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Occupazione illegittima: quando decorre la prescrizione?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza 905/2025, ha stabilito che l’occupazione illegittima di un terreno privato da parte della Pubblica Amministrazione costituisce un illecito permanente. Di conseguenza, il termine di prescrizione per la richiesta di risarcimento del danno non decorre dalla trasformazione del bene, ma dalla data della domanda di risarcimento stessa. La Corte ha cassato la sentenza d’appello che aveva dichiarato prescritto il diritto del proprietario, riaffermando un principio fondamentale a tutela della proprietà privata.

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Pubblicato il 16 settembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Occupazione illegittima e risarcimento: la Cassazione fa chiarezza sulla prescrizione

La questione dell’occupazione illegittima di un bene privato da parte della Pubblica Amministrazione è un tema complesso e delicato, che tocca il cuore del diritto di proprietà. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito principi fondamentali in materia, soffermandosi in particolare sul momento dal quale inizia a decorrere il termine di prescrizione per la richiesta di risarcimento del danno. La decisione in esame capovolge la sentenza di secondo grado, offrendo una tutela più robusta al cittadino la cui proprietà sia stata illecitamente occupata e trasformata.

I Fatti del Caso: Una Lunga Battaglia Legale

La vicenda ha inizio nel lontano 1989, quando un Comune avvia l’occupazione di un terreno di proprietà di un privato per la realizzazione di un’opera pubblica. Nonostante la trasformazione del fondo, non viene mai emesso un decreto di esproprio. Il proprietario, dopo un lungo e tortuoso percorso giudiziario iniziato nel 2000 e passato attraverso diverse giurisdizioni (ordinaria e amministrativa), ottiene in primo grado la condanna del Comune al risarcimento dei danni, quantificati in oltre 80.000 euro. Il Tribunale qualifica l’azione del Comune come illecito permanente, rigettando l’eccezione di prescrizione sollevata dall’ente.

La Decisione della Corte d’Appello

In secondo grado, la Corte d’Appello ribalta la decisione. Accogliendo l’appello del Comune, i giudici qualificano la fattispecie come “occupazione acquisitiva”, ritenendo che il diritto al risarcimento fosse sorto al momento della irreversibile trasformazione del bene, certificata nel 1993. Di conseguenza, la prima azione legale del proprietario, intrapresa nel 2000, sarebbe stata tardiva rispetto al termine di prescrizione quinquennale, portando alla declaratoria di estinzione del diritto.

L’Analisi della Cassazione sull’occupazione illegittima

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del cittadino, cassando la sentenza d’appello. La decisione si fonda su un orientamento ormai consolidato, che ha superato la vecchia concezione dell’occupazione acquisitiva.

La Natura di Illecito Permanente

La Corte suprema chiarisce che l’occupazione e la manipolazione di un bene immobile privato da parte della P.A., quando non seguite da un valido ed efficace decreto di esproprio, configurano un illecito di natura permanente. Questo significa che la lesione del diritto del proprietario non si esaurisce in un singolo momento (quello della trasformazione del bene), ma perdura nel tempo, giorno dopo giorno, fino a quando l’occupazione illegittima non cessa.

Il Termine di Prescrizione nell’occupazione illegittima

La conseguenza diretta della qualificazione come illecito permanente è di fondamentale importanza per il calcolo della prescrizione. Contrariamente a quanto stabilito dalla Corte d’Appello, il termine non inizia a decorrere dalla trasformazione del bene. L’illecito cessa, e il diritto al risarcimento del danno per la perdita della proprietà sorge, solo quando il proprietario manifesta la volontà di rinunciare al suo bene, chiedendo un risarcimento per equivalente. In pratica, è la domanda di risarcimento del proprietario che “trasforma” la pretesa restitutoria in una pretesa risarcitoria, e solo da quel momento inizia a decorrere il termine di prescrizione quinquennale.

le motivazioni
La Suprema Corte ha motivato la sua decisione richiamando la giurisprudenza consolidata delle Sezioni Unite (in particolare la sentenza n. 735/2015), nonché i principi derivanti dal diritto europeo e dalle sentenze della Corte Costituzionale. L’istituto dell’occupazione acquisitiva è stato ritenuto in contrasto con la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU), in quanto permette un’espropriazione indiretta senza le garanzie legali previste. La Corte ha quindi affermato che l’occupazione senza titolo è e rimane un illecito permanente. Nel caso specifico, la prima domanda di risarcimento del giugno 2000 ha segnato l’inizio del decorso della prescrizione. Le successive azioni giudiziarie, anche se incardinate davanti a giudici poi dichiaratisi privi di giurisdizione, hanno avuto l’effetto di interrompere validamente tale termine, che quindi non si era compiuto al momento dell’introduzione del presente giudizio nel 2009.

le conclusioni
In conclusione, la Cassazione ha respinto la visione della Corte d’Appello, riaffermando che in caso di occupazione illegittima, il diritto al risarcimento per la perdita del bene non si prescrive a partire dalla sua materiale trasformazione. La prescrizione decorre solo dalla data della domanda con cui il proprietario, abdicando implicitamente alla proprietà, chiede il risarcimento per equivalente. La sentenza è stata quindi annullata con rinvio alla Corte d’Appello, che dovrà riesaminare il caso applicando questo principio, garantendo così la giusta tutela al diritto di proprietà del cittadino leso dall’azione illegittima della Pubblica Amministrazione.

Quando inizia a decorrere la prescrizione per il risarcimento del danno da occupazione illegittima?
Secondo la Corte di Cassazione, la prescrizione del diritto al risarcimento per la perdita del bene (reintegrazione per equivalente) decorre dalla data della domanda giudiziale con cui il proprietario chiede tale risarcimento, rinunciando implicitamente alla proprietà del bene.

L’occupazione di un terreno da parte della Pubblica Amministrazione senza decreto di esproprio è un illecito istantaneo o permanente?
La Corte ha ribadito che si tratta di un illecito di natura permanente. La condotta illecita non si esaurisce con la trasformazione del bene, ma continua fino alla restituzione, a un accordo transattivo, all’usucapione o alla richiesta di risarcimento per equivalente da parte del proprietario.

Le azioni giudiziarie intraprese davanti a un giudice privo di giurisdizione interrompono la prescrizione?
Sì. Nel caso di specie, la Corte riconosce che le diverse azioni legali intraprese dal cittadino, prima davanti al giudice ordinario e poi a quello amministrativo (che si sono entrambi dichiarati incompetenti), hanno avuto l’effetto di interrompere il decorso del termine di prescrizione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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