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Obbligo di informativa: la Cassazione accoglie ricorso

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza di un Giudice di Pace che convalidava un decreto di respingimento nei confronti di un cittadino straniero. Il caso verteva sul mancato rispetto dell’obbligo di informativa riguardo la possibilità di richiedere protezione internazionale. La Suprema Corte ha stabilito che una generica affermazione nel decreto non è sufficiente; l’amministrazione deve provare concretamente di aver fornito un’informativa completa, effettiva e comprensibile, anche tramite interprete. La mancata verifica di questo adempimento fondamentale rende illegittimo il provvedimento di respingimento.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Obbligo di informativa sul diritto d’asilo: non basta una clausola generica

L’ordinanza n. 5806/2024 della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale in materia di immigrazione: l’obbligo di informativa sulla possibilità di richiedere protezione internazionale non può essere assolto con mere formule di stile. La Suprema Corte ha chiarito che spetta all’amministrazione dimostrare di aver fornito informazioni complete ed effettive, in una lingua comprensibile allo straniero, anche con l’ausilio di un mediatore culturale. Questa decisione rafforza le tutele per i migranti al loro arrivo sul territorio nazionale, sottolineando come la regolarità della procedura di respingimento dipenda strettamente dal rispetto di questo dovere primario.

I Fatti del Caso

Un cittadino tunisino impugnava il decreto di respingimento emesso dal Questore di Agrigento. A suo dire, il provvedimento era illegittimo perché, nonostante avesse manifestato la volontà di chiedere asilo, non aveva ricevuto alcuna adeguata informazione sui suoi diritti. Al contrario, gli era stato fatto firmare un documento che non aveva compreso. Il Giudice di Pace di Agrigento, in prima istanza, aveva respinto il ricorso, ritenendo sufficiente la dicitura contenuta nel decreto, secondo cui lo straniero era stato ‘compiutamente informato’, e valorizzando una dichiarazione secondo cui era giunto in Italia per motivi di lavoro.

La Decisione della Corte di Cassazione sull’Obbligo di Informativa

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del cittadino tunisino, cassando l’ordinanza del Giudice di Pace. La motivazione del giudice di merito è stata definita ‘stereotipata e standardizzata’, in quanto non aveva adeguatamente considerato le specifiche doglianze del ricorrente. La Corte ha stabilito che il giudice avrebbe dovuto verificare se l’obbligo di informativa, previsto dall’art. 10 ter del Testo Unico sull’Immigrazione, fosse stato effettivamente e concretamente adempiuto. Una semplice clausola nel provvedimento, non supportata da alcuna prova (come un verbale dettagliato, l’indicazione della presenza di un interprete o le modalità specifiche della comunicazione), non può essere considerata sufficiente a dimostrare l’assolvimento di tale dovere.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione fonda la sua decisione su diversi pilastri giuridici. In primo luogo, l’art. 10 ter del D.Lgs. 286/98, interpretato in conformità con la giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU), impone un dovere proattivo di informare ogni straniero soccorso in mare o rintracciato alla frontiera sulla procedura di protezione internazionale. Questo obbligo sussiste a prescindere da una esplicita richiesta dell’interessato. Il silenzio dello straniero, o una sua dichiarazione generica (come quella di cercare lavoro), non può essere interpretato come una rinuncia al diritto di asilo se non è preceduto da una completa e chiara informativa sulle alternative a sua disposizione. La Corte sottolinea che l’onere della prova grava sull’amministrazione: è quest’ultima che deve dimostrare, in caso di contestazione, i tempi, le modalità, la lingua utilizzata e la presenza di mediatori culturali durante la somministrazione dell’informativa. In assenza di tali prove, il provvedimento di respingimento è viziato da una manifesta illegittimità, che il giudice della convalida ha il dovere di rilevare.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame ha importanti implicazioni pratiche. Le autorità di frontiera non possono più fare affidamento su clausole standardizzate per attestare di aver informato i migranti dei loro diritti. È necessario documentare in modo preciso e verificabile l’intero processo informativo. Questa pronuncia consolida un orientamento giurisprudenziale volto a garantire una tutela sostanziale, e non meramente formale, dei diritti fondamentali dei richiedenti protezione internazionale. Per i giudici, essa rappresenta un chiaro monito a non limitarsi a un controllo superficiale degli atti, ma a indagare a fondo sulla regolarità delle procedure amministrative che precedono e giustificano misure restrittive della libertà personale, come il trattenimento finalizzato all’espulsione.

È sufficiente che un decreto di respingimento affermi genericamente che lo straniero è stato informato del suo diritto di chiedere asilo?
No. Secondo la Corte di Cassazione, una simile affermazione è una mera formula di stile se non è supportata da prove concrete che dimostrino le modalità, i tempi e la lingua in cui l’informativa è stata effettivamente fornita.

L’amministrazione ha l’onere di provare di aver fornito l’informativa sulla protezione internazionale?
Sì. In caso di contestazione da parte dello straniero, spetta all’amministrazione dimostrare di aver adempiuto al proprio obbligo di informativa in modo completo, effettivo e comprensibile per il destinatario, anche attraverso l’uso di un interprete.

Se un migrante dichiara di essere venuto in Italia per lavoro, perde il diritto a essere informato sulla protezione internazionale?
No. La Corte chiarisce che l’obbligo di informativa prescinde dalla preventiva manifestazione di volontà dello straniero. Una dichiarazione fatta ‘al buio’, ovvero prima di aver ricevuto adeguate informazioni sulle possibili alternative, è irrilevante ai fini del dovere dell’autorità di informare.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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