LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Obbligo di informazione: quando scatta per il dipendente?

La Corte di Cassazione ha stabilito che l’obbligo di informazione di un dipendente pubblico al proprio ente circa l’esercizio di un’azione penale a suo carico non sorge solo con il rinvio a giudizio, ma già con la notifica dell’avviso di fissazione dell’udienza preliminare. La Corte ha accolto il ricorso dell’Azienda Sanitaria, annullando la sentenza d’appello che aveva dato ragione al lavoratore, il quale aveva ricevuto una sanzione disciplinare per omessa comunicazione. La Suprema Corte ha chiarito che la richiesta di rinvio a giudizio notificata all’imputato costituisce un atto idoneo a far scattare tale obbligo contrattuale.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Obbligo di Informazione al Datore di Lavoro: La Cassazione Chiarisce il Momento Decisivo

L’obbligo di informazione per un dipendente pubblico, specialmente se dirigente, riguardo a procedimenti penali a suo carico è un tema delicato che si colloca al confine tra doveri di lealtà contrattuale e diritto di difesa. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale, stabilendo con precisione il momento in cui tale dovere sorge, con importanti conseguenze sul piano disciplinare.

I Fatti di Causa

Un dirigente di un’Azienda Sanitaria Locale veniva sanzionato disciplinarmente per aver violato la norma del Contratto Collettivo che impone di ‘informare l’Azienda o Ente di essere stato rinviato a giudizio o che nei suoi confronti è esercitata l’azione penale’. Il dirigente aveva comunicato il proprio rinvio a giudizio il giorno successivo alla sua emissione. Tuttavia, la contestazione disciplinare era avvenuta in una data precedente.

Inizialmente, la Corte d’Appello aveva dato ragione al dirigente, annullando la sanzione. Secondo i giudici di merito, l’obbligo di comunicazione sorgeva solo con il decreto di rinvio a giudizio, e non prima. L’Azienda Sanitaria, non condividendo questa interpretazione, ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che il dipendente era venuto a conoscenza dell’esercizio dell’azione penale ben prima, ovvero con la notifica dell’avviso di fissazione dell’udienza preliminare, che includeva la richiesta di rinvio a giudizio del Pubblico Ministero.

L’Obbligo di Informazione e la Decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione di secondo grado, accogliendo il ricorso dell’Azienda Sanitaria. La Suprema Corte ha chiarito che l’interpretazione della Corte d’Appello era errata, in quanto si era focalizzata unicamente sull’atto finale del rinvio a giudizio, trascurando atti precedenti del procedimento penale altrettanto significativi.

Il punto centrale della decisione è l’identificazione del momento in cui si può considerare ‘esercitata l’azione penale’ ai fini dell’obbligo di informazione previsto dal contratto collettivo. Secondo gli Ermellini, questo momento non coincide esclusivamente con il decreto che dispone il giudizio, ma include anche atti precedenti che portano formalmente a conoscenza dell’indagato l’intenzione della Procura di procedere contro di lui.

La Notifica dell’Udienza Preliminare come Momento Chiave

La Cassazione ha sottolineato che la notifica all’imputato dell’avviso di fissazione dell’udienza preliminare, contenente la richiesta di rinvio a giudizio formulata dal Pubblico Ministero, è un atto che realizza pienamente la condizione prevista dalla norma contrattuale. Da quel momento, il dipendente è ufficialmente a conoscenza del fatto che l’azione penale è stata esercitata nei suoi confronti e, di conseguenza, scatta il suo dovere di comunicarlo all’ente di appartenenza.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda su una lettura logica e sistematica delle norme processual-penalistiche e del contratto collettivo. I giudici hanno ritenuto che la Corte territoriale abbia errato nel limitare la sua valutazione al solo atto del rinvio a giudizio. L’esercizio dell’azione penale, infatti, si concretizza già con la richiesta del Pubblico Ministero. La notifica di tale richiesta, unitamente all’avviso di udienza preliminare, costituisce un momento di conoscenza certa e ufficiale per l’imputato. Ignorare questi atti precedenti significherebbe svuotare di significato la norma contrattuale, la cui ratio è quella di permettere all’amministrazione di valutare tempestivamente eventuali profili di incompatibilità o pregiudizio derivanti dai reati contestati al proprio dirigente.

La Corte ha quindi cassato la sentenza impugnata, rinviando la causa alla Corte d’Appello in diversa composizione, che dovrà riesaminare il caso attenendosi a questo principio di diritto.

Le Conclusioni

Questa ordinanza stabilisce un principio di grande rilevanza pratica per il pubblico impiego. L’obbligo di informazione non è posticipabile fino all’esito dell’udienza preliminare, ma sorge in un momento anteriore, ovvero quando il dipendente ha notizia formale della richiesta di rinvio a giudizio. I lavoratori del settore pubblico, in particolare i dirigenti, devono quindi essere consapevoli che la trasparenza nei confronti del datore di lavoro è richiesta fin dalle prime fasi del procedimento penale che li vede coinvolti, per non incorrere in sanzioni disciplinari per omessa o tardiva comunicazione.

Quando sorge per un dirigente pubblico l’obbligo di informare l’azienda che è stata esercitata un’azione penale nei suoi confronti?
Secondo la Corte di Cassazione, l’obbligo sorge non solo con il decreto di rinvio a giudizio, ma già al momento della conoscenza di atti precedenti, come la notifica della richiesta di rinvio a giudizio del pubblico ministero unitamente all’avviso di fissazione dell’udienza preliminare.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la decisione della Corte d’Appello?
Perché la Corte d’Appello ha erroneamente limitato la sua valutazione al solo atto del rinvio a giudizio, senza considerare che atti precedenti del processo penale, di cui il dipendente era a conoscenza, già integravano l’esercizio dell’azione penale e facevano scattare l’obbligo di comunicazione previsto dal CCNL.

Qual è l’atto che, secondo la Cassazione, fa scattare l’obbligo di comunicazione da parte del dipendente?
L’atto cruciale è la notifica all’imputato dell’avviso di fissazione dell’udienza preliminare che contiene la richiesta di rinvio a giudizio del Pubblico Ministero. Da quel momento, il dipendente ha conoscenza formale dell’esercizio dell’azione penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati