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Obbligo di informativa: no a formule generiche

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza del Giudice di Pace che aveva respinto il ricorso di un cittadino straniero contro un decreto di respingimento. La Corte ha stabilito che l’obbligo di informativa sul diritto a richiedere la protezione internazionale non può considerarsi assolto con una mera dichiarazione generica contenuta nel provvedimento impugnato. È necessario che l’amministrazione fornisca la prova concreta che l’informazione sia stata completa, effettiva e somministrata in modo comprensibile per lo straniero.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Obbligo di Informativa: la Cassazione ribadisce che le formule di stile non bastano

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 3078/2024, ha riaffermato un principio cruciale in materia di immigrazione: l’obbligo di informativa sulla possibilità di richiedere la protezione internazionale deve essere effettivo e concreto, non una mera formalità. Una semplice dichiarazione generica inserita in un provvedimento di respingimento non è sufficiente a provare che lo straniero sia stato compiutamente informato dei propri diritti. Questa decisione chiarisce il livello di garanzia che deve essere assicurato nei confronti delle persone che arrivano sul territorio nazionale in condizioni di vulnerabilità.

I Fatti del Caso

Un cittadino straniero, dopo essere sbarcato in Italia, riceveva un decreto di respingimento. Egli proponeva opposizione davanti al Giudice di Pace, sostenendo di non essere stato adeguatamente informato sulla possibilità di presentare domanda di protezione internazionale. Secondo il ricorrente, questa mancanza di informazione gli aveva impedito di esercitare un suo diritto fondamentale.

Il Giudice di Pace, tuttavia, respingeva il ricorso. La sua decisione si basava sulla motivazione del decreto di respingimento stesso, il quale affermava genericamente che lo straniero era stato ‘compiutamente informato’. Il giudice di merito considerava tale dichiarazione un atto pubblico fidefacente, sufficiente a provare l’avvenuto adempimento dell’obbligo informativo.

Insoddisfatto, il cittadino straniero ha presentato ricorso per cassazione, lamentando la violazione di numerose norme nazionali ed europee e denunciando l’illogicità della decisione, che di fatto trasformava la motivazione dell’atto impugnato in una prova inconfutabile, senza alcuna verifica concreta.

La Decisione della Corte: l’Obbligo di Informativa richiede una prova concreta

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, cassando l’ordinanza del Giudice di Pace e rinviando la causa per un nuovo esame. Il ragionamento della Corte è netto e si pone in continuità con la sua giurisprudenza più recente (in particolare, la sentenza n. 32070 del 2023).

Secondo gli Ermellini, non è sufficiente che il decreto di respingimento contenga una clausola di stile secondo cui ‘il soggetto è stato debitamente informato’. Quando l’interessato contesta di aver ricevuto tale informativa, spetta all’amministrazione dimostrare che l’obbligo è stato assolto in modo sostanziale.

Le Motivazioni

La Corte ha specificato cosa si intende per adempimento sostanziale dell’obbligo di informativa. Ai sensi dell’art. 10 ter del Testo Unico sull’Immigrazione (D.lgs. 286/1998), deve essere assicurata a tutti gli stranieri condotti nei punti di crisi un’informativa:

1. Completa ed Effettiva: Deve riguardare la procedura di protezione internazionale, i programmi di ricollocazione in altri Stati UE e la possibilità di rimpatrio volontario assistito.
2. Comprensibile: Deve essere fornita in una lingua che lo straniero possa capire, se necessario con l’ausilio di un interprete o di un mediatore culturale. Questo è essenziale per consentire una verifica sulla reale comprensibilità delle informazioni.
3. Provata nei Fatti: L’amministrazione deve essere in grado di dimostrare i tempi e le modalità con cui l’informativa è stata somministrata. Il silenzio dello straniero o una sua dichiarazione apparentemente contraria alla richiesta di protezione non possono avere valore se non è provato che egli sia stato prima messo nelle condizioni di compiere una scelta consapevole.

Il Giudice di Pace ha errato nel ritenere la dichiarazione contenuta nel decreto una prova sufficiente. Così facendo, ha ignorato il pregiudizio subito dal ricorrente, a cui è stato di fatto impedito di presentare la domanda di protezione prima dell’emissione del decreto di respingimento, ostacolando il suo diritto a un ricorso effettivo.

Le Conclusioni

Questa ordinanza consolida un importante baluardo a tutela dei diritti fondamentali dei migranti. Le conclusioni pratiche sono significative:

* Onere della Prova: L’onere di provare l’effettivo e corretto adempimento dell’obbligo di informativa grava sull’amministrazione. Non può essere scaricato sullo straniero, né può essere bypassato con formule stereotipate.
* Controllo Giudiziale: Il giudice non può limitarsi a una valutazione formale, ma deve verificare nel merito se le garanzie procedurali sono state rispettate, specialmente quando vi è una contestazione.
* Centralità del Diritto di Difesa: Garantire un’informazione corretta è il primo passo per assicurare il diritto di difesa e l’accesso effettivo alle procedure di protezione, in linea con i principi costituzionali e con la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU).

Una generica dichiarazione in un atto amministrativo è sufficiente per provare che uno straniero è stato informato dei suoi diritti?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che una dichiarazione generica e stereotipata non è sufficiente. L’amministrazione deve fornire una prova concreta delle modalità e dei tempi con cui l’informativa è stata effettivamente e comprensibilmente somministrata.

Su chi ricade l’onere di dimostrare che l’obbligo di informativa è stato assolto?
L’onere della prova ricade sull’amministrazione. Se lo straniero contesta di aver ricevuto un’informazione adeguata, spetta all’autorità pubblica dimostrare di aver adempiuto al proprio dovere in modo completo ed efficace.

Cosa rende un’informativa sulla protezione internazionale valida ed efficace?
L’informativa è valida se è completa (coprendo tutte le opzioni disponibili), effettiva e somministrata in una lingua che lo straniero comprende, se necessario con l’aiuto di un interprete o mediatore culturale, al fine di garantire la piena comprensibilità delle informazioni e consentire una scelta consapevole.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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