LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Omessa pronuncia spese: la Cassazione decide

Un avvocato ricorre in Cassazione lamentando la mancata decisione sulle spese legali in un giudizio di revocazione. La Corte Suprema accoglie il ricorso, affermando che l’omessa pronuncia spese costituisce un vizio della sentenza da impugnare. Decide poi nel merito, compensando i costi del giudizio di appello e di legittimità a causa del comportamento processuale dello stesso ricorrente che aveva dato origine alla nullità del primo grado.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 26 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Omessa Pronuncia Spese: la Cassazione chiarisce i rimedi

L’omessa pronuncia spese da parte di un giudice rappresenta un vizio significativo della sentenza, che non può essere corretto con una semplice procedura di correzione di errore materiale, ma richiede un’apposita impugnazione. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è intervenuta per ribadire questo principio e per delineare come debbano essere regolate le spese processuali anche quando l’esito del giudizio è complesso e influenzato dal comportamento delle stesse parti in causa.

Il caso: un’opposizione a intimazione di pagamento

La vicenda trae origine da un’opposizione promossa da un avvocato contro un’intimazione di pagamento notificatagli dall’Agente della Riscossione. Il professionista lamentava la prescrizione dei crediti contenuti nelle cartelle di pagamento sottostanti.

Il percorso processuale è stato tortuoso:
1. Primo Grado: Il Giudice di Pace dichiarava l’opposizione inammissibile per un errore nella forma dell’atto introduttivo.
2. Appello: Il Tribunale confermava l’inammissibilità, ma per un motivo diverso: la mancata prova della data di notifica dell’intimazione di pagamento, ritenendo l’opposizione tardiva.
3. Revocazione: L’avvocato impugnava la sentenza d’appello per revocazione, sostenendo che il giudice avesse commesso un errore di fatto, ignorando la prova documentale della data di notifica, che era invece presente agli atti. Il Tribunale, in questa fase, accoglieva il motivo di revocazione e, riconoscendo un difetto del contraddittorio originario, annullava la decisione del Giudice di Pace, rimettendo la causa a quest’ultimo. Tuttavia, il Tribunale ometteva completamente di decidere sulla ripartizione delle spese del giudizio di revocazione.

È proprio contro quest’ultima decisione che l’avvocato ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando appunto l’omessa pronuncia sulle spese.

Omessa Pronuncia Spese: La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendo fondata la censura relativa all’omessa pronuncia spese. Gli Ermellini hanno chiarito che il mancato regolamento delle spese processuali, sia nel dispositivo che nella motivazione, costituisce un vizio di “minuspetizione” (art. 112 c.p.c.) e non un mero errore materiale. Di conseguenza, l’unico rimedio esperibile è l’impugnazione della sentenza e non la procedura di correzione.

Le motivazioni

La Corte ha stabilito che il giudice d’appello, una volta conclusa la fase rescindente del giudizio di revocazione, avrebbe dovuto provvedere alla liquidazione delle spese legali, tenendo conto dell’esito complessivo del giudizio. L’omissione ha reso la sentenza viziata.

Poiché non erano necessari ulteriori accertamenti di fatto, la Cassazione ha deciso la causa nel merito, ai sensi dell’art. 384 c.p.c., procedendo direttamente alla regolamentazione delle spese.

Nel farlo, ha seguito un ragionamento articolato. Da un lato, ha riconosciuto il sostanziale accoglimento delle ragioni del ricorrente sia in appello (dove era stata erroneamente dichiarata l’inammissibilità) sia in revocazione. Dall’altro lato, ha però evidenziato come la nullità del giudizio di primo grado, che aveva portato alla rimessione della causa al Giudice di Pace, era stata causata dallo stesso ricorrente, il quale non aveva correttamente instaurato il contraddittorio nei confronti di tutti i litisconsorti necessari.

La giurisprudenza consolidata afferma che la parte che dà causa a una nullità processuale, anche se vittoriosa nel merito dell’impugnazione che rileva tale nullità, non può gravare la controparte dei costi derivanti dal proprio errore. Per questo motivo, la Corte ha ravvisato la sussistenza di “giuste ragioni” per compensare integralmente le spese del giudizio di appello e del successivo giudizio di legittimità.

Le conclusioni

Questa ordinanza offre due importanti insegnamenti pratici. In primo luogo, conferma che l’omessa pronuncia spese è un errore grave che vizia la sentenza e che deve essere fatto valere attraverso i mezzi di impugnazione ordinari. In secondo luogo, illustra come il principio di causalità influenzi la condanna alle spese: chi vince una battaglia processuale ma è al contempo la causa di un errore procedurale che allunga i tempi della giustizia, non può pretendere il rimborso integrale delle spese legali, le quali possono essere equamente compensate dal giudice.

Cosa succede se un giudice dimentica di decidere sulle spese legali?
La sentenza è viziata per omessa pronuncia (minuspetizione). L’unico rimedio possibile è impugnare la decisione, poiché non si tratta di un errore materiale che può essere semplicemente corretto.

Chi paga le spese legali se un processo viene annullato per un difetto procedurale?
Secondo la Corte, la parte che ha causato la nullità procedurale (ad esempio, omettendo di citare in giudizio una parte necessaria) deve farsi carico delle conseguenze, anche se l’impugnazione viene accolta. In questo caso, la Corte ha ritenuto giusto compensare le spese, facendo sì che ogni parte sostenesse i propri costi.

La Corte di Cassazione può decidere direttamente sulla ripartizione delle spese?
Sì. Quando non sono necessari ulteriori accertamenti sui fatti della causa, la Corte di Cassazione può decidere nel merito, inclusa la regolamentazione delle spese, senza dover rinviare la questione a un altro giudice, accelerando così la definizione del contenzioso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati