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Obbligo comunicazione NASpI: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione ha stabilito che la decadenza dal diritto all’indennità NASpI per mancata comunicazione di redditi da lavoro autonomo preesistenti non è automatica. L’ente previdenziale deve dimostrare che l’attività svolta rientri specificamente nella nozione di ‘lavoro autonomo o d’impresa individuale’. Nel caso esaminato, un richiedente si era visto negare il sussidio per non aver dichiarato redditi da cariche sociali. La Corte ha cassato la decisione precedente, rinviando alla Corte d’Appello per una nuova valutazione dei fatti, sottolineando che non basta provare l’esistenza di un reddito, ma occorre qualificarne la fonte come attività lavorativa autonoma ai sensi della normativa sull’obbligo comunicazione NASpI.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Obbligo comunicazione NASpI e redditi preesistenti: la Cassazione fissa i paletti

L’indennità di disoccupazione NASpI rappresenta un sostegno fondamentale per i lavoratori che perdono involontariamente il proprio impiego. La normativa, tuttavia, prevede specifici doveri di informazione a carico del beneficiario, tra cui l’obbligo comunicazione NASpI relativo a eventuali redditi percepiti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha offerto un importante chiarimento sui presupposti per la decadenza dal beneficio, specialmente quando il reddito deriva da un’attività già esistente al momento della domanda.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dalla richiesta di indennità NASpI presentata da un lavoratore che, al momento della domanda, percepiva un reddito derivante da cariche societarie. L’ente previdenziale aveva respinto la richiesta, ritenendo che il richiedente avesse violato l’obbligo di comunicare tale condizione reddituale. Sia il Tribunale di primo grado sia la Corte d’Appello avevano confermato la decisione dell’ente, sostenendo la sussistenza di un obbligo di dichiarare i redditi percepiti fin dal momento della presentazione della domanda, pena la decadenza dal diritto.
Il lavoratore ha quindi presentato ricorso in Cassazione, lamentando una violazione e un’errata interpretazione delle norme che regolano la materia, in particolare degli articoli 10 e 11 del D.Lgs. n. 22/2015.

Obbligo comunicazione NASpI: la decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del lavoratore, cassando la sentenza d’appello e rinviando la causa a un nuovo esame. La Suprema Corte ha chiarito che, sebbene l’obbligo di comunicazione riguardi anche le attività lavorative autonome preesistenti alla domanda di NASpI, la decadenza dal beneficio non è una conseguenza automatica della semplice omissione.
Perché si verifichi la perdita del diritto, devono concorrere tre requisiti specifici e necessari:

1. L’inizio di un’attività lavorativa: questa deve essere qualificabile come ‘autonoma o di impresa individuale’.
2. La produzione di un reddito: tale reddito deve essere l’effetto diretto dell’attività lavorativa.
3. L’omessa comunicazione: il beneficiario non deve aver comunicato all’ente previdenziale l’esistenza di tale attività e del relativo reddito.

Il punto cruciale della decisione risiede nel primo requisito.

Le Motivazioni della Sentenza

I giudici di legittimità hanno motivato la loro decisione evidenziando un errore fondamentale nel ragionamento della Corte d’Appello. Quest’ultima, pur applicando correttamente il principio secondo cui l’obbligo di comunicazione sussiste anche per attività preesistenti, ha dato per scontato che il ‘reddito da cariche sociali’ percepito dal ricorrente derivasse da un’attività qualificabile come ‘lavorativa autonoma o di impresa individuale’ ai sensi della normativa NASpI. La Corte di Cassazione ha invece sottolineato che questa qualificazione non può essere presunta, ma deve essere oggetto di un accertamento specifico in fatto.
In altre parole, non è sufficiente dimostrare che il richiedente abbia omesso di dichiarare un reddito; è indispensabile provare che quel reddito provenga da un’attività che la legge considera incompatibile o limitativa del diritto alla NASpI se non comunicata. L’ente previdenziale ha l’onere di dimostrare non solo l’omissione, ma anche la natura dell’attività da cui il reddito scaturisce. Mancando questo accertamento, la decisione di far decadere il lavoratore dal suo diritto era illegittima.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza stabilisce un principio di garanzia fondamentale per i percettori di NASpI. L’obbligo comunicazione NASpI rimane un dovere imprescindibile, ma la sanzione della decadenza può essere applicata solo a seguito di una rigorosa verifica di tutti i presupposti di legge. L’ente previdenziale non può limitarsi a constatare l’esistenza di un reddito non dichiarato, ma deve provare che esso derivi da una vera e propria attività di lavoro autonomo o d’impresa. Questa pronuncia chiarisce che non ogni fonte di reddito diversa dal lavoro dipendente perso è automaticamente rilevante ai fini della decadenza, ma solo quelle che rientrano nella specifica definizione normativa, tutelando così i cittadini da interpretazioni eccessivamente estensive e penalizzanti.

Chi percepisce la NASpI ha sempre l’obbligo di comunicare redditi da lavoro autonomo preesistenti alla domanda?
Sì, la Corte di Cassazione conferma che l’obbligo di comunicazione all’ente previdenziale riguarda anche le attività lavorative autonome già intraprese prima della presentazione della domanda di NASpI. Il termine per la comunicazione decorre dalla data della domanda stessa.

Quali sono i requisiti necessari perché si perda il diritto alla NASpI per mancata comunicazione?
Secondo la sentenza, la decadenza dal diritto si verifica solo se coesistono tre condizioni: 1) l’inizio di un’attività lavorativa qualificabile come ‘autonoma o di impresa individuale’; 2) la produzione di un reddito da tale attività; 3) l’omessa comunicazione all’ente previdenziale.

Il reddito derivante da cariche sociali è sempre considerato ‘attività lavorativa autonoma’ ai fini della NASpI?
No, non automaticamente. La Corte ha stabilito che la qualificazione del reddito da cariche sociali come derivante da ‘attività lavorativa autonoma o di impresa individuale’ deve essere accertata in fatto e non può essere presunta. È onere dell’ente previdenziale dimostrare che l’attività svolta rientri in tale specifica categoria per poter dichiarare la decadenza dal beneficio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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