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Obbligo retributivo cessione illegittima: la Cassazione

Con l’ordinanza n. 15276/2024, la Corte di Cassazione ha confermato l’obbligo retributivo di un’azienda cedente nei confronti dei lavoratori in caso di cessione di ramo d’azienda dichiarata illegittima. Anche se i dipendenti hanno lavorato per la società cessionaria, il rapporto giuridico con il datore di lavoro originario non si è mai interrotto. La Corte ha stabilito che le somme dovute hanno natura di retribuzione e non di risarcimento, rigettando sia il ricorso principale dell’azienda che quello incidentale dei lavoratori.

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Pubblicato il 21 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Obbligo Retributivo in caso di Cessione Illegittima: La Cassazione Conferma la Tutela dei Lavoratori

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, è tornata a pronunciarsi sul delicato tema dell’obbligo retributivo in caso di cessione illegittima di ramo d’azienda. La decisione conferma un principio fondamentale a tutela dei lavoratori: anche se questi hanno di fatto lavorato per la nuova società, il rapporto di lavoro con l’azienda cedente non si estingue mai e quest’ultima rimane obbligata a corrispondere le retribuzioni.

I Fatti del Caso: La Cessione di Ramo d’Azienda Contestata

La vicenda trae origine da un’operazione di cessione di ramo d’azienda effettuata da un noto istituto di credito a favore di un’altra società. I lavoratori coinvolti nell’operazione hanno impugnato la cessione, ottenendo dal Tribunale una sentenza che ne dichiarava l’inefficacia. Di conseguenza, i dipendenti hanno offerto le loro prestazioni lavorative all’originario datore di lavoro (l’istituto di credito), che però le ha rifiutate. Successivamente, i lavoratori hanno ottenuto decreti ingiuntivi per il pagamento delle retribuzioni maturate dal momento della messa in mora fino al loro effettivo ripristino in servizio. L’istituto di credito si è opposto a tali decreti, ma sia il Tribunale che la Corte d’Appello hanno confermato il suo obbligo di pagamento, pur riducendo l’importo per la non debenza di alcune voci retributive.

L’Obbligo Retributivo nella Cessione Illegittima secondo la Cassazione

L’istituto di credito ha quindi presentato ricorso in Cassazione, sostenendo, tra i vari motivi, che non si potesse configurare una ‘doppia retribuzione’ per una singola prestazione lavorativa resa di fatto alla società cessionaria. La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso, allineandosi a un orientamento giurisprudenziale ormai consolidato.

La Corte ha ribadito che una cessione di ramo d’azienda illegittima non è in grado di trasferire il rapporto di lavoro. Questo significa che, dal punto di vista giuridico, il rapporto di lavoro con il cedente non si è mai interrotto. Il rapporto che si instaura con la società cessionaria è unicamente ‘di fatto’, distinto e non idoneo a incidere sul primo. Di conseguenza, l’offerta della prestazione lavorativa da parte dei dipendenti al cedente, e il rifiuto di quest’ultimo, lo costituisce in mora accipiendi (mora del creditore), obbligandolo a corrispondere le retribuzioni come se la prestazione fosse stata regolarmente eseguita.

Le Motivazioni della Decisione

La decisione della Cassazione si fonda su argomenti giuridici solidi e coerenti con la tutela del lavoratore. Ecco i punti chiave:

1. Unicità del Rapporto Giuridico: La validità della cessione secondo l’art. 2112 c.c. è il presupposto per la continuità di un unico rapporto di lavoro. Se la cessione è invalida, il rapporto originario con il cedente sopravvive de iure, mentre quello con il cessionario si instaura solo de facto.

2. Natura Retributiva e non Risarcitoria: Le somme dovute dal cedente non sono un risarcimento del danno, ma hanno piena natura retributiva. Questo principio, sancito dalle Sezioni Unite nel 2018, mira a garantire l’effettività della tutela del lavoratore e a far ricadere sul datore di lavoro le conseguenze economiche della sua condotta illegittima.

3. Irrilevanza del ‘Guadagno Alternativo’: Il fatto che i lavoratori abbiano percepito una retribuzione dalla società cessionaria è irrilevante. Il rapporto con il cedente e quello con il cessionario sono distinti, e l’obbligo retributivo del primo non viene meno.

4. Rigetto del Ricorso Incidentale dei Lavoratori: La Corte ha anche respinto il ricorso incidentale dei lavoratori, che lamentavano il mancato riconoscimento di una specifica voce retributiva (l’EDR) e la compensazione delle spese legali. La Cassazione ha ritenuto la motivazione della Corte d’Appello coerente, poiché l’EDR era stato assorbito da un accordo sindacale e la compensazione delle spese era giustificata dal mutamento della giurisprudenza in materia (revirement giurisprudenziale).

Conclusioni: Implicazioni per Datori di Lavoro e Lavoratori

Questa ordinanza consolida un importante baluardo a protezione dei diritti dei lavoratori. Le aziende devono prestare la massima attenzione alla correttezza delle operazioni di trasferimento d’azienda, poiché una dichiarazione di illegittimità può comportare conseguenze economiche significative, come l’obbligo di pagare retribuzioni senza ricevere in cambio alcuna prestazione lavorativa. Per i lavoratori, la sentenza rappresenta una forte garanzia: il loro status giuridico e il diritto alla retribuzione sono salvaguardati anche di fronte a operazioni aziendali illegittime, assicurando che non siano loro a pagare il prezzo delle decisioni errate del datore di lavoro.

Se una cessione di ramo d’azienda viene dichiarata illegittima, il datore di lavoro originario deve continuare a pagare lo stipendio?
Sì. La Cassazione ha confermato che se la cessione è illegittima, il rapporto di lavoro con il cedente non si interrompe mai giuridicamente. Se il lavoratore offre la sua prestazione e il datore originario la rifiuta, quest’ultimo è obbligato a pagare la retribuzione.

Il fatto che i lavoratori abbiano lavorato e percepito uno stipendio dalla nuova società (cessionaria) esonera il datore di lavoro originario dal pagamento?
No. Secondo la Corte, il rapporto di lavoro di fatto con la società cessionaria è distinto e irrilevante rispetto al rapporto giuridico che continua a esistere con il datore di lavoro originario. L’obbligo retributivo del cedente, pertanto, permane.

Le somme dovute dal datore di lavoro originario sono considerate retribuzione o risarcimento del danno?
Sono considerate retribuzione a tutti gli effetti. La Corte ha stabilito che si tratta di un’obbligazione retributiva che deriva dalla mora del datore di lavoro nel ricevere la prestazione, e non di un risarcimento per un danno subito dal lavoratore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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