nel caso specifico, la Cassazione non si è limitata a cassare la sentenza, ma ha deciso direttamente nel merito della questione delle spese, ai sensi dell’art. 384, secondo comma, c.p.c., non essendo necessari ulteriori accertamenti di fatto. Ha quindi disposto la compensazione integrale delle spese di entrambi i gradi di merito e del giudizio di legittimità. La ragione di tale scelta risiede nella natura del vizio che ha portato all’annullamento: un difetto nella costituzione del giudice di primo grado. Tale circostanza è totalmente estranea al merito della controversia e non è imputabile al comportamento processuale di nessuna delle parti. In situazioni del genere, dove la soccombenza non è chiaramente definibile e l’esito del giudizio d’appello dipende da fattori esterni, la compensazione delle spese rappresenta la soluzione più equa.

Le Conclusioni

L’ordinanza in commento riafferma un principio di certezza e chiarezza processuale. Quando un grado di giudizio si conclude, anche se con una pronuncia meramente processuale come la rimessione, il giudice deve provvedere a regolare le spese di quella fase. Le parti hanno diritto a una definizione completa, che includa anche l’aspetto economico del contenzioso. Questa decisione serve da monito per i giudici di merito e offre una chiara indicazione ai legali: l’omessa pronuncia sulle spese è un vizio che può essere efficacemente denunciato in Cassazione per ottenere la giusta regolamentazione dei costi processuali.

Il giudice d’appello deve sempre decidere sulle spese legali quando rimette la causa al primo giudice?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che il giudice d’appello, nel momento in cui emette un provvedimento che chiude la fase di appello (come la rimessione al primo giudice), ha l’obbligo di pronunciarsi e regolare le spese di tale fase.

Cosa succede se un giudice omette di pronunciarsi sulle spese?
L’omessa pronuncia sulle spese costituisce un vizio della sentenza (error in procedendo). La parte interessata può impugnare la decisione davanti alla Corte di Cassazione, che può annullare la sentenza su quel punto e, se non sono necessari nuovi accertamenti di fatto, decidere direttamente sulla questione delle spese.

Perché in questo caso specifico le spese sono state interamente compensate?
Le spese sono state compensate perché il motivo dell’annullamento della sentenza di primo grado (un vizio di costituzione del giudice) era una circostanza procedurale estranea sia al merito della causa sia all’attività difensiva delle parti. In questi casi, non essendoci una vera e propria soccombenza sul merito, la legge consente al giudice di compensare le spese, lasciando che ogni parte sostenga i propri costi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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