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Obbligo di repechage: onere della prova del datore

La Corte di Cassazione chiarisce i contorni dell’obbligo di repechage. In un caso riguardante un pilota divenuto parzialmente inidoneo al volo, la Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso dell’azienda, confermando la decisione di merito che imponeva la ricollocazione del lavoratore in mansioni tecniche. Viene ribadito che spetta al datore di lavoro l’onere di provare l’impossibilità di adibire il dipendente ad altre mansioni compatibili con il suo stato di salute e le sue qualifiche.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Obbligo di Repechage: quando l’azienda deve ricollocare il dipendente

L’obbligo di repechage rappresenta un principio fondamentale nel diritto del lavoro, ponendo in capo al datore di lavoro la responsabilità di cercare una soluzione alternativa al licenziamento per un dipendente divenuto inidoneo alle proprie mansioni. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito con forza questo principio, chiarendo i confini dell’onere probatorio che grava sull’azienda. Analizziamo insieme un caso emblematico che ha visto protagonista un pilota di elicotteri e la sua azienda.

I Fatti del Caso: da Pilota a Tecnico?

La vicenda riguarda un pilota, dipendente di una società di elicotteri dal 2008. A seguito di un malore nel 2014, il lavoratore viene giudicato idoneo al volo, ma con una limitazione significativa: può operare solo come copilota e non più come pilota singolo. Di fronte a questa nuova condizione, l’azienda lo colloca in uno stato di inattività, pur conservandogli il posto per un anno.

Il lavoratore, ritenendo ingiusto il comportamento aziendale, si rivolge al Tribunale per chiedere di essere reintegrato in un ruolo compatibile all’interno dell’impresa. In primo grado la sua domanda viene respinta. La Corte d’Appello, tuttavia, ribalta parzialmente la decisione, accertando il diritto del pilota ad essere ricollocato nel personale tecnico-manutentivo, poiché in possesso delle necessarie qualifiche. La Corte territoriale sottolinea come l’azienda, pur a conoscenza di tali competenze, non avesse fornito prova dell’impossibilità di impiegarlo in quel settore.

La Decisione della Corte di Cassazione

L’azienda decide di ricorrere in Cassazione, ma i giudici di legittimità dichiarano il ricorso inammissibile. La Corte Suprema non entra nel merito della ricostruzione dei fatti, già adeguatamente valutata dalla Corte d’Appello, ma si concentra sulla correttezza giuridica della decisione e sulla validità dei motivi di ricorso. La sentenza di secondo grado viene quindi confermata, consolidando il diritto del lavoratore alla ricollocazione.

Le Motivazioni: l’obbligo di repechage e l’onere della prova

La Cassazione ha ritenuto inammissibili i motivi del ricorso aziendale per diverse ragioni tecniche e di merito. In primo luogo, l’azienda ha tentato di contestare la motivazione della sentenza d’appello utilizzando strumenti processuali non più applicabili. La normativa attuale, infatti, limita il sindacato della Cassazione sulla motivazione a casi estremi di totale mancanza o apparenza della stessa, non permettendo più di contestarne la semplice insufficienza o contraddittorietà.

Nel cuore della questione, la Corte ha evidenziato che l’azienda stava in realtà cercando di ottenere una nuova valutazione dei fatti, compito che non spetta alla Corte di Cassazione. La Corte d’Appello aveva già svolto un’analisi completa ed esaustiva, concludendo che:

1. Il lavoratore possedeva i titoli e le certificazioni per essere impiegato nel settore tecnico-manutentivo.
2. L’azienda non aveva fornito alcuna prova concreta dell’impossibilità di ricollocarlo in tale ruolo.
3. La presunta ‘offerta’ di demansionamento discussa con un manager non era un’offerta formale e vincolante, ma solo un ‘colloquio esplorativo’.

Di conseguenza, la Corte di Cassazione ha ribadito che il datore di lavoro ha un preciso obbligo di repechage e deve dimostrare attivamente di aver fatto tutto il possibile per trovare una posizione alternativa per il dipendente prima di poter legittimamente considerare altre opzioni.

Conclusioni: Implicazioni per Datori di Lavoro e Lavoratori

Questa ordinanza offre importanti spunti di riflessione. Per i datori di lavoro, emerge chiaramente che l’onere della prova in materia di impossibilità di ricollocazione è molto rigoroso. Non è sufficiente affermare che non ci sono posizioni disponibili; è necessario dimostrarlo con elementi concreti, documentando la ricerca effettuata e le ragioni oggettive che impediscono il reimpiego. Un semplice colloquio informale non è sufficiente a soddisfare l’obbligo. Per i lavoratori, la sentenza rafforza la tutela del posto di lavoro anche in caso di sopravvenuta inidoneità parziale, confermando il loro diritto a essere adibiti a mansioni diverse, se disponibili e compatibili con le loro residue capacità e qualifiche.

Quando sorge l’obbligo di repechage per il datore di lavoro?
L’obbligo sorge quando un lavoratore diventa inidoneo a svolgere le sue mansioni specifiche a causa di condizioni di salute, ma potrebbe essere idoneo a svolgere altre mansioni all’interno dell’organizzazione aziendale, anche inferiori.

A chi spetta l’onere di provare l’impossibilità di ricollocare il lavoratore?
L’onere della prova spetta interamente al datore di lavoro. L’azienda deve dimostrare in modo concreto e oggettivo di aver verificato tutte le possibili alternative e che nessuna posizione compatibile con lo stato di salute e le qualifiche del dipendente era disponibile.

Un colloquio informale può essere considerato un’offerta di demansionamento valida?
No. Secondo la Corte, un ‘colloquio esplorativo’ per sondare le intenzioni del lavoratore non costituisce un’offerta formale di demansionamento o ricollocazione. L’offerta deve essere concreta e ufficiale per essere considerata valida ai fini dell’adempimento dell’obbligo di repechage.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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