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Obbligo di segnalazione: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 20848/2024, ha chiarito la portata dell’obbligo di segnalazione antiriciclaggio. Il caso riguardava sanzioni a una banca per omesse segnalazioni di operazioni sospette. La Suprema Corte ha annullato la decisione d’appello, affermando che l’obbligo di segnalazione si fonda su un giudizio oggettivo di anomalia e non richiede la certezza di un reato presupposto. La valutazione soggettiva dell’operatore bancario o l’esito di un procedimento penale non sono decisivi.

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Pubblicato il 7 dicembre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Obbligo di Segnalazione Antiriciclaggio: Quando Scatta Davvero?

La recente ordinanza della Corte di Cassazione n. 20848 del 25 luglio 2024 offre un chiarimento fondamentale in materia di antiriciclaggio, definendo con precisione i contorni dell’obbligo di segnalazione per gli intermediari finanziari. La Suprema Corte ha stabilito che tale dovere si basa su un’analisi oggettiva degli indici di anomalia di un’operazione, a prescindere dalla convinzione soggettiva dell’operatore bancario o dall’esistenza accertata di un reato. Approfondiamo la vicenda per comprendere la portata di questa decisione.

I Fatti del Caso: Sanzioni Annullate in Primo e Secondo Grado

Il Ministero dell’Economia e delle Finanze aveva irrogato pesanti sanzioni amministrative nei confronti degli amministratori di un istituto di credito cooperativo. La contestazione riguardava l’omessa segnalazione di numerose operazioni considerate sospette, per un valore complessivo superiore ai 2,6 milioni di euro, effettuate da una società cliente in un arco temporale di circa tre anni.

Tali operazioni presentavano molteplici anomalie: prelievi ingenti di contante, uso di nomi di fantasia, frazionamento degli importi, e versamenti non coerenti con l’attività economica dichiarata. Nonostante ciò, sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello avevano annullato le sanzioni, ritenendo che la banca non disponesse di elementi sufficienti per prefigurarsi l’esistenza di un reato presupposto, come l’evasione fiscale, che peraltro era stato oggetto di un procedimento penale poi archiviato.

L’Importanza dell’Obbligo di Segnalazione secondo la Cassazione

Il Ministero ha impugnato la decisione d’appello dinanzi alla Corte di Cassazione, lamentando la violazione e falsa applicazione della normativa antiriciclaggio. La Suprema Corte ha accolto il ricorso, ribaltando la prospettiva dei giudici di merito. Secondo gli Ermellini, la Corte d’Appello ha commesso un errore fondamentale nel subordinare l’obbligo di segnalazione alla capacità della banca di individuare un preciso reato presupposto.

La giurisprudenza consolidata, richiamata nell’ordinanza, stabilisce che il dovere di segnalare un’operazione sospetta non dipende dall’evidenza di un quadro indiziario di riciclaggio completo né dalla certezza che i fondi provengano da un’azione delittuosa. Al contrario, è sufficiente un giudizio obiettivo sull’idoneità dell’operazione a eludere le normative di prevenzione.

La Decisione della Suprema Corte e il Rinvio

La Cassazione ha evidenziato come la Corte d’Appello avesse ingiustificatamente minimizzato una mole impressionante di indici oggettivi di anomalia, dando invece peso a valutazioni personali e discrezionali dei responsabili della banca e all’esito, irrilevante ai fini della segnalazione, del procedimento penale.

Le Motivazioni

La motivazione della Cassazione si fonda su un principio cardine: la disciplina antiriciclaggio ha una finalità preventiva. L’obbligo di segnalazione è uno strumento per far emergere situazioni di potenziale rischio, non per accertare responsabilità penali. L’intermediario finanziario non è un investigatore, ma un ‘sensore’ sul territorio che deve attivarsi in presenza di operazioni anomale secondo criteri oggettivi. La Corte ha elencato una serie di elementi trascurati dai giudici di merito: l’uso di cognomi fittizi, il frazionamento di operazioni per restare sotto soglia, l’emissione di assegni circolari all’ordine di terzi non legati all’attività, e ingenti movimentazioni di contante su conti in sofferenza. Questi elementi, presi nel loro insieme, costituivano un quadro che imponeva la segnalazione, indipendentemente dalla sorte di un eventuale procedimento penale per evasione fiscale. L’archiviazione di quest’ultimo non sana l’omissione originaria.

Conclusioni

L’ordinanza n. 20848/2024 rafforza un principio fondamentale per tutti gli intermediari finanziari: la valutazione del sospetto deve essere oggettiva e basata su indicatori standardizzati (come quelli forniti dalla Banca d’Italia), non soggettiva e discrezionale. La responsabilità non viene meno neanche se, a posteriori, un’indagine penale sul reato presupposto si conclude con un’archiviazione. Questa decisione serve da monito per il settore bancario e finanziario, sottolineando l’importanza di un approccio rigoroso e proattivo nell’adempimento degli obblighi antiriciclaggio per prevenire l’infiltrazione di capitali illeciti nel sistema economico.

Quando sorge per una banca l’obbligo di segnalazione di un’operazione sospetta?
L’obbligo sorge sulla base di un giudizio oggettivo sull’idoneità dell’operazione a eludere le disposizioni antiriciclaggio, fondato su indici di anomalia (es. frazionamento, uso di contante ingiustificato, incoerenza con il profilo del cliente), e non richiede la certezza o la prova di un reato sottostante.

L’archiviazione di un procedimento penale per il reato presupposto (es. evasione fiscale) giustifica l’omessa segnalazione?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che l’esito di un procedimento penale è irrilevante. L’obbligo di segnalazione ha natura preventiva e si basa sul sospetto generato al momento dell’operazione, non sull’accertamento definitivo di un crimine.

Quali elementi possono costituire indici oggettivi di anomalia?
L’ordinanza menziona, a titolo esemplificativo, l’utilizzo di nomi di fantasia, la ricerca di informazioni anagrafiche senza esito, il frazionamento di importi ingenti, l’emissione di numerosi assegni circolari, l’accensione e rapida estinzione di libretti al portatore e, in generale, operazioni non giustificate dall’attività economica del cliente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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