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Occupazione illegittima: la prova della proprietà

Un Comune ha citato in giudizio un’emittente radiofonica per l’occupazione illegittima di un terreno con un impianto di trasmissione. In primo grado la domanda è stata respinta per carenza di prova della proprietà. La Corte d’Appello ha riformato la sentenza, riconoscendo la proprietà del Comune sulla base di visure catastali storiche e perizie. Di conseguenza, ha dichiarato l’occupazione illegittima, ordinato la rimozione dell’impianto e condannato l’emittente al risarcimento del danno per la perdita della possibilità di godimento del bene, liquidato in via equitativa.

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Pubblicato il 19 febbraio 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Occupazione Illegittima: Quando la Prova della Proprietà Determina il Risarcimento

L’installazione di impianti su terreni altrui senza autorizzazione rappresenta un classico caso di occupazione illegittima, una problematica che costringe i proprietari a intraprendere azioni legali per ripristinare i propri diritti. Una recente sentenza della Corte d’Appello ha fatto luce su come la prova della proprietà, anche attraverso documenti catastali storici, sia fondamentale per ottenere non solo la rimozione delle opere abusive ma anche un giusto risarcimento per il mancato godimento del bene. Analizziamo questo caso emblematico per comprendere le dinamiche legali e le implicazioni pratiche.

I Fatti di Causa: Un Impianto Radiofonico su Suolo Pubblico

Un Comune citava in giudizio una società di radiodiffusione, lamentando che quest’ultima avesse installato e mantenuto un impianto di trasmissione su un terreno di sua proprietà senza alcun titolo o autorizzazione. L’ente pubblico chiedeva l’accertamento del proprio diritto di proprietà, la rimozione dell’impianto e il risarcimento di tutti i danni subiti, patrimoniali e non.

In primo grado, il Tribunale rigettava le domande del Comune, ritenendo non sufficientemente provato il diritto di proprietà sul terreno in questione. Insoddisfatto della decisione, il Comune proponeva appello, sostenendo l’erroneità della valutazione delle prove documentali fornite.

La Prova della Proprietà e l’Occupazione Illegittima in Appello

La Corte d’Appello ha ribaltato completamente la decisione di primo grado. I giudici hanno ritenuto che la proprietà del Comune fosse adeguatamente dimostrata da una serie di elementi probatori. In particolare, la visura catastale storica e l’estratto del Catasto ex UTE individuavano l’ente pubblico come intestatario della particella sin dall’impianto originale delle mappe.

A rafforzare tale quadro, una relazione di un perito demaniale confermava che il terreno rientrava tra quelli di demanio di uso civico del Comune. La Corte ha sottolineato che, sebbene le risultanze catastali non costituiscano prova assoluta della proprietà, nel caso specifico, unite alla documentazione sulla natura pubblica e demaniale del bene, diventavano un fondamento probatorio sufficiente per accogliere la domanda del Comune, dichiarando quindi l’occupazione illegittima da parte dell’emittente radiofonica.

Il Principio di Accessione e la Condanna alla Rimozione

Una volta accertata la proprietà del suolo in capo al Comune, la Corte ha applicato il principio di accessione, previsto dall’articolo 934 del Codice Civile. Secondo tale principio, qualsiasi costruzione esistente sopra il suolo appartiene al proprietario del suolo stesso. Di conseguenza, il traliccio e il box contenente gli apparati, installati senza il consenso del proprietario, dovevano considerarsi illegittimi.

La società radiofonica non è riuscita a dimostrare di avere un valido titolo per l’installazione o il mantenimento dell’impianto, né di esserne proprietaria in forza di un diritto di superficie o altro accordo. Pertanto, la Corte ha condannato la società a rimuovere a proprie spese tutte le apparecchiature e a cessare immediatamente qualsiasi utilizzo del terreno.

Le Motivazioni della Corte d’Appello

La Corte ha motivato la sua decisione evidenziando diversi punti chiave. In primo luogo, ha chiarito che la proposizione di una domanda di usucapione in via subordinata da parte del Comune non implicava un’ammissione della mancanza di un titolo di proprietà, ma rappresentava una mera cautela processuale. In secondo luogo, le prove documentali, quali le visure storiche e le perizie demaniali, seppur non aventi valore di prova legale assoluta, costituivano un complesso di indizi gravi, precisi e concordanti, sufficienti a fondare la decisione, soprattutto in assenza di prove contrarie da parte della convenuta. Infine, la Corte ha stabilito che, in mancanza di un contratto o di un’autorizzazione, la presenza dell’impianto costituiva un’evidente violazione del diritto di proprietà del Comune, dando luogo all’obbligo di rimozione e risarcimento.

Le Conclusioni: Danno da Occupazione e Liquidazione Equitativa

La conseguenza diretta dell’accertata occupazione illegittima è stata la condanna al risarcimento del danno. Richiamando un consolidato orientamento della Cassazione a Sezioni Unite, la Corte ha affermato che il danno subito dal proprietario consiste nella perdita concreta della possibilità di godere del proprio bene, ad esempio concedendolo in locazione. Tale danno è stato liquidato in via equitativa, basandosi sulla stima effettuata da un consulente tecnico d’ufficio (CTU). Il consulente aveva determinato un canone locativo annuo di 4.500,00 euro, considerando la specifica appetibilità del sito per le trasmissioni radiofoniche. La Corte ha quindi condannato l’emittente a versare tale somma per ogni anno di occupazione, a partire dalla data di acquisto dell’impianto da parte della società stessa fino all’effettiva liberazione del terreno.

Come può un ente pubblico dimostrare la proprietà di un terreno in un caso di occupazione illegittima?
La sentenza chiarisce che la prova della proprietà può essere fornita attraverso un insieme di elementi, tra cui visure catastali storiche che indicano l’ente come intestatario fin dall’origine, e perizie tecniche che attestano la natura demaniale o di uso civico del bene. Questi documenti, valutati nel loro complesso, possono costituire una prova sufficiente.

A chi appartengono le strutture costruite su un terreno senza il consenso del proprietario?
In base al principio di accessione (art. 934 c.c.), qualsiasi costruzione edificata su un terreno diventa di proprietà del proprietario del terreno stesso. Se l’edificazione è avvenuta senza alcun titolo o autorizzazione, il proprietario può chiederne la rimozione a spese di chi l’ha realizzata.

Come viene calcolato il risarcimento per l’occupazione illegittima di un immobile?
Il risarcimento viene calcolato sulla base del danno derivante dalla perdita della concreta possibilità di godimento del bene da parte del proprietario. Nella sentenza, questo danno è stato quantificato in via equitativa, basandosi sulla stima di un canone di locazione di mercato che il proprietario avrebbe potuto percepire se il bene fosse stato libero.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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