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Obblighi informativi intermediario: la Cassazione vince

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’erede di un investitore, cassando la sentenza d’appello che aveva respinto la richiesta di risarcimento contro una banca. La Corte ha ribadito che gli obblighi informativi dell’intermediario finanziario sussistono anche verso un cliente esperto e con propensione al rischio. L’esperienza passata non è sufficiente a superare la presunzione del nesso causale tra la mancata informazione e il danno subito dal risparmiatore. Spetta alla banca provare di aver fornito informazioni specifiche e adeguate per ogni singola operazione.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto Bancario, Diritto Commerciale, Giurisprudenza Civile

Obblighi Informativi Intermediario: Esperienza del Cliente non Salva la Banca

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione riafferma un principio fondamentale a tutela dei risparmiatori: gli obblighi informativi dell’intermediario finanziario non vengono meno neanche di fronte a un cliente esperto e avvezzo a operazioni rischiose. Questa decisione sottolinea come la propensione al rischio di un investitore non possa mai giustificare una carenza informativa da parte della banca, la quale ha sempre il dovere di illustrare in modo specifico i pericoli di ogni singola operazione finanziaria.

I Fatti di Causa

Un risparmiatore aveva citato in giudizio il proprio istituto di credito, lamentando la violazione delle norme in materia di intermediazione finanziaria. L’investitore aveva subito ingenti perdite a seguito di una serie di operazioni ad alto rischio, tra cui l’acquisto di obbligazioni argentine e di titoli azionari altamente volatili, effettuate tra il 1999 e il 2001. A suo dire, la banca non lo aveva adeguatamente informato sui rischi specifici di tali investimenti.

Sia il Tribunale in primo grado che la Corte d’Appello avevano respinto le domande del risparmiatore. I giudici di merito avevano basato la loro decisione sulla constatazione che l’investitore fosse un soggetto esperto, abituato a compiere operazioni speculative e ad alto rendimento, come dimostrato da precedenti investimenti in obbligazioni di Paesi emergenti. Secondo la Corte d’Appello, anche se fosse stato compiutamente informato, il cliente non si sarebbe astenuto dal compiere quelle operazioni, rendendo di fatto irrilevante l’eventuale inadempimento della banca.

La Decisione della Corte di Cassazione

L’erede del risparmiatore ha proposto ricorso in Cassazione, lamentando la violazione delle norme di settore e dei principi consolidati in materia di onere della prova e nesso causale. La Suprema Corte ha accolto il ricorso, cassando con rinvio la sentenza impugnata.

La Corte ha ribadito che il ragionamento seguito dai giudici di merito è errato. Non si può giustificare l’inadempimento informativo dell’intermediario sulla base delle pregresse scelte di investimento del cliente. Il fatto che un risparmiatore sia avvezzo al rischio non esonera la banca dal suo dovere fondamentale: fornire un’informativa completa, specifica e personalizzata per ogni singola operazione.

L’Importanza degli Obblighi Informativi dell’Intermediario

La Cassazione ha chiarito che esiste una presunzione legale del nesso causale tra l’inadempimento informativo e il danno subito dal cliente. In altre parole, si presume che se l’investitore fosse stato correttamente informato, avrebbe compiuto scelte diverse e non avrebbe subito il pregiudizio economico. Spetta all’intermediario, e non al cliente, fornire la prova contraria.

Come la Banca Può Superare la Presunzione

Questa prova contraria, specifica la Corte, non può consistere nella semplice dimostrazione di una generica propensione al rischio del cliente, desunta da operazioni passate. Anche l’investitore più speculativo ha il diritto di poter valutare ogni nuova opportunità alla luce dei fattori di rischio specifici che l’intermediario ha l’obbligo di segnalargli. La banca deve dimostrare che, nonostante la completa e corretta informazione, il cliente avrebbe comunque dato corso all’operazione, una prova ben più difficile da fornire.

Le Motivazioni

Il cuore della decisione della Cassazione risiede nella funzione sistematica dell’obbligo informativo. Tale obbligo è posto a riequilibrare l’asimmetria conoscitiva che esiste tra la banca (soggetto professionale) e il cliente (anche se esperto). L’obiettivo è consentire al risparmiatore di effettuare una scelta realmente consapevole.
La Corte d’Appello, valorizzando l’esperienza del cliente e le sue scelte passate (come l’uso del ‘prezzo limite’ o gli ordini diretti), ha di fatto vanificato questo principio. Ha trasformato un indizio di esperienza in una giustificazione per l’omissione informativa, invertendo la logica di protezione voluta dal legislatore. La Cassazione, al contrario, ha riaffermato che il dovere di informare è un pilastro del sistema e la sua violazione è di per sé un fattore di disorientamento per l’investitore, che condiziona le sue scelte. Il fatto che il cliente ‘era solito impartire personalmente le disposizioni’ non costituisce una condizione sufficiente per ritenere assolti gli obblighi informativi a carico della banca.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame rappresenta un’importante conferma della centralità della tutela del risparmiatore. Le banche e gli intermediari finanziari non possono abbassare la guardia basandosi sul profilo del cliente. Per ogni operazione, specialmente se rischiosa, è necessario un corredo informativo specifico e adeguato. La propensione al rischio non è una ‘licenza di disinformare’. Questa pronuncia rafforza la posizione degli investitori, chiarendo che il diritto a una scelta consapevole è inalienabile, indipendentemente dalla loro esperienza pregressa sui mercati finanziari. La causa è stata rinviata alla Corte d’Appello per un nuovo esame che dovrà attenersi a questi rigorosi principi.

L’esperienza di un investitore in operazioni rischiose esonera la banca dagli obblighi informativi?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che gli obblighi informativi gravano sull’intermediario anche nei confronti di un investitore esperto. La propensione al rischio non elimina il diritto del cliente di ricevere informazioni complete e specifiche su ogni singola operazione per poter fare una scelta pienamente consapevole.

Su chi ricade l’onere di provare che l’investitore avrebbe effettuato l’investimento anche se correttamente informato?
L’onere della prova ricade sull’intermediario finanziario. Esiste una presunzione legale secondo cui il danno è conseguenza della mancata informazione. Spetta alla banca dimostrare, con prove concrete e non con generiche deduzioni sul passato del cliente, che l’investitore avrebbe compiuto la stessa operazione anche se pienamente cosciente dei rischi.

Qual è stato l’errore della Corte d’Appello nel suo ragionamento?
La Corte d’Appello ha erroneamente ritenuto che la pregressa esperienza e l’attitudine al rischio del risparmiatore rendessero irrilevante l’inadempimento della banca ai suoi obblighi informativi. Invece di verificare se la banca avesse fornito le informazioni dovute, ha giustificato l’omissione basandosi sul comportamento passato dell’investitore, violando i principi consolidati in materia di onere della prova e nesso causale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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