LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Obbligo di salvaguardia: Concedente e mercato illegale

Una società concessionaria di scommesse ha citato in giudizio le Amministrazioni concedenti per i danni derivanti dalla diffusione del mercato illegale. La Corte di Cassazione, ribaltando le decisioni di merito, ha stabilito che non sussiste un generale obbligo di salvaguardia in capo allo Stato concedente per proteggere il concessionario dal rischio d’impresa, che include anche la concorrenza di operatori clandestini. La responsabilità per tali turbative non può essere imputata al concedente sulla base del solo rapporto contrattuale.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 22 dicembre 2025 in Diritto Commerciale, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Obbligo di salvaguardia del Concedente: La Cassazione e il Rischio d’Impresa nelle Concessioni

In un recente e significativo pronunciamento, la Corte di Cassazione ha affrontato una questione cruciale nei rapporti tra Stato e concessionari privati, in particolare riguardo all’ obbligo di salvaguardia del concedente. La sentenza analizza se lo Stato, in qualità di concedente di un servizio in regime di monopolio, sia tenuto a risarcire il concessionario per i danni causati dall’espansione di un mercato parallelo e illegale. La risposta della Corte delinea in modo netto i confini del rischio d’impresa e delle responsabilità contrattuali della Pubblica Amministrazione.

I Fatti del Caso: La Crisi del Mercato delle Scommesse

Una società, titolare di una concessione statale per la raccolta di scommesse ippiche, ha avviato un procedimento contro le Amministrazioni concedenti. La società lamentava un grave danno economico, causato da un profondo mutamento del mercato: l’affermazione di un vasto mercato clandestino di scommesse, gestito da operatori non autorizzati, aveva eroso significativamente i suoi ricavi, creando uno stato di crisi nel settore legale. Secondo la società, le Amministrazioni avevano violato i loro doveri contrattuali, non riuscendo a preservare la stabilità e la legalità del mercato che esse stesse avevano dato in concessione, in un regime di monopolio.

Il Percorso Giudiziario: Dall’Arbitrato alla Cassazione

Inizialmente, un collegio arbitrale aveva dato ragione alla società concessionaria, condannando le Amministrazioni a risarcire il danno subito. La decisione si basava sull’idea che lo Stato, avendo creato un monopolio legale, avesse implicitamente garantito un ambiente operativo protetto. Questa visione è stata confermata dalla Corte d’Appello, secondo cui le Amministrazioni avrebbero dovuto utilizzare i loro poteri per contrastare lo sconvolgimento del mercato e neutralizzare lo squilibrio tra le prestazioni contrattuali. Insoddisfatte, le Amministrazioni hanno presentato ricorso per cassazione, portando la questione dinanzi alla Suprema Corte.

L’Obbligo di Salvaguardia e la Decisione della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso delle Amministrazioni, ribaltando completamente le precedenti decisioni. Il cuore della sentenza risiede nell’interpretazione dell’ obbligo di salvaguardia, un principio che deriva dalla clausola generale di buona fede nell’esecuzione del contratto (art. 1375 c.c.).

La Corte ha chiarito che questo dovere non può essere esteso fino a creare una garanzia generale a carico del concedente contro ogni tipo di turbativa, specialmente se proveniente da terzi che operano illegalmente. L’Amministrazione concedente, agendo come parte di un contratto, non può essere ritenuta responsabile per l’incapacità dello Stato-apparato di reprimere fenomeni criminali diffusi. Si tratta di due ruoli distinti: quello di parte contrattuale e quello di garante dell’ordine pubblico.

Il Rischio d’Impresa e i Limiti dell’Obbligo di Salvaguardia

La Cassazione ha fortemente sottolineato che qualsiasi contratto di concessione implica l’assunzione del rischio d’impresa da parte del concessionario. Questo rischio include, per sua natura, le fluttuazioni del mercato e la concorrenza, anche quella illecita. La posizione di monopolio garantita dallo Stato (in jure) assicura al concessionario la legittimità della sua attività, ma non promette un mercato privo di interferenze illegali (in facto).

Attribuire al concedente la responsabilità per le azioni di terzi trasformerebbe la concessione in un’attività economica priva di rischio, un’interpretazione che snaturerebbe il rapporto contrattuale e l’essenza stessa dell’iniziativa imprenditoriale.

le motivazioni

La Suprema Corte ha motivato la sua decisione evidenziando che l’ obbligo di salvaguardia impone doveri specifici e determinati, come l’obbligo di informazione o di compiere atti necessari a preservare l’utilità della prestazione per la controparte, ma sempre entro i limiti del ragionevole sacrificio. Non può, invece, tradursi in un’obbligazione generica di risultato, come quella di eliminare il mercato clandestino. La Corte ha inoltre specificato che, di fronte a uno stravolgimento dell’equilibrio contrattuale causato da eventi straordinari e imprevedibili, il rimedio previsto dal codice civile non è il risarcimento del danno per inadempimento, bensì la risoluzione per eccessiva onerosità sopravvenuta (art. 1467 c.c.), un rimedio che la società concessionaria non aveva mai richiesto. Confondere l’inadempimento contrattuale del concedente con l’incapacità dello Stato di reprimere l’illegalità costituirebbe un errore giuridico, sovrapponendo indebitamente il piano del contratto a quello della funzione sovrana di tutela dell’ordine pubblico.

le conclusioni

In conclusione, la sentenza stabilisce un principio fondamentale per i contratti di concessione pubblica: il rischio derivante dalla concorrenza illegale e dalle turbative del mercato provocate da terzi rientra nell’alea normale del rischio d’impresa e grava sul concessionario. Lo Stato, in qualità di parte contrattuale, non è tenuto a un obbligo di salvaguardia onnicomprensivo che lo renda garante dei risultati economici del concessionario. Questa pronuncia traccia una linea chiara tra le responsabilità contrattuali della Pubblica Amministrazione e le sue più ampie funzioni di regolatore e garante della legalità, offrendo un importante riferimento per il futuro dei rapporti tra pubblico e privato.

In una concessione pubblica, il concedente statale è responsabile per i danni subiti dal concessionario a causa della concorrenza illegale?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il rischio derivante dalla concorrenza di operatori illegali fa parte del normale rischio d’impresa che grava sul concessionario. Lo Stato concedente non è contrattualmente obbligato a garantire il concessionario da tali turbative provocate da terzi.

Cosa significa ‘obbligo di salvaguardia’ e quali sono i suoi limiti in un contratto di concessione?
L’obbligo di salvaguardia, che discende dal principio di buona fede, impone alle parti di un contratto di proteggere gli interessi reciproci, compiendo atti non previsti espressamente ma necessari per preservare l’utilità della prestazione. Tuttavia, questo dovere non si estende fino a creare una garanzia generale contro ogni evento negativo, specialmente contro le azioni illecite di terzi, e trova il suo limite nel ragionevole sacrificio della parte obbligata.

Quale rimedio ha il concessionario se il mercato cambia drasticamente a causa di eventi imprevisti?
Se la prestazione diventa eccessivamente onerosa a causa di avvenimenti straordinari e imprevedibili (come un radicale stravolgimento del mercato), il rimedio appropriato previsto dalla legge è la risoluzione del contratto per eccessiva onerosità sopravvenuta (art. 1467 c.c.), e non un’azione di risarcimento del danno per inadempimento del concedente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati