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Omessa pronuncia espulsione: la Cassazione annulla

Un cittadino straniero ha impugnato un decreto di espulsione, sollevando tra i motivi il divieto di respingimento per ragioni umanitarie e di vulnerabilità. Il Giudice di Pace ha rigettato il ricorso senza esaminare questo specifico motivo. La Corte di Cassazione ha annullato la decisione per ‘omessa pronuncia espulsione’, stabilendo che il giudice ha l’obbligo di pronunciarsi su tutte le doglianze sollevate, in particolare quelle relative ai divieti di espulsione sanciti dall’art. 19 del Testo Unico sull’Immigrazione. Il caso è stato rinviato al Giudice di Pace per una nuova valutazione.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Omessa Pronuncia Espulsione: La Cassazione Annulla la Decisione del Giudice di Pace

L’ordinanza in commento affronta un tema cruciale nel diritto dell’immigrazione e nella procedura civile: le conseguenze della cosiddetta omessa pronuncia espulsione da parte del giudice di merito. La Corte di Cassazione ha stabilito che il giudice, investito dell’opposizione a un decreto di espulsione, ha il dovere di esaminare tutti i motivi di ricorso, inclusi quelli relativi ai divieti di respingimento per ragioni umanitarie. La mancata analisi di una doglianza specifica determina la nullità della sentenza.

I Fatti del Caso: Dal Decreto di Espulsione al Ricorso in Cassazione

Un cittadino straniero, dopo aver ricevuto un diniego alla sua richiesta di protezione internazionale e aver visto dichiarata inammissibile una successiva domanda reiterata, veniva raggiunto da un decreto di espulsione emesso dal Prefetto di Roma. Il provvedimento si basava sulla sua condizione di soggiorno irregolare sul territorio nazionale.

Avverso tale decreto, lo straniero proponeva ricorso al Giudice di Pace, articolando la sua difesa su tre motivi principali:
1. La nullità del decreto per la pendenza di un giudizio volto al riconoscimento della protezione internazionale.
2. L’illegittimità del provvedimento per violazione di legge ed eccesso di potere.
3. La sussistenza dei requisiti per la permanenza in Italia, fondata sul divieto di espulsione per categorie vulnerabili e sul rischio di violazione dei diritti fondamentali in caso di rientro in patria, ai sensi dell’art. 19 del D.Lgs. 286/98 (Testo Unico Immigrazione).

Il Giudice di Pace rigettava il ricorso, ritenendo il provvedimento prefettizio legittimo e corretto, senza però analizzare e pronunciarsi sul terzo motivo di opposizione. Contro questa decisione, il cittadino proponeva ricorso per Cassazione.

L’Omessa Pronuncia Espulsione come Vizio Procedurale

Il ricorrente, con il primo motivo di ricorso in Cassazione, denunciava un ‘errore in procedendo’ per omessa pronuncia, ai sensi dell’art. 360, n. 4, c.p.c., in relazione all’art. 112 c.p.c. Quest’ultimo articolo impone al giudice di pronunciarsi su tutta la domanda e non oltre i limiti di essa.

Nel caso di specie, il Giudice di Pace aveva completamente ignorato la doglianza relativa all’inespellibilità dello straniero, un argomento specifico, autosufficiente e cruciale per la difesa. Questa omissione non costituisce un semplice errore di valutazione, ma una vera e propria violazione del dovere di decidere, che inficia la validità dell’intera sentenza.

L’Obbligo del Giudice di Valutare il Divieto di Espulsione

La Corte di Cassazione ha colto l’occasione per ribadire un principio fondamentale. Il divieto di espulsione o respingimento previsto dall’art. 19 del Testo Unico Immigrazione impone al Giudice di Pace, nell’ambito del suo obbligo di cooperazione istruttoria, di esaminare e pronunciarsi sull’eventuale sussistenza di tali divieti.

Questo obbligo sussiste indipendentemente dall’esito di altre procedure, come quella per la protezione internazionale. La valutazione sulla potenziale violazione dei diritti fondamentali in caso di rimpatrio è un accertamento autonomo che il giudice deve compiere ogni volta che la questione viene sollevata. Ignorarla equivale a negare una tutela giurisdizionale effettiva.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha ritenuto fondato il primo motivo di ricorso. Dalla lettura della sentenza impugnata e del ricorso introduttivo, è emersa in modo evidente la mancata pronuncia del primo giudice sulle doglianze sollevate nel terzo motivo di impugnazione.

I giudici di legittimità hanno sottolineato che era stata espressamente sottoposta al giudicante una domanda avente ad oggetto l’inespellibilità dello straniero ai sensi dell’art. 19, comma 1.1, del D.Lgs. 286/1998. La completa omissione di ogni statuizione su questo punto ha configurato la violazione dell’art. 112 c.p.c. e, di conseguenza, la nullità della sentenza. L’accoglimento di questo motivo ha determinato l’assorbimento delle altre censure. Pertanto, la Corte ha cassato la sentenza e ha rinviato la causa al Giudice di Pace di Roma, in diversa persona, per un nuovo esame.

Conclusioni: L’Importanza di una Tutela Giurisdizionale Effettiva

Questa ordinanza riafferma il principio secondo cui ogni cittadino ha diritto a una risposta giudiziaria su tutte le questioni sollevate a sua difesa. L’omessa pronuncia espulsione non è una mera formalità, ma una lesione del diritto di difesa e del principio del contraddittorio. La decisione della Cassazione serve da monito per i giudici di merito, ricordando loro l’obbligo di esaminare con attenzione ogni singolo motivo di ricorso, specialmente quando sono in gioco diritti fondamentali della persona, come nel caso dei divieti di espulsione.

Cosa succede se un giudice non si pronuncia su uno dei motivi del ricorso contro un decreto di espulsione?
La mancata pronuncia su uno specifico motivo di ricorso configura un vizio procedurale chiamato ‘omessa pronuncia’. Secondo la Corte di Cassazione, questo vizio comporta la nullità della sentenza, che deve essere annullata con rinvio a un altro giudice per un nuovo esame della causa.

Il Giudice di Pace deve sempre valutare se esistono divieti di espulsione per motivi umanitari?
Sì. L’ordinanza chiarisce che il Giudice di Pace ha l’obbligo di esaminare e pronunciarsi sulla sussistenza dei divieti di espulsione e respingimento sanciti dall’art. 19 del Testo Unico Immigrazione, quando questa questione viene sollevata dal ricorrente, in adempimento del suo dovere di cooperazione istruttoria.

Qual è stato l’argomento decisivo che ha portato all’annullamento della sentenza in questo caso?
L’argomento decisivo è stato il primo motivo di ricorso, che lamentava la totale omissione da parte del Giudice di Pace di qualsiasi valutazione sulla domanda del ricorrente di veder riconosciuto il suo diritto a non essere espulso in base alle tutele previste per la grave vulnerabilità e il rischio di compressione dei diritti fondamentali nel paese di origine.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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